Che valzer se c'è Zucchero con il blues di Marinella Venegoni
Che valzer se c'è Zucchero con il blues E' un successo il nuovo disco di «Adelmo e i suoi Sorapis» presentato dal vivo l'altra sera a Milano Che valzer se c'è Zucchero con il blues Vandelli sembra il vecchio Vasco, e Battaglia è come The Edge MILANO DAL NOSTRO INVIATO Spesso guardata con ironia e diffidenza, la passione di Adelmo «Zucchero» Fornaciai! per duetti e collaborazioni varie è diventata invece un filone praticato da tutta la musica internazionale, non solo giovanile, visto che l'ultimo a provarci è stato, in «Duets», Frank Sinatra che soltanto cantando con Bono degli U2 è riuscito a tornare in cima alle classifiche di vendita. Qualche giorno fa Fornaciari è stato citato dal settimanale inglese «Melody Maker» per via del fortunato duetto con Paul Young in «Senza una donna», e definito con cattiveria anglosassone «una sedicente star che veste come un tassista bosniaco»: ma oggi, alla vigilia di un disco nuovo tutto da scrivere, si spinge ben più in là del duetto, e più per passione e divertimento che per banali ragioni di merca¬ to. Con alcuni vecchi amici-amici ha dato vita a un progetto curioso e divertente, «Adelmo e i suoi Sorapis», dal nome di un monte che sovrasta Cortina. Nata davanti ad un camino d'albergo in una notte di Capodanno, e con la prospettiva di passare in allegria qualche ora, la formazione comprende: Zucchero stesso, alla batteria il suo manager Michele Torpedine; al basso Umbi Maggi, titolare d'un rinomato studio di registrazione a Modena ed in gioventù componente dei Nomadi; Fio Zanotti, stimato arrangiatore e fisarmonicista; due beniamini della musica italiana come l'eccellente chitarrista dei Pooh, Dodi Battaglia, e il sempreverde Maurizio Vandelli, ex Equipe 84. Canta oggi, suona domani: senza rinunciare al divertimento, l'avventura si è fatta business nel disco «Walzer d'un blues», che l'altra sera i sei baldi «Adelmo e i suoi Sorapis» hanno presentato dal vivo in un locale milanese. E se un banalissimo finale non avesse affossato tutto con un allucinante karaoke di sconosciuti, sarebbe stata una serata di grazia per complicità e allegria, per la voglia di suonare e cantare che si sprigionava dal palco fra quei vecchi ragazzi che della musica hanno fatto la propria ragione di vita: erano da vedere, Zucchero rilassato e senza birignao mentre si cimentava nell'amato blues, Vandelli che lottava con la propria timidezza, Battaglia senza Pooh trasformato in un diavolo di chitarrista alla The Edge in «Un giorno che piove», Torpedine (unico pesce fuor d'acqua) serissimo dietro tutti quei piatti che peraltro maneggiava con padronanza, Zanotti che attaccava una mazurka subito ingiustamente sbertucciato dalla platea, Umbi a nuotare coricato sopra uno sgabello. Il coro di chitarre scatenate fa credere che i sei abbiano pensato molto al supergruppo Traveling Wilburys di Dylan, Harrison e soci, ma «Walzer d'un blues» è soprattutto un disco italianissimo che vuol rendere omaggio alla musica dei '60 e '70 e cita, spesso anche con il gusto dell'autocelebrazione, l'Equipe 84 come gli U2, la balera e il rhythm'n'blues, Perez Prado e la discoteca, De Gregori e Paolo Conte e i Blues Brothers. Se Vandelli cantando «Un giorno che piove» si rifa ai propri inizi, quando apre «E così viene Natale», potrebbe tranquillamente venir scambiato per un Vasco d'annata. Fra calembours e ballatone come «Con questi chiari di luna», bluesoni a più voci come «Ballantime Mood» e sfrenati pezzi da discoteca come «A son fortissimo», l'atmosfera è contagiosamente divertita e si perdona senz'altro il dichiarato déjà vu. «Walzer d'un blues» è nei negozi da ieri. Marinella Venegoni
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