Kabaivanska: la mia sfida di Armando Caruso
Kabaivanska: la mia sfida Kabaivanska: la mia sfida «Ho fatto una grande fatica ma io non sono la Melato» TORINO. Luca Ronconi rifugge dalle influenze magiche di Praga o di Torino, ma riesce ugualmente a sdoppiarsi e a raddoppiare: per un'ora e 45', quanto dura «Il caso Makropulos», si fermerà al Regio dove ha messo in scena il lavoro di Janacek tratto dalla commedia di Karel Capek; poi correrà al Carignano dove ha allestito «L'affare Makropulos» che dura un'ora più dell'opera. E' la prima volta che un regista cura opera e commedia contemporaneamente in due teatri; ed è singolare che affermi: «L'opera è più bella della commedia, ma la commedia è più intelligente». Raina Kabaivanska, coscienza di Janacek-Capek, gioca con le parole e finge umiltà: «Non sono la Melato, ma soltanto una pove¬ ra cantante. Vorrei poter recitare come lei...». Poi sottovoce aggiunge: «Ma forse lei vorrebbe cantare come me». Non c'è rivalità fra le due prime donne, né ci potrebbe essere. La Melato ha dichiarato che vorrebbe vivere ben oltre 500 anni, Raina Kabaivanska non ci pensa nemmeno: «Sarebbe tremendamente faticoso. Pensate ad un mostro che si trascina per tanto tempo. La vita è bella e brutta ma vale la pena di viverla intensamente finché arriva la morte. Forse anche Emilia Marty, la vera protagonista dell'opera e della commedia, inconsciamente desiderava morire». Carlo Majer, il direttore artistico del Regio da sempre innamorato dell'opera di Janacek, che ha voluto che «Il caso Makropulos» si rappresentasse per la prima volta nel suo teatro, chiarisce: «Si tratta di un'operazione culturale, ma "cultura" non vuol dire necessariamente noia. Può significare anche divertimento, vita vera, spettacolo». Raina Kabaivanska, grande diva degli ultimi vent'anni, sfida il «soprano drammatico» Emilia Marty, dalla misteriosa identità, vissuta ben 337 anni. Una sfida all'ultimo acuto, all'ultima declamazione. «Ho fatto un sacrificio enorme a imparare la parte. E' la prima volta che affronto un linguaggio così particolare. Questo pazzoide boemo di Janacek scriveva senza avere grandi eredità, senza una lingua. Annotava persino le conversazioni della gente e le metteva in musica. Non sono d'accordo con il maestro Steinberg: la sua non è musica tonale. Risolve tutti gli accordi in modo disarmonico. Per cantare alla Janacek, in quest'opera bisogna essere stonati, sgradevoli come il personaggio che poi fortunatamente si sublima nell'accettazione della morte». Sgradevole ma di grande fascino. «Sì, ma la melodia, come dice giustamente il maestro, non è mai nella voce ma nella musica, nell'orchestra. Io che nella mia cultura sono arrivata appena a Strauss mi sono ritrovata sovente con le spalle al muro». La Kabaivanska osserva poi amabilmente: «Majer è artefice di un'operazione molto importante per l'Italia. Siano benedetti i soldi spesi per portare Janacek all'attenzione del nostro Paese. Può essere un rischio? Forse, ma è calcolato, anche se il pubblico dovesse abbandonare lo spettacolo dopo il secondo atto. Io sono stata conquistata dal personaggio, terrorizzata dalla musica, affascinata dall'opera». Pinchas Steinberg, il musicista israeliano che guiderà l'orchestra del Regio in questa impresa titanica, osserva: «Janacek è poco rappresentato in Italia perché ha un linguaggio musicale particolare, non orecchiabile, ma vi assicuro che la sua musica è tonale e che in Inghilterra e in Austria è eseguita moltissimo, come Puccini». Vedremo quindi la Kabaivanska neri ruolo dello splendido giovane soprano drammatico che invecchia sino alle soglie dell'eternità. Come apparirà in scena? «Non vogliamo svelare segreti di regìa, ma il modo più semplice era quello di imbiancarmi i capelli». «Il caso Makropulos» potrebbe essere ambientato in qualunque epoca e in qualunque luogo: a Praga come a Torino o Roma. La magia della ricetta per una vita eterna nella commedia è solo un pretesto; nell'opera di Janacek ciò che conta è il tormento della protagonista che traspare benissimo dalla traduzione di Sergio Sablich. Gli altri interpreti sono José Dura, Mario Buffoli, Laura Cherici, Paolo Specca, Pierre Lefebvre, Martin Egei, Ugo Benelli. Firma le scene Margherita Palli, abituale partner di Ronconi, costumi di Carlo Diappi. Il coro è istruito da Massimo Peiretti. Repliche: 12-14-15-17-18-19-21-23 dicembre. Armando Caruso
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