La morte della figlia Amalia ha segnalo la sua vita

La morte della figlia Amalia ha segnalo la sua vita La morte della figlia Amalia ha segnalo la sua vita Uno schianto sulla A2 del San Gottardo a Quinto, Canton Ticino. Il 9 aprile di quest'anno le agenzie riferivano di un incidente stradale: tre giovani torinesi morti e un ferito. Tra le vittime, Amalia Ghidella, 18 anni a bordo di una Ford Escort nera, sbandata in curva e finita contro il guard-rail. Un tragico evento che - è indiscutibile - ha segnato la vita di Vittorio Ghidella, dal 1979 al 1988 amministratore delegato e direttore generale della Fiat, il «padre» della riscossa chiamata Uno. Ieri l'ingegnere ha detto di aver gettato la spugna colpito nel profondo da! pesante lutto ma anche dal fardello di un'inchiesta giudiziaria che lo ha visto colpito da un ordine di arresto al quale si ribella. Nella casa di viale Curreno, in collina, ora c'è un grande silenzio. La vita di tutti i giorni è altrove, in via Campione a Bissone (Lugano), luogo asettico e in parte privo di dolorosi ricordi. Il figlio Riccardo risponde al cellulare: «Non intendo fare dichiarazioni, non entro nel merito delle decisioni di mio padre». Rispetto per decisioni che egli, comprensibilmente, non vuole commentare. Ma chi ha avuto contatti con lui nel passato evita i ricordi, glissa, parla d'altro, non è successo niente. E' difficile ancora oggi parlare di Ghidella. Ci prova Enrico Salza, presidente dell'Unioncamere e vicepresidente del San Paolo. E' un amarcord concreto, legato ai fatti, alla cronaca: «Il mio è un giudizio di stima, non può essere altrimenti. Ricordiamoci, per favore, che è stato nominato anche "torinese dell'anno" nel 1983 e mi viene in mente che anche i sindacati apprezzarono allora la proposta della Camera di commercio per questo titolo. Penso che Ghidella abbia dato a Torino un contributo manageriale e professionale di altissimo livello. E' un uomo che sa soffrire, anche in silenzio. Ora mi auguro che riesca a trovare un po' di serenità». Il sindaco, Valentino Castellani, premette: «Non sono in grado di valutare in maniera precisa il suo contributo operativo». E poi afferma: «So con certezza che l'ingegnere Ghidella ha rappresentato una fi- gura importante per la città e per la Fiat. E' riuscito a esportare in Europa e nel mondo un'alta immagine di Torino. Io gli auguro di ritornare ad avere un ruolo in questa città». Un invito, una speranza forse anche suggerita dalla grave crisi che investe tutti i settori. Del resto la carriera dell'ingegnere nato a Vercelli nel 1931 è brillante e rapida. Entrò alla Fiat nel 1956 e vi percorse le prime tappe fino ad assumere la responsabilità della fabbricazione meccanica alle officine sussidiarie auto del Lingotto. Nel '63 passò alla Riv come assistente dell'amministratore delegato ed in seguito, al momen¬ to della fusione con la Skf, venne incaricato del coordinamento dell'organizzazione produttiva tra il gruppo italiano e quello multinazionale. Ghidella nel '74 assunse la carica di direttore generale e amministratore delegato dalla Riv-Skf. Alla fine degli Anni Settanta rientrò in Fiat diventando amministratore delegato e direttore generale della Fiat Auto. Sotto la sua gestione avvenne un rinnovamento sul fronte della relazioni sindacali, delle tecnologie, della produzione e dei prodotti con il lancio della «Uno». Nell'88 il dissenso con il vertice Fiat sulle scelte strategiche del gruppo lo portò alle dimissioni, le. bac] Enrico Salza (Unioncamere) «E' stato torinese dell'anno» Il sindaco: «Spero ritorni» Salza e Castellani (sopra)

Luoghi citati: Europa, Lugano, San Paolo, Torino, Vercelli