Noi nude per il sultano

Tradotte le lettere da Costantinopoli amate da Voltaire Tradotte le lettere da Costantinopoli amate da Voltaire Noi, nude per il sultano Lady Montagli: memorie dall'harem La vita avventurosa * tra eunuchi e diplomatici di una nobildonna del 700 EADY Mary Wingston era una ragazzina coltissima e irrequieta, figlia del conte di Kingston ed erede di una grande fortuna nell'Inghilterra del primo '700. A 14 anni aveva già letto Dryden, Molière e Corneille, e presto si sarebbe innamorata delle Metamorfosi di Ovidio al punto da imparare il latino d'un fiato, mentre la sua educazione aristocratica la portava a studiare anche l'italiano e l'arte di trinciare la carne per i pranzi di suo padre, che era rimasto vedovo e riceveva in grande pompa. Poi il colpo di fulmine: l'incontro con il giovane Edward Wortley Montagu, che a Cambridge sembrava prepararsi a un brillante futuro di diplomatico. E la fuga romantica: Mary escogita il piano di scappare con l'innamorato a Napoli, per sottrarsi a un altro promesso sposo. Ma i due giovani sono così maldestri, così inetti e distratti, che la notte stabilita Montagu arriva in ritardo all'appuntamento ed è costretto a inseguire a cavallo la carrozza in cui Mary è stata rapita dai servi della propria famiglia, che la portano lontano nella casa della nonna. Quella notte la passano addirittura nella stessa locanda, Mary e Edward, e non se ne accorgono nemmeno. Se non fossero riusciti a ritrovarsi in segreto più tardi, non si sarebbero mai sposati a Salisbury il 15 ottobre 1712 e non avremmo avuto il seguito dell'avventura di Lady Montagu che dal diario di una ragazzina è passato alle pagine della storia della letteratura. Tanto per cominciare, il matrimonio da cui nascono due figli odiosi vacilla subito per mancanza di passione, mentre Lady Mary sacrifica la sua bellezza al vaiolo. Butterata e senza più ciglia, parte con una gran parrucca nera alla volta di Vienna, Belgrado e Co- stantinopoli, dove il marito ambasciatore straordinario della Corte di San Giacomo ha l'incarico di convincere i turchi a deporre le armi contro la Repubblica di Venezia. Ma Lord Montagu, purtroppo, si distingue ancora una volta per la propria inettitudine e due anni dopo viene richiamato a Londra con grande vergogna. Invece la sua vivace consorte si fa notare scrivendo a aristocratici parenti e amici intellettuali come Alexander Pope e l'Abbé Conti alcune tra le lettere più curiose, interessanti e originali del suo tempo, che Voltaire giudicò superiori a quelle di Madame de Sévigné. Ed è nella traduzione di Fernanda Invrea, con una bella introduzione di Anita Desai, che ora la Archinto ne pubblica una scelta col titolo Tra le donne turche: a sottolineare che il loro tema è soprattutto quello degli harem e dei gioielli, dei profumi e dei bagni sontuosi, che si addicono a una favola araba quanto la tentata fuga a Napoli di Lady Mary si addiceva a un romanzo di cappa e spada del suo tempo. «Ti permetto di ridere di me per la dichiarazione sensuale che preferirei essere un ricco effendi, con tutta la sua ignoranza, piuttosto che non Sir Isaac Newton con tutta la sua scienza», scrive Lady Mary dopo aver attraversato le gelide pianure ungheresi infestate da soldataglia e bande di ladroni più pericolosi della peste che dopotutto, dice lei, «molti sfuggono». Lontano dalla ridicola Vienna, dove le sottane delle donne coprono «qualche ettaro di suolo», e le loro acconciature di cielo («Puoi facilmente indovinare come questo abbigliamento incredibile metta in evidenza e accresca la bruttezza naturale con cui Dio onnipotente si è compiaciuto in genere di dotarle»), le donne di Costantinopoli, nei grandi bagni comuni, sono un'apparizione. «Ve ne erano tra loro molte di proporzioni così esatte come mai furono dipinte dal pennello di Guido Reni o di Tiziano, e con la pelle di un bianco splendente, adorne solo di bellissimi capelli divisi in molte trecce che scendevano loro sulle spalle, con perle o nastri, una perfetta rappresentazione delle figure delle Grazie». Che sciocchezza - dice a Lady Mary la favorita dell'ultimo sultano dopo una colazione intima con 50 portate di carne - l'idea degli occidentali che il sultano getti il fazzoletto alla donna che desidera. Nell'harem (che Lady Mary descrive intarsiato di madreperla come la scatole arabe) tutte le donne partecipano insieme al bagno e alla vestizione della prescelta annunciata da un messo, prima che il sultano si presenti nel suo appartamento preceduto da un dono prezioso. E se a Costantinopoli il tepore del clima ispira a uomini e donne pigrizia e avversione alla fatica, è vero che là le donne, per Lady Mary, sono più ricche, influenti e libere dietro il velo che in Inghilterra, comprese le greche vendute come schiave al mercato, al pari di tante presuntuose damigelle di Mayfair che si credono su un altro livello. «A dir la verità a volte sono mol¬ to stanca di tutto questo cantare e ballare e di tutto questo sole, e aspiro al fumo e alle impertinenze in cui Voi tribolate», scrive Lady Mary al poeta Alexander Pope, che al ritorno in Inghilterra le sarà attribuito come amante, «anche se cerco di persuadermi che vivo una varietà più piacevole della Vostra, e che lunedì cacciar pernici, martedì leggere autori inglesi, mercoledì studiare il turco (che, tra parentesi, conosco già bene), giovedì autori classici, venerdì trascorso nello scrivere, sabato al cucito e domenica ricevere visite e ascoltare musica, sia un modo migliore di disporre della settimana...» che non il perpetuo girotondo delle stesse visite e gli stessi scandali che agitano Londra. In mezzo a quegli scandali ci si sarebbe ritrovata presto anche lei stessa quando Pope, passata l'infatuazione, farà di Lady Mary tornata a abitare sul Tamigi il bersaglio dei suoi epigrammi più perfidi e velenosi (nonché forbitamente ricambiati dalla signora). Un bel disagio, per lei che usava immagini di Orazio e di Teocrito per descrivere la bellezza di Costantinopoli, tornare a vivere in quest'Inghilterra senza eunuchi neri e belle schiave ingioiellate, senza i dervisci e l'aria di commovente sottomissione che assumono danzando, senza il tepore dei bagni profumati, dove si resta nude per ore a conversare sdraiate sui cuscini, bevendo caffè e gustando sorbetti. Inoltre, la separazione di Lady Mary dal suo tedioso marito è ormai un fatto, tutt'altro che alleviato dalle opache qualità del figlio, così debole, scrive lei, da esser capace di «farsi monaco un giorno, e turco il giorno dopo». Mentre la più assoluta convenzionalità è appannaggio della figlia, «e mi dispiace che lo sia anche la bruttezza». All'eccentrica Lady Montagu, che si dimostra nelle sue lettere curiosissima e del tutto inconsapevole dei propri snobismi, innamorata del pittoresco ma anche eccezionalmente aperta al nuovo (fece introdurre in Inghilterra il metodo di inoculazione del vaiolo praticato in Turchia), non resta che fuggir via dalla vecchia Inghilterra ottusa e convinta «che i vini greci siano meno deliziosi della birra forte». Il destino e la passione la porteranno in Italia all'inseguimento del bellissimo Francesco Algarotti, amico di Voltaire, che purtroppo le preferirà, e di molto, il principe ereditario Federico di Prussia. Son disgrazie dell'ambiente, si dice. E non le sole: incontrandola più tardi a Firenze, il perfido Horace Walpole si divertirà a descriverla sporca, con i capelli unti, vestita di una vecchia vestaglia blu scuro. «Tutta la città la deride»: ma è difficile dire se fosse vero. Quel che è certo invece è che Lady Montagu, ormai vedova e in contumacia, fa in Italia esattamente ciò che vuole: scrive, forse pubblicando anonimamente, viaggia, e torna in Inghilterra solo per morirvi. Lascerà al figlio, per dispetto, una sola sterlina. E alla figlia puritana e conformista i suoi scandalosi diari, che vengono subito bruciati. Ma la maliziosa signora, che sa leggere nell'anima misera anche dei propri figli, si prende la soddisfazione di avere l'ultima parola il giorno che le sue lettere dalla Turchia escono postume sul London Chronicle. Che bruciante umiliazione per la figlia. E che delizioso piacere per storici e lettori capaci di apprezzare tanta minuzia descrittiva e autentica, anche se di parte e tanto snob, devozione all'esotico. Livia Ma nera Socrosa * atici 700 ontagli, évigné» Accanto al titolo, Voltaire: «Le lettere della Montagli, meglio di quelle di Madame de Sévigné»