Canta Napoli ma non da Mike di St. Mi.

Maxi processi in tv sceneggiatura sbagliata Ritornerà il Festival partenopeo Canta Napoli ma non da Mike NAPOLI. Il Festival della Canzone Napoletana, dato per defunto ventitré anni fa, risorgerà, ma non su Canale 5. Sarà Napoli a farselo e a cantarselo, in maggio, dal teatro Bellini. C'è un patron, Tommaso Prestieri, figlio di un discografico fondatore della partenopea «New York Records», intenzionato a fare le cose in grande, «perché», dice, «è finito il tempo degli spettacoli da pochi spiccioli». Ci sono, dunque, i soldi (di chi? «Di numerosi sponsor locali, coi quali abbiamo avviato da tempo contatti molto proficui»). Ci sarebbe persino un contatto in corso «con un capostruttura di Raiuno», tuttavia assente in occasione dell'annuncio ufficiale. E, poi, c'è un piccolo giallo. Chi ha dato scacco matto a Mike Bongiorno? Alla Fininvest non più tardi di dieci giorni fa annunciavano per gennaio lo show «C'era una volta il Festival di Napoli», ideato e condotto da Bongiorno (negli studi di Cologno Monzese, per evitare grane) sulla falsariga del «Festival italiano». Oggi l'addetta stampa di Mike infoima laconicamente che lo spettacolo per il momento non si fa. Perché? A Milano le bocche sono cucite più che a Napoli. Due le ipotesi: non si fa più perché il «Festival italiano» non è andato benissimo? Oppure, non si fa più perché a Napoli non erano del tutto contenti dell'iniziativa? E' il portavoce del patron Prestieri a spiegare che «con la Fininvest ci sono stati diversi contatti, e anche qualche incontro a Milano. Sappiamo che Berlusconi voleva fare la sua trasmissione al teatro Manzoni. Vieni a farla a Napoli, gli abbiamo detto. Invece, è sfumato tutto». Ma a voi, eventualmente, avrebbe fatto piacere l'iniziativa di Bongiorno? «A noi avrebbe dato fastidio, anche perché a un certo punto Canale 5 ha deciso di mandare in onda il suo show proprio a maggio, quando ci sarà il nostro Festival». Lo storico «Festival di Napoli» era stato bruscamente interrotto alla sua ventitreesima edizione perché era diventato «troppo inquinato» (nel frattempo, alcune claque particolarmente vistose si erano trasferite ogni anno in Riviera, in febbraio, per appoggiare i cantanti del Sud al Festival della Canzone Italiana). Non è mai esistito un vero e proprio marchio, e in molti, in questi anni, hanno pensato di raccogliere l'eredità del vecchio organizzatore Bideri. Tanto che l'anno scorso durante la diretta dal Festival di Sanremo era scoppiato in sala un piccolo tumulto: un gruppo di spettatori, prontamente coinvolti da Pippo Baudo, agitavano uno striscione: «Ridateci il Festival di Napoli». Sarà questa la volta buona? Mario Merola sembra convinto, ma fino a un certo punto. «Gli organizzatori, bravi ragazzi, possono farcela a mettere su qualcosa di buono. Ma ho sentito dire che gli artisti canteranno su basi registrate, e questo mi pare veramente assurdo, a Napoli poi». [st. mi.]

Persone citate: Berlusconi, Bideri, Bongiorno, Mario Merola, Mike Bongiorno, Pippo Baudo