Meno pubblicità sui tabelloni e minori entrate comunali di Emanuela Minucci
Meno pubblicità sui tabelloni e minori entrate comunali Meno pubblicità sui tabelloni e minori entrate comunali l'affissione va in bianco Manifesti quasi dimezzati nel '93 I riquadri, destinati ai manifesti lungo i viali sono bianchi: al centro del poster, l'indirizzo del Servizio Affissioni. A poche settimane da Natale (periodo di business garantito per la pubblicità) oltre la metà dei 3000 «stendardi» cittadini - le strutture che fanno da cornice ai manifesti - è orfana di un inserzionista. E' un altro effetto sorpresa di una stagione economica difficile: sono sempre più rare le ditte che, in tempi di budget ridotti, affidano la propria campagna promozionale a questo mezzo. Le statistiche del Servizio Affissioni dicono che rispetto all'anno scorso sono stati affissi 120 mila manifesti in meno: nel '92 furono 460 mila, quest'anno 340 mila. Nel bilancio '92 alla voce affissioni risultavano 7 miliardi e mezzo di entrate. A Palazzo Civico stanno facendo i conti per sapere a quanto ammonterà la perdita del '93: sicuramente una cifra a nove zeri. In diminuzione anche l'affissione delle locandine: nel '92 ne furono esibite 262 mila, quest'anno 150 mila. I responsabili del Servizio Imposte e Tasse spiegano il problema dei manifesti in bianco con una sola parola: recessione. «In tempi come questi la prima voce che un'azienda taglia è la pubblicità» dicono in corso Vittorio Emanuele 8. Il discorso non vale per tutta la «persuasione occulta» gestita dal Comune. Per 1000 stendardi bianchi che ricordano ai torinesi che siamo in un periodo «nero» ci sono altri veicoli pubblicitari che funzionano: nel '93 è aumentata la popolarità di gonfaloni, striscioni, pannelli sui mezzi pubblici, insegne e qualsiasi cartello o targa usato a fini di propaganda. Le aziende selezionano i canali della pubblicità. «Quando c'erano più soldi - dice Giuseppe Suita responsabile degli uffici di corso Vittorio Ema¬ nuele 8 - si organizzavano campagne a tappeto che comprendevano l'uso di qualsiasi mezzo. Oggi, dovendo scegliere, si privilegiano formule di maggiore impatto come i maxi-poster». Di parere diverso è Dino Berardi, direttore della Media Italia (organizzazione mezzi dello studio Testa): «Il mercato pubblicitario è in crisi a livello nazionale: gli spazi in bianco balzano all'oc¬ chio, ma lo stesso fenomeno accade anche nella carta stampata o nella tv, soltanto che una pagina pubblicitaria a costo zero non si può riconoscere e nemmeno una campagna televisiva 'in offerta speciale" porta il marchio dello sconto». L'esperto di «media» è convinto che «l'affissione paga un'arretratezza particolare». «E' un mezzo che più di altri avrebbe bisogno di rinnovarsi, è logico che sia il primo ad essere disertato dai pubblicitari». Mezzi antiquati e poco «d'impatto»: che cosa pensa di farne il Comune? Sta studiando un restyling degli stendardi? «Non è proprio il momento: è appena stato approvato un nuovo decreto legislativo che scombussolerà tutto il settore» dice Pietro Maggi, responsabile Ufficio affissioni del Comune. Il dirigente si riferisce alla nuova legge sulla Finanza territoriale «contenente le norme relative alla revisione dell'imposta comunale sulla pubblicità e del diritto sulle pubbliche affissioni». «Entro pochi mesi - dicono negli uffici municipali - cambierà tutto il regolamento dell'affissione, le tariffe aumenteranno (oggi una campagna di 15 giorni, su 680 impianti, costa circa 15 milioni), ma sono ancora da stabilire: lo scarso successo degli stendardi, oggi, è l'ultimo dei nostri problemi». Emanuela Minucci Al posto del manifesto pubblicitario, sull'apposito tabellone, uno spazio bianco con il solo «indirizzo» del servizio comunale. E' tempo di crisi, sono vuoti metà dei 3000 «stendardi» cittadini
Persone citate: Dino Berardi, Giuseppe Suita, Pietro Maggi
Luoghi citati: Italia
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