L'attore di scena al Manzoni con il suo spettacolo dal titolo «Anghingò» di Luca Dondoni

L'attore di scena al Manzoni con il suo spettacolo dal titolo «Anghingò» L'attore di scena al Manzoni con il suo spettacolo dal titolo «Anghingò» A mezzanotte, con Bergonzoni Un appuntamento studiato per permettere alla gente «di andare al ristorante, al cinema, poi qui da me» MILANO. La sua comicità è di quelle che restano impresse e che piacciono o non piacciono per niente. Di Alessandro Bergonzoni non si può certo dire che sia un comico sui generis o che si aggrappi a battute trite. L'uso ael vocabolario italiano nella moltitudine dei suoi aggettivi, della tecnica del gramelot applicata alla nostra lingua e di un'intelligenza non comune nel creare amalgama fra le due cose, hanno fatto di Beraonzoni un mito per migliaia di giovani. Recentemente una collega ha scritto: «Se Bergonzoni non esistesse bisognerebbe inventarlo» e così la pensano sicuramente le persone che questa notte alle 24 precise riempiranno il teatro Nazionale dove l'artista della parola si esibirà in un'unica performance. Dopo essersi goduto il successo dello scorso anno l'attore (ma sarà poi giusto chiamarlo così?) torna a Milano con lo spettacolo «Anghingò» che ha scritto tutto da solo. Certo, non manca l'ormai consueta supervisione di Claudio Calabro che da sempre è il regista-consigliere di un personaggio che in America chiamerebbero «Stand up comedian». Un appuntamento un po' strano però quello di questa notte, anche se Bergonzoni ci ha detto che l'orano è stato pensato appositamente per permettere alla gente di andare al ristorante, ad un cinema, a bere e poi chiudere la serata con qualcosa di diverso. «La collocazione a mezza notte - hanno detto i respon sabili del teatro di piazza Piemonte - è un esperimento che ci auguriamo trovi la risposta che merita, ma soprattutto è un'occasione per gustare la comicità deflagrante, assoluta, dirompente, slegata da tutto e tutti, tipica della scrittura di Bergonzoni». Come sempre da solo sul palco che a volte sembra troppo grande tanto è spoglio da orpelli e strumenti scenografici, l'uomo insegue la sua fantasia ben distante da quella di ognuno di noi ma legata al pubblico da quel filo di sottile e a volte impercettibile ironia, che il più delle volte si coglie quando ormai la battuta è passata, nascosta dietro la fila continua di frasi sparate come una mitragliata nelle orecchie di chi ascolta. ! ' '. . **** Bisogna dirlo. Alessandro Bergonzoni non è un comico facile, come non facili sono le sue battute. Come detto Bergonzoni è un artista che non ama i palchi con scenografia annessa ma in questo spettacolo chiamato «Anghingò» hanno trovato posto sul proscenio una poltrona da psicanalista che assomiglia ad una banana ma che, come dice lui, potrebbe essere o assomigliare a qualcos'altro. Ci sono fiori piegati su se stessi, enormi rotoli di carta, un armadio-ascensore e una lampada parabolica che scende dall'alto. Ma se è così difficile, se Bergonzoni non può essere «letto» che da gente colta, com'è possibile che si allarghi la schiera dei suoi aficionados? Beh, la risposta è paradossalmente semplice. I motivi per i quali si «deve» andare a vedere questo artista stanno tutti nella lucidità con la quale quest'uomo di spettacolo ci mette di fronte alla morte della satira intelligente. Bergonzoni, ed è il suo sogno dichiarato, vuole riuscire a far ridere senza trasformare lo spettatore in un essere esagitato che può anche non pensare. Chi assiste ai suoi spettacoli viene invitato a darsi da fare, a scavare nella propria mente, quasi a sfidarsi nel cercare di capire ogni doppio o triplo senso. Qualche esempio della comicità bergonzoniana? «Il ring è un luogo progettato per botte e risposte dove coaguleranno avventure sanguigne e genuine, vicissi e tudini, azione e reazione di chiunque voglia». Un altro esempio? «Per scrivere una frase su un mulo alto che separava i somari da- Sli asini, ho impiegato 33 anni i vita, undici di prove, otto di ripensamenti, dodici giorni trattenendo il pensiero, cinque minuti di recupero e solo un secondo e un dolce per rompere il digiuno della mente liquida». Vi basta? I biglietti costano 30, 22 e 20 mila lire. Luca Dondoni Sul palcoscenico una sedia da dentista fatta però a forma di banana «può assomigliare ad altro, o essere altro» Alessandro Bergonzoni questa notte è a Milano per un'unica esibizione Presenta il suo «Anghingò»

Luoghi citati: America, Milano