Volkswagen usa il machete di Emanuele Novazio

Volkswagen usa il machete Volkswagen usa il machete Non basta l'orario cortissimo per salvare i trentamila posti BONN DAL NOSTRO CORRISPONDENTE La settimana di quattro giorni non riuscirà, da sola, a salvare i trentamila posti a rischio: anche se i dipendenti dei sei stabilimenti tedeschi «Volkswagen» lavoreranno dal primo gennaio prossimo e per due anni soltanto 28,8 ore, secondo l'accordo raggiunto pochi giorni fa, l'azienda non riuscirà a evitare tutti i tagli. Lo ha rivelato ieri, a sorpresa, il direttore del personale della «Vw», Peter Harz. I negoziati con i sindacati riprenderanno nei prossimi giorni: sul tappeto, questa volta, «altri due modelli capaci di ga¬ rantire una maggiore flessibilità dell'orario di lavoro». Dopo l'accordo annunciato pochi giorni fa, e salutato da azienda e sindacati come una rivoluzione capace di evitare «lo spettro di trentamila esuberi», le parole di Harz sono state una doccia fredda, a Wolfsburg e negli altri cinque stabilimenti interessati dalla riduzione del personale. Calcolo o dimenticanza?, ci si chiedeva. Ma l'azienda non ha lasciato dubbi: anche se «le forze di crescita si imporranno gradualmente, l'anno prossimo», «non ci si potrà aspettare una ripresa molto sensibile nei prossimi due anni, e per sopravvivere è dunque necessario un aumento molto rapido della produttività». I due nuovi modelli che approderanno presto al tavolo del negoziato prevedono l'introduzione di «blocchi al lavoro» di tre o quattro mesi l'anno, da dedicare alla qualificazione professionale; e, per i più giovani, un orario molto ridotto che soltanto progressivamente raggiungerà le 28,8 ore settimanali. Per i lavoratori più anziani, inoltre, è prevista una riduzione progressiva dell'orario, perché «possano prepararsi gradualmente alla pensione». Ma il sindacato - che aveva accolto la proposta della settimana cortissima con grande interesse, e l'aveva accettata dopo un negoziato relativamente facile e breve - ha subito mostrato diffidenza, di fronte al nuovo passo dell'azienda. «Ci opporremo a qualsiasi altra contrazione dell'orario di lavoro che deteriori l'utilizzazione delle strutture in Germania», dice un comunicato. Il riferimento, molto esplicito, è alla situazione della filiale spagnola «Seat», che ha annunciato perdite di due miliardi di marchi per il '93. «Se altre marche all'estero hanno bisogno urgente di denaro», continua il comunicato, «devono studiare la messa in opera di misure sociali prò prie, oppure decidersi ad acquistare componenti prodotte in Germania dalla Volkswagen» Gli stabilimenti tedeschi, a cominciare da quello principale di Wolfsburg, «non devono essere danneggiati dai problemi di so vrapproduzione di altri luoghi di produzione». Oggi è attesa una risposta dall'«Ig Metall». Emanuele Novazio

Persone citate: Peter Harz

Luoghi citati: Germania