11321; 1111 di Gian Paolo Ormezzano

11321; 1111 Ieri al Foro Italico le gravi dichiarazioni del capo della nuova Commissione istituita dal Coni Doping, il giudice prevede reati penali Armati: abbiamo alzato la pietra su un autentico verminaio 11321; 1111 TANGENTOPOLI DELLO SPORT ROMA OLTO probabilmente venerdì 3 dicembre 1993 farà storia nella guerra del doping: perché Giancarlo Armati, sostituto procuratore della Repubblica di Roma, capo della fresca commissione d'indagine istituita dal Coni (lui, i due avvocati penalisti Longo e Melandri, il medico Merli), alla fine di ima giornata ricca di dura cronaca ha fatto le tre seguenti fondamentali ammissioni: 1) gli interrogatori di ieri hanno visto combaciale tutte le tessere del mosaico, cominciato con la denuncia dell'eptathleta Francesca Delon dell'Assindustria Padova contro l'allenatore Fabio Schiavo, accusato di averle proposto l'uso di prodotti vietati; 2) la sensazione è quella di avere alzato una pietra che cela un verminaio, tanto è vero che ci sono avvisaglie di scandali anche in altre federazioni, non solo in quelle bersagliatissime di atletica e ciclismo; 3) si va verso la configurazione di reati anche penali (attentati alla salute, smercio di prodotti vietati). Il capitolo della lotta al doping è da ieri più ricco e anche più penoso: la sensazione nostra è che si sia ad un «dunque» che sarà greve e grave per tutti, che rovescerà l'approccio, facilone ma valido, che sinora molta gente ha avuto con tutto lo sport. Alle pesanti dichiarazioni di Armati si è arrivati dopo l'interrogatorio al Foro Italico di queste persone, fatte subito personaggi dall'assalto di noi giornalisti (e Armati ci ha rimproverati): Vincenzo De Luca, allenatore di Andrea Paoli, atleta romano fidanzato della stessa Delon; Alberto Giacchetta astista delle Fiamme Gialle Padova, tirato su da Schiavo, positivo alla prima analisi dopo un controllo antidoping a sorpresa; Nicola Salmaso astista dell'Assindustria, con¬ trollato ma - pare - non positivo; Nicola Sponsiello medico dietologo dell'Assindustria; Osvaldo Ferrini vicepresidente della federciclismo, l'uomo che ha parlato di un 60% di pedalatori praticanti il doping. Era stata convocata anche Giannina Re, l'atleta padovana che, chiamata a due controlli antidoping, aveva evitato il primo parlando di avviso arrivatole troppo tardi e si Le società del calcio dilettanti vogliono varare una lotteria per superare il «momento difficile». Sperano di raccogliere 50 miliardi. Il presidente Giulivi aspetta il nuovo governo per sottoporre l'idea al ministro delle Finanze. Giulivi si nasce: difficile, in certi casi, continuare ad esserlo. era eclissata per il secondo: si è eclissata anche ieri. Dal gruppetto si deve togliere subito il dottor Sponsiello, quello che avrebbe detto che per trovare dopati è meglio andare a Formia, presso il centro Fidai, che a Padova: è un dietologo e basta, in questa storia non c'entra. Degli altri, Giacchetto (uscito dalle Fiamme Gialle) è stato il più crocifisso. Dal Veneto arrivavano le dichiarazioni di suo padre convinto, anche senza controanalisi, della sua colpevolezza, lui ha parlato - emozionatissimo - del doping «che è una Tangentopoli, tutti sanno che esiste, nessuno ne parla sino a che non scoppia il grande caso». E poi: «Ad un giovane dico: io ho chiuso, ma tu, se arrivi allo sport di un certo livello sappi che poi non sei più padrone di te stesso, ti gestiscono altri. Il mio è stato uno sbaglio d'amore: la mia vita è crollata in tre giorni». Ieri è stata anche allargata la figura del pentito, voluta dal Coni, con sconti da un terzo a metà della pena per chi, dopato, collabora in marnerà determinante a scoprire gli «spacciatori». Forsediventerà un pentito Giacchetto (anche se ieri lo ha negato: «Mi prendo tutte le responsabilità, non sono un pentito»), e Salmaso, che non è positivo ma probabilmente sa, un collaboratore. E nel ciclismo? Ferrini, tranquillissimo, chiarissimo nell'esporre la sua voglia di aria pulita e non di cariche federali, non ha portato prove decisive, ma secondo Armati «ha elencato circostanze specifiche, anche nominative, assai interessanti, coinvolgendo pure i professionisti: apriremo un'indagine». Lo stesso Armati, sollecitato a dire se qualcuno può avere avuto motivi personali nello scoprire il verminaio, ha precisato: «Non siamo nati ieri, valutiamo tutto, potremo conoscere ogni verità dopo la prossima audizione di Schiavo, per la decisione finale. Ma mi pare che sia stata soprattutto la nascita della commissione che presiedo a offrire finalmente un serio punto di riferimento a chi vuole lottare contro il doping». Si è pure augurato un superlavoro: «Vorrà dire che gli atleti credono in noi». La sequenza fitta degli eventi di ieri non deve fare perdere il senso globale del momento. Lo sport si sta pagando il lusso, chiamiamolo così, di una sua Tangentopoli, con magari la Delon nella parte della moglie di Mario Chiesa. In ogni caso, «dopo», le cose non saranno più quelle di prima, e si dovrà ripensare tanta parte del nostro approccio a piste, pedane, stadi, atleti. Mario Pescante, presidente del Coni, si è detto comunque sereno, e quasi felice: «Perché si respira in ogni caso un'aria più pura». Uscendo dal Foro Italico Ferrini gli ha offerto questa frase: «Penso che con Gattai presidente iniziative di questo genere non sarebbero state varate». Gian Paolo Ormezzano L'astista Giacchetto «Se arrivi in alto non sei più padrone di gestire te stesso» Il presidente del Coni Mario Pescante è convinto che lo sport italiano, grazie a questa lotta al doping, possa cominciare a respirare meglio

Luoghi citati: Formia, Padova, Roma, Veneto