Il bestiario tv al «palio dei sindaci»

luci spente al luna park nero Il bestiario tv al «palio dei sindaci» Sagra delle ovvietà: «C'è chi vince e c'è chi perde» A RETI INCROCIATE A capito che è sindaco?» (Italo Moretti a Rutelli, Tg3). «C'è uno che vince e uno che non vince, cioè che perde» (Aldo Mariconda, Raitre). «Il Paese può diventare un Paese comunista» (Umberto Bossi, Tg4). «E' necessario mettere in campo una destra usufruibile» (Achille Occhetto, Tg5). «Che dati c'hai, a' Doxa o a' Cirme?» (fan di Rutelli, Tg3). «M'ha detto male» (Alessandra Mussolini, Tg2). «Potevamo vincere come perdere, nel finale abbiamo regalato due tre occasioni all'avversario» (Sven Goran Eriksson, Domenica Sportiva). «Tutto come previsto, dice Berlusconi» (Emilio Fede, Tg4). Il palio dei sindaci si è finalmente concluso tra cortei festanti di inviati del Tg3 nel centro di Roma, parole amare di Emilio Fede, faccia a faccia postumi tra comunismo e fascismo. Complice la concomitanza delle domeniche sportive, anche lo scontro televisivo si è radicalizzato. Dalle 22 alle 23, nell'ora calda degli ascolti, si assiste allo scontro tra la sinistra televisiva, rappresentata dalla telekabul rivierasca di Curzi e dal Tg3 condotto dall'inquietante abbinata Italo Moretti-Alba Parietti; dall'altra, la destra berlusconiana. Il Paese è insomma chiamato a scelte drammatiche: Mannoni o Fede? Adornato o Vertone? Parietti o Mussolini? E soprattutto, al di là di chi ci abbia azzeccato stavolta, tra Doxa e Cirm qual è quella di sinistra? Il risultato televisivo ha rovesciato quello elettorale. Fede, diciamo la verità, ha stracciato Moretti e Curzi. Il momento era delicato. La sconfitta di Fini a Roma significa anche una battuta di arresto nell'ascesa di Silvio Berlusconi a massimo sponsor della seconda Repubblica. Con grave danno per l'economia e per l'occupazione: centinaia di giornalisti e politologi assunti negli ultimi mesi rischiano il posto di lavoro. Emilio Fede ha reagito nel migliore dei modi, confermando gli ospiti del primo turno, Saverio Vertone e l'ideologo del biscione Urbani (squadra che perde non si cambia), e cercando di spiegare senza isterismi agli elettori dove e perché avevano sbagliato. Da Blob le sue interviste a Fini e Bossi. A quest'ultimo il braccio armato del cavaliere ha rivolto la disinvolta domanda: «Occhetto si prepara la sua marcia su Roma. Lei marcerà con lui?». Assai più raffinata la strategia seguita da Enrico Mentana, che ha invitato Ayala, Orlando e Occhetto e li ha lasciati parlare a lungo, senza mai interromperli, neppure quando premevano i collegamenti estemi. Non ne è venuta fuori una trasmissione particolarmente brillante, ma i rischi di un governo delle sinistre sono emersi con chiarezza. La rete del pds intanto festeggiava senza ritegno. I momenti topici dello show, vere scene di culto, sono stati nell'ordine: l'in¬ tervista di Italo Moretti ad Alba Parietti sul futuro della lotta politica in Italia, e l'apparizione di Rutelli in video (senza audio), per il discorso d'insediamento, che il candidato delle sinistre romanesche si era preparato da sei mesi e ha recitato in perfetto stile da senatore dell'Illinois. Commozione anche per la commossa dichiarazione del buon Sassolino: «Sembrava un sogno impossibile, appena sei mesi fa...». Sarà stata l'aria domenicale, ma si son sentiti tanti «sogni» e «facci sognare» e slogan da stadio e metafore calcistiche e domande da spogliatoio. «Se tornasse indietro, cambierebbe formazione?»,, chiede una inviata del Tg3 al mister candidato. E Fede a Fini: «C'è stato un momento in cui ha sperato nella vittoria?». Tra i politici, il più impressionante era Bossi, per la prima volta depresso. «Non abbiamo certo esultato...». Nessun sindaco e neppure l'elezione della Mussolini, soluzione finale alla questione di Napoli. [c. mal.] Da sinistra Emilio Fede (del Tg4) e Sandro Curzi (Telemontecarlo)

Luoghi citati: Fini, Illinois, Italia, Napoli, Roma