la Malfa: ho preso 300 milioni di Susanna Marzolla

Il leader pri al processo Cusani. E l'ex vice-presidente Eni accusa Bernabè Il leader pri al processo Cusani. E l'ex vice-presidente Eni accusa Bernabè la Malfa; ho preso 300 milioni «Chiesi a Santa, perché non ci dà una mano?» MILANO. Primo (ex) segretario di partito a comparire in un pubblico processo, Giorgio La Malfa ammette quale «unico scivolone» trecento milioni avuti da Carlo Sama. Sono le dieci del mattino nell'aula del processo Cusani. Di Pietro: Ci parli dei suoi rapporti con Sama. La Malfa: Nel '92 ci incontrammo per parlare di politica, lui dimostrò una certa simpatia per il pri. Io allora, con un certo imbarazzo gli dissi: abbiamo una campagna elettorale, può aiutarci? E lui: Ci penserò. Poco tempo dopo ci rivedemmo: Ho qui un contributo per lei, mi disse. Di Pietro: Lo aveva già pronto?. La Malfa: Sì. Lo ringraziai e chiesi: è ufficiale, lo possiamo registrare? E lui: preferiamo mantenerlo riservato. Lo presi e lo versai al partito. Di Pietro: Quanto era? La Malfa: Trecento milioni. L'ex segretario pri parla anche di Enimont, della posizione del suo partito «sempre favorevole alla privatizzazione». E regala un aneddoto illuminante. Di Pietro: Come segretari del pentapartito ne avete mai discusso? La Malfa: Ricordo un incontro, nel settembre '90. Era un vertice ufficialmente convocato per discutere dell'ordine pubblico. C'erano il presidente del Consiglio Andreotti, il sottosegretario Cristofori, Craxi, Forlani, io e i segretari di psdi e pli. Verso la fine dell'incontro Craxi disse pressappoco così: ma cosa vuole questo Gardini, cosa pretende? E Andreotti: ha davvero pretese insopportabili. E Craxi: dovremmo riprenderci tutte le azioni (di Enimont). Ci riuscirà, il Caf, a «riprendersi» Enimont. E riuscirà Gardini a ottenerne lauto compenso. Del come e del quando ha cominciato a parlare, ieri, una voce interna all'Eni: Alberto Grotti, ex vicepresidente. Voce di parte, visto che lui stesso ha accettato la definizione di «uomo di Forlani» nella giunta dell'ente. Voce che ha tirato pesantemente in ballo l'attuale amministratore delegato, Franco Bernabè e il consigliere (de) Antonio Sernia. Avvocato Spazzali: In un suo interrogatorio parla di «banda della chimica», a chi si riferisce? Grotti: Il termine è forse un po' forte. Io mi riferivo a un gruppo di persone affiatate. Quando decidiamo di comprare Enimont noi pensiamo a una società con duemila miliardi di utile; ci accorgiamo poi che ha duemila miliardi di perdite. Se non ci fosse stato un sistema di copertura tra alcune persone forse avremmo fatto scelte diverse. Spazzali: Ha anche fatto i nomi di queste persone? Grotti: Certamente. Bernabè, Sernia, Porta, Parrillo... tutti quelli che hanno preso il potere in Eni. Spazzali: Chiedo siano con¬ vocati, come testimoni, sia Bernabè che Sernia. Presidente: Una richiesta che non ci stupisce. Secondo Grotti, infatti, solo l'ex presidente Gabriele Cagliari e pochi altri, Bernabè in particolare, avrebbero saputo qual'era la reale situazione di Enimont, e quali azioni si stavano preparando. La giunta sarebbe stata avvertita sempre a cose fatte. E per Bernabè, Grotti cita anche una «voce» di sette miliardi di tangenti: «Solo una voce, che ho sentito da Necci», attenua. Ma Grotti, il «disinformato», è anche l'uomo che riceve quattro miliardi di Lorenzo Panzavolta, manager Ferruzzi. Di Pietro: E' vero che prima delle riunione definitiva su Enimont la pregò di caldeggiare l'acquisto, dicendole che poi sarebbe stato riconoscente? Grotti: Sì, è così. Ma non mi spiegò in che modo. La «spiegazione» arrivò dopo, con le buste di denaro, che Grotti consegna in parte (un miliardo e 700 milioni) a Citaristi. Di Pietro: Anche Sergio Cusani voleva dar soldi alla de? Grotti: Mi disse che intendeva versare cinque miliardi. Gli feci presente che ero già d'accordo con Panzavolta. Seppi poi che aveva provveduto Sama. Il processo riprende oggi, ma con un «vuoto». L'ex segretario de Arnaldo Forlani ha deciso di non presentarsi. Anticipando che, quando verrà, si avvarrà forse della facoltà di non rispondere. E' stato richiamato per venerdì 17. Sarà mica superstizioso? Susanna Marzolla Per il pubblico ministero Antonio Di Pietro un'altra giornata di fuoco al processo Cusani

Luoghi citati: Enimont, Milano