Il pallone caccia i poveri di Gian Paolo Ormezzano

Rivoluzione in Coppa Campioni, ammesse solo le squadre vip Rivoluzione in Coppa Campioni, ammesse solo le squadre vip Il pallone caccia i poveri L« UEFA, la Federcalcio europea, ha rivoluzionato la Coppa dei Campioni e (meno) la Coppa Uefa: il calcio di club avrà più soldi e magari più logica, ma perderà tanto romanticismo, tanta poesia. Il calcolo appare purtroppo chiaro, elementare. La Coppa dei Campioni della prossima stagione sarà aperta ad appena ventiquattro squadre, contro le quarantadue dell'edizione in corso. Vi parteciperanno la squadra detentrice e quelle che, vittoriose nei loro campionati, occuperanno i primi ventitré posti di una graduatoria dei valori europei, conteggiati sui risultati degli ultimi cinque anni. Le altre squadre «scudettate» verranno smistate nella Coppa Uefa, dilatata a 100 partecipanti. Detto che la Coppa delle Coppe rimane quella che è (un omaggio all'antiquariato?), precisiamo che la nuova Coppa dei Campioni sarà organizzata da più formule mescolate per cercare lo spettacolone, per evitare ai grandi l'eliminazione a sorpresa da parte dei piccoli. In realtà è tutto un calcolo di profitto, anche se si dice che i nuovi introiti televisivi verranno in parte devoluti al calcio povero. Si vuole, infatti, creare una lunga supersflda per io show-business, un calcio magari asettico ma aristocratico, opulento, teleproponibile dovunque. La squadretta campione della piccola nazione e capace della grande sorpresa sarebbe un elemento di disturbo. Non ci sarà più la minaccia di miracoli islandesi, ciprioti, maltesi, estoni, cretesi. Per stare fra le 23 elette bisognerà avere una graduatoria internazionale solida, non basterà l'exploit di una stagione. E se anche il club piccolo raggranellasse punti per andare in alto, sarebbe superato dal club di una nazione calcisticamente più potente: perché per fare la graduatoria contano non solo i punti del club, ma anche quelli del Paese che il club rappresenta. Così un Lecce tricolore starebbe fra le prime 23 grazie ai punti globali dei club italiani, un Tallinn campione estone sarebbe penalizzato dalla pochezza delle squadre del suo Paese. E' la fine di quel fascino del calcio legato al mistero dell'attesa, al miracolismo dei presunti deboli: perché è vero che una squadra piccola perde 999 volte su 1000 contro una grande, ma è anche vero che ogni volta può essere «quella buona». Nasceranno demotivazioni e avvilimenti. La dicotomia fra calcio eletto e calcio paria sarà nettissima. La forbice fra ricchi e poveri si allargherà. Il cosiddetto grande calcio sarà offerto in confezione sempre più sicura, lussuosa, cellophanata. Gian Paolo Ormezzano