I segreti di una curia all'ombra della Cupola

I segreti di una curia all'ombra della Cupola I segreti di una curia all'ombra della Cupola TONACA E LUPARA SULL'atteggiamento della Chiesa nei confronti della mafia è uscito di recente una raccolta di «storie particolari» scritte da Enzo Mignosi, giornalista palermitano. Il volume (edizioni Arbor) è intitolato «Il Signore sia coi boss», sottotitolo: «Storie di preti fedeli alla mafia e di padrini timorosi di Dio». Abbiamo scelto due brani del libro proprio perché si riferiscono alla curia di Monreale, oggi finita nell'occhio del ciclone. Sia pace tra i boss ... La vicenda che diede la misura dello straordinario potere di monsignor Filippi non ha documenti ufficiali e per questo appartiene non alla storia di Monreale, ma alla leggenda di quest'uomo energico e vigoroso, capace di affrontare ogni situazione con l'atteggiamento autoritario di chi sa imporsi. Come avvenne subito dopo il conflitto mondiale, quando i clan della mafia ripresero le armi per regolare vecchi conti. C'erano morti da un fronte all'altro e Monreale sembrava un Far West condannato alle sparatorie in piazza, ad assalti e imboscate. Disse basta non il commissario di polizia o il capitano dei carabinieri che annaspavano faticosamente alla ricerca del bandolo. Disse basta monsignor Filippi, stanco della catena di agguati e di cadaveri, decise a porre fine a quella sanguinosissima guerriglia che teneva il paese sotto una pesante cappa. Il vescovo convocò i boss attorno a un tavolo della Curia. Li guardò in faccia uno per uno, fece la voce grossa, li minacciò, gridando tutto il suo sdegno per quella faida senza fine. Monsignor Filippi affrontò i mafiosi senza paura. E non dovette aggiungere una sola parola. Non era un consiglio. Era un ordine. L'ordine di Dio. Fu subito armistizio. Pistole e fucili tac¬ quero. A Monreale ritornò finalmente la pace. Il parroco della Cupola «E il Signore faccia scendere la sua benedizione su di voi e sui figli che verranno». Il prete poggiò il calice su una colonnetta di marmo, alzò le mani verso l'altare, si inginocchiò e concluse la funzione con la formula liturgica imposta dai libri della Chiesa. Ninetta era felice. Totò sorrideva, Era contento pure il prete. Quello era un matrimonio che non si doveva fare perché un la- titante accusato di mafia e braccato da dieci anni non poteva andarsene in giro a sposarsi, come un qualunque libero cittadino. Ma padre Coppola se n'era infischiato dei divieti della Curia e delle scomuniche che gli sarebbero piovute addosso se si fosse saputo di quel gesto di disobbedienza. Ma poi, chi avrebbe mai potuto sapere, se quelle erano le nozze più clandestine della storia, celebrate in un clima da società segreta? Una cerimonia privatissima: lo sposo, la sposa, quattro testimoni, otto invitati e tre preti. Sugli amici di Ninetta e Totò si poteva mettere la mano sul fuoco. Erano uomini di stomaco forte, non avrebbero mai parlato, Padre Mario e padre Rosario, che don Agostino si era portato appresso affinché servissero la messa, facevano solo ciò che lui diceva. E se c'era da tacere, avrebbero taciuto. Sicuro. Ninetta Bagarella, sorella di un killer e lei stessa donna di mafia, ci teneva tanto a far le cose per bene, davanti al Signore e inginocchiata all'altare accanto al suo Totò... ... Gli invitati arrivarono alla spicciolata. Erano i fedelissimi di Totò, ragazzi che avrebbero dato la vita per il loro capo. Alle cinque e mezzo, padre Coppola accese otto ceri e dieci lumini. E aprì la cerimonia: «In nome del Padre, del Figliolo e dello Spirito Santo. Il Signore sia con voi». ... No, non voleva fare il prete Ustino Coppola. Eppure non fiatò davanti al padre che aveva deciso in una notte il suo destino. Obbediente e ossequioso, Ustino accettò. Ma dentro di sé era nero per la rabbia. Entrò in seminario che aveva quattordici anni. Don Salvatore lo affidò ai preti di Monreale. Lui stesso lo accompagnò per raccomandarlo a un sacerdote conosciuto alcuni anni prima. «E' un bravo ragazzo - garantì al reverendo -. Ci pensi lei a seguirlo. Voglio che diventi un buon prete»... ... Don Coppola ha sempe rifiutato incontri e colloqui con i giornalisti. Solo una cronista cocciuta è riuscita a parlargli, sia pure per pochi minuti. Ustino ha negato tutto, secondo lo stile dei boss: «Non ho mai conosciuto la signora Bagarella e il signor Riina. Non ho celebrato le loro nozze. E' la stampa che ne parla, ma questo episodio non compare in alcun documento ufficiale. I giornalisti dicono un sacco di bugie, alterano il pensiero della gente. Allora è meglio tacere». Così sia. f^jg .mm MJ pa. H HI je *^ Toto Riina e la moglie Antonietta Bagarella che g sarebbero stati sposati da padre m Ustino MJ Coppola, . sacerdote H controvoglia I «allevato» dai e preti della curia ^ di Monreale

Persone citate: Antonietta Bagarella, Bagarella, Enzo Mignosi, Filippi, Ninetta Bagarella, Padre Mario, Riina, Toto Riina

Luoghi citati: Lupara, Monreale