TG ci vuole un fisico bestiale di Paolo Frajese

ci E' svolta: basterà la sostituzione della Buttiglione e di Paolo Frajese? ci vuole unjisico bestiale BOMA. Una vita difficile, come Sordi nell'omonimo film, quella del Tgl nell'Era della Grande Transizione. L'altra sera l'ha battuto di nuovo il Tg5 di Mentana per 7 milioni 577 mila a 6 milioni 617 mila. E' il momento di dare una svolta, di cambiare, di rinnovarsi. Sarà per questo che Paolo Frajese e Angela Buttiglione, duo del trio con Badaloni del Tg delle 20, hanno annunciato di mollare la conduzione e tornare al più oscuro ruolo di giornalisti? E basterà sostituire il mesto Frajese e la casalinga Buttiglione per avere un Tgl tutto nuovo, capace di battere la concorrenza? Il dilemma, nei fatti, non sta in piedi. E' vero che s'era sparsa la voce che fosse stato Demattè a chiedere al neodirettore del Tgl Volcic la sostizione delle due facce storiche con quella della bionda fatina Maria Luisa Busi per dare il segno di una svolta, ma la notizia è stata smentita energicamente dallo stesso Volcic. E poi date e motivazioni dell'abbandono non coincidono. Frajese, dal '76 alla conduzione del Tg Begione, aveva chiesto prima a Longhi e poi a Volcic di poter fare cose nuove, come il suo ruolo di vicedirettore gli consente: che lo abbiano accontentato adesso è solo perché la direzione sta preparando in questi giorni il nuovo piano editoriale. Angela Buttiglione, invece, dopo anni di battaglie., è stanca di sentirsi identificare col vecchio che è in Bai e ha deciso di andarsene dal video per accelerare il processo di rinnovamento, ricorrendo a un gesto provocatorio: attaccare in bacheca la lettera con cui chiede a Volcic di tornare a fare solo la giornalista. La concomitanza delle circostanze li ha accumunati, le parentele tra loro, però, finiscono qua. Per Frajese è una questione personale: «Se in Italia il telegiornale lo firmasse come in America l'anchorman sarei rimasto. Ma a 54 anni, cucirmi addosso un Tg non mi dà più soddisfazione». Per Angela Buttiglione è anche un atto politico: «Chiesi di passare alla conduzione quando la stretta della lottizzazione in Bai s'era fatta più forte. Mi sono ritrovata a far la conduttrice nel momento in cui la moda del rampantismo ne faceva un mestiere nell'occhio del ciclone. L'ho latto ma non ci credo e temo molto l'anchorman all'americana come temo tutti i leader carismatici. Sempre». Ma insomma il conduttore conta o non conta? E quanto conta un buon conduttore per la riuscita in termini di ascolto di un telegiornale? I vecchi direttori Bai, i Vespa, i La Volpe, i Curzi, quelli che hanno lanciato o rilanciato, con l'avvento di Berlusconi, l'immagine divistica del conduttore di tg, dopo quell'ondata di popolarità Anni 70 che consacrò divo il ciuffo di Tito Stagno o il languore di Emilio Fede, curiosamente sono tutti d'accordo nel ritenere che non è mai il conduttore a determinare il successo di un telegiornale. Dati Auditel alla mano: se un tg è brutto lo può leggere chiunque, il tg non piace. Però, e su questo le opinioni divergono, mentre Vespa e La Volpe sostengono che i bravi conduttori in Italia si contano sulle dita di una sola mano, Curzi crede che condurre può essere un mestiere che s'impara, e molti a furia di farlo lo imparano. Dice Bruno Vespa, fresco autore del libro autobiografico «Telecamera con vista»: «E' vero che fui proprio io a volere con successo alle 13,30 il terzetto Gruber-Tiziana Ferrario-Busi, ma lo feci perché avevo cambiato quel tg, non per gusto di far notizia. Quello che funziona è scegliere una faccia e una professionalità adatte a un telegiornale specifico. Il resto sono chiacchiere». E ricorda, a chi ha memoria corta, la rivoluzione del '76, quando Emilio Bossi, allora direttore del Tgl del dopo Biforma, consacrò e condannò al video perenne Massimo Valentini e Emilio Fede, disegnando quella che sarebbe stata la linea di Baiuno: pochi conduttori, sempre gli stessi, in segno di fedeltà. Fedeltà alla de? «Per carità. I partiti coi conduttori non c'entrano. Neanche il padreterno può creare un conduttore bravo». Anche Alessandro Curzi ai raccomandati politici sbattuti in video crede poco, solo che lui crede poco anche alle virtù intrinseche del conduttore: «Io ho voluto la squadra: dieci, quindici giornalisti che oltre a fare i servizi fossero capaci di condurre un notiziario senza leggere, come faccio io che sono vecchio, su un foglio di carta abbassando il capoccione a tutto video. E ci sono riuscito: perché conduttori non si nasce, si diventa. E in questo le donne sono meglio perché più duttili». Ma quali sono queste misteriose qualità del conduttore? L'elenco è brevissimo. E su questo elenco l'accordo è totale. Freddezza d'animo, reattività, conoscenza a largo raggio della cronaca. La bellezza? Non conta. Caso mai conta la telegenia. Dice La Volpe: «Il conduttore esce nel momento della "botta". Quando arriva la notizia inattesa e occorre improvvisare si vede chi è pollo di batteria e chi pollo ruspante. Il resto è apparenza, "gobbo", cucina del giornale». Simonetta Robiony Vita difficile per il Tg di Raiuno, superato dal Tg5

Luoghi citati: America, Italia, Mentana