Brooksfield naviga oltre la paura

Chiusa la falla ha ripreso la navigazione verso l'Australia Un guasto al timone ha provocato l'avaria nell'Oceano Indiano durante la grande regata Brooksfjeld naviga oltre la paura Ritrovata la barca italiana, salvo tutto l'equipaggio «Brooksfield» galleggia e ha ripreso, lemme lemme, la sua regata intorno al mondo. L'equipaggio, al comando di Guido Maisto, sta bene, nonostante il morale sceso a livelli abissali, e fa del suo meglio per controllare questa barca che si comporta come un cavallo bizzarro capace di correre fortissimo (giorni fa aveva stabilito la velocità record di 394 miglia in 24 ore), ma anche di dimenarsi al punto da «farsi male». Anche questa volta (come durante la prima tappa del Giro del mondo) ha subito avarie al timone, perdendo la pala. L'asse che la sostiene ha cominciato a delaminarsi; si è allargato il punto di contatto con lo scafo e tre tonnellate d'acqua hanno invaso la poppa in un amen. Per fortuna queste barche da corsa, all'interno, sono divise da paratie stagne: altrimenti l'affondamento sarebbe stato questione di poche ore. Da quel momento in poi, comunque, la ricostruzione del dramma vissuto a bordo della barca italiana si fa difficile. Prima di tutto perché sono venuti a mancare i potentissimi mezzi della tecnologia elettronica: l'acqua, infatti, ha messo fuori uso tutto il sistema e i marinai sono costretti ora a navigare con i vecchi sistemi (sestante, se il cielo non è nuvoloso e bussola). «Brooksfield», dunque, era completamente isolata dal resto del mondo. Ecco perché Maisto, lo skipper, ha messo in funzione quel segnale d'allarme (Epirb) che va acceso soltanto in casi di estrema necessità, cioè se c'è il rischio di affondamento. Il segnale di Sos è stato captato dall'Australia. L'organizzazione della regata ha sollecitato i concorrenti più vicini a «Brooksfield» a diriger si verso il punto da cui proveni va il segnale. Si sono susseguite ore di angoscia, il lancio del l'Sos in mare è sintomo di disgrazia mortale. Tanto più che nel tratto di Oceano Indiano in cui navigava «Brooksfield» al momento dell'Sos, c'erano 50 nodi di vento e onde alte da 7 a 15 metri. Ecco perché, quando venerdì è scattato l'allarme, senza un attimo di esitazione le barche «Winston», «Butterworth» e «La Poste» di Daniel Malie, hanno cambiato rotta immediatamente e si sono dirette verso le coordinate di «Brooksfield». Sa bene il francese Malie cosa significhi un'avaria a bordo: pochi giorni fa uno dei due alberi della sua barca si era spezzato per due terzi: sotto pote¬ vano rimanerci due o tre uomini. E sa bene anche «Butterworth» l'angoscia che si prova quando, com'è successo a lui, si è rotto il pulpito di prua e gli uomini hanno rischiato di cadere in mare. Malie ha cercato di navigare il più veloce possibile per vedere se tutti gli undici uomini di «Brooksfield» erano ancora là. Ben sapendo che in caso di naufragio la resistenza umana a zero gradi è di mezz'ora al massimo con una spessa muta. Con sollievo li ha trovati sani e salvi che navigavano con un timone di emergenza a otto nodi: «Tutto a posto - ha detto Maisto -. Continuiamo a pompare l'acqua e anche senza strumentazione elettronica continuiamo a navigare». Secondo quando ha spiegato Corrado Di Majo, responsabile dell'organizzazione di «Brooksfield», la barca naviga con il timone di emergenza a un'andatura di circa 8 nodi, e una porzione di 5 metri di scafo (quella che ospita timone, pozzetto e carteggio) imbarca acqua (130 litri l'ora stando a quanto ha comunicato Maisto). Le due barche procederanno a vista ancora per oggi, poi ognuno proseguirà per la sua rotta. E «Brooksfield» ha chiesto di poter usare il dispositivo satellitare per comunicare ogni giorno la propria posizione. Ma per l'imbarcazione italiana, dopo il danno, è arrivata anche la beffa. I francesi, infatti, hanno commentato ironicamente: «L'Sos si lancia solo in casi estremi, non quando soltanto la barca si rompe». E hanno lasciato intendere che in questo caso abbia prevalso la paura. Difficile dar torto a Maisto & C: sfortuna a parte (o è stata un'onda anomala, o un pezzo di ghiaccio a spezzare il timone), ci si chiede come mai questa barca, partita come un gioiello della tecnologia italiana (costruita da Tencara del Moro), disegnata da due architetti (francesi) di vela estrema, sembra invece un laboratorio sperimentale, un prototipo in evoluzione (sono già stati cambiati timone, chiglia e albero), che non ha ancora trovato una fisionomia definitiva. Non è come in Coppa America, quando si naviga a poche miglia dalla costa. Ma, se gli uomini di Maisto hanno deciso di proseguire in pieno Oceano Indiano, disseminato di iceberg, in condizioni estreme, per ancora duemila miglia, fino all'Australia, significa che ancora ci credono. Irene Cablati Chiusa la falla ha ripreso la navigazione verso l'Australia L'equipaggio di Brooksfield. A fianco, lo skipper Guido Maisto, 32 anni

Persone citate: Butterworth, Corrado Di Majo, Daniel Malie, Guido Maisto, Maisto

Luoghi citati: America, Australia