L'ITALIANO MODERATO di Sergio Romano

Il piacere di «matto» al L'ITALIANO MODERATO fluire sulle sue scelte e sul tipo di governo che si sarebbe costituito a Roma o nella sua città. Credeva di fare una netta scelta politica e concorreva di fatto a perpetuare il sistema delle coalizioni compromissorie e trasformiste. Per quarantacinque anni siamo stati chiamati a rilasciare un certificato di «pieni poteri». Sceglievamo una ideologia, non una politica, e siamo stati trattati come portatori di voti, non come cittadini-elettori. E' tempo di rovesciare l'ordino delle priorità, è tempo di stabilire fra il cittadino e il candidato un rapporto diretto. Il nuovo sistema può costringere l'elettore a scegliere fra candidati che gli sono egualmente estranei, ma gli restituisce il potere di cui la proporzionale lo aveva privato. L'uomo o la donna a cui gli elettori avranno dato la vittoria dipenderà da loro, nei prossimi anni, molto più di quanto la vecchia nomenklatura dipendesse dai suoi «portatori di voti». Chiunque vinca, nella maggior parte delle città italiane in cui si vota oggi, vince la democrazia. Credo che in molti casi questa considerazione sia più importante di qualsiasi anacronistica preclusione ideologica. In molti, ma non in tutti. I casi anomali sono ovviamente Roma e Napoli dove l'elettore moderato è nella sgradevole situazione di dovere sciogliere un nodo particolarmente intricato. Non credo che il movimento sociale italiano possa considerarsi «fascista» nel senso storico e ideologico della parola, diffido dei partiti che fanno politica usando le armi spuntate di un vecchio arsenale ideologico, e credo che il tempo passi per tutti. Se è passato per i comunisti, a cui possono imputarsi alcune fra le maggiori tragedie del secolo, non vedo perché non debba passare anche per i fascisti. Ma vi sono almeno tre ragioni per cui l'elettore moderato e conservatore non potrà votare né per Gianfranco Fini né per Alessandra Mussolini. In primo luogo perché l'msi è un movimento populista, introverso, culturalmente autarchico, attraversato da vecchie pregiudiziali xenofobe e legato a forze politiche europee con cui i liberali e i buoni conservatori non hanno nulla a che spartire: il contrario, in altre parole, di ciò che serve all'Italia e all'Europa. In secondo luogo perché i suoi candidati non sono convincenti. L'on. Fini ha personalità e intelligenza, ma è responsabile del suo partito. E' pronto a sbarazzarsi della vecchia guardia fascisteggiante e del suo «servizio d'ordine» o preferisce giocare su due tavoli, presentando al Paese due volti diversi e contraddittori, come è parso fare nelle scorse settimane? L'on. Mussolini, per quanto sia riuscito a capire dalla sua campagna elettorale, è soprattutto un nome. Se è questa la sua maggiore carta elettorale non vedo perché gli italiani, per protestare contro il regime, debbano dare una dimostrazione di nostalgia che probabilmente non corrisponde neppure ai loro reali sentimenti. Vi è una terza ragione. Da due anni l'opinione pubblica occidentale segue l'evoluzione della crisi italiana con simpatia, registra con interesse i segnali di novità che vengono dal Paese. E' forse nel nostro interesse che questa immagine, complessivamente positiva, venga offuscata domani da im voto in cui molti vedranno una indiscriminata condanna di tutto ciò che il Paese ha fatto negli ultimi cinquantanni della sua storia? Sergio Romano

Persone citate: Alessandra Mussolini, Gianfranco Fini, Mussolini

Luoghi citati: Europa, Italia, Napoli, Roma