Operazione sport pulito avanti tutta

Il Coni e il doping Il Coni e il doping Operazione sport pulito ovanti tutta Ieri l'altro a Roma lo sport italiano è stato messo davanti ad una scelta già decisa dal Coni, senza consultazione della base: la scel.'a alla Pescante-Di Pietro, anzi per essere più precisi alla Pescante-Borrelli, per lottare contro il doping costi quello che costi, creando una Tangentopoli delle piste, delle piscine, dei campi. Il giudice Armati, sostituto procuratore della repubblica di Roma, ha avuto il mandato di andare a fondo, con tutti gli affondo possibili, a costo di mandare a fondo. Molti nel mondo dello sport sono perplessi e impauriti. Armati ha accettato l'ipotesi, fattagli proprio da noi, di avere scoperchiato un verminaio. La Delon che denuncia le offerte chimiche del suo allenatore, Giacchetto ormai reo confesso, Ferrini impegnato contro la sua federciclismo, tutti più o meno convinti che il sacco - quello loro, quello del loro sport, quello dello sport - sia da vuotare. Pescante presidente del nuovo Coni dice: «Chi come me ha parlato con la Delon è rimasto sconvolto, si è reso conto della gravità del problema». Non tornerà indietro. C'è chi pensa che sta rischiando il crollo del tempio, il suo tempio. Ma è un tempio o è l'antro di Cagliostro? Bisogna andare avanti, ma poi bisognerà andare indietro. Ripristinato, a costi altissimi, un certo modo di vedere lo sport, si dovrà essere chiari: le risorse sono quelle che sono, pazzesco spenderle tutte, o spenderne troppe, in controlli. L'azione attuale serve per chiarire come deve essere lo sport, quello vero. Poi si potrà anche realisticamente lasciare che lo sport delio show-business se ne vada per conto suo: rimpinzandosi, ammazzandosi magari di doping, visto che sembra avere scelto questa via (il problema sarà allora quello delle Olimpiadi: come farle, se si vorrà che continuino ad essere anche rassegna di ideali umanistici, oltre che di conquiste chimiche e spettacolari). L'Italia conduce o quanto meno prova a condurre per conto e di se stessa, che ne ha un tremendo bisogno, e del mondo tutto dello sport una guerra che deve essere combattuta e che non può essere vinta, perché sempre il cosiddetto progresso offre armi di offesa più avanzate degli strumenti per la difesa (cioè per il controllo). Ma bisogna combattere. Per sport, se non proprio per tutto lo sport. [g. p. o.]

Persone citate: Borrelli, Delon, Di Pietro, Ferrini, Giacchetto

Luoghi citati: Italia, Roma