Mille in mobilità non ricevono una lira
Congresso Cisl sulla crisi a Torino e provincia Congresso Cisl sulla crisi a Torino e provincia Mille in mobilità non ricevono uno lira Mille lavoratori iscritti nelle liste di mobilità sono senza indennità. Succede a Torino e provincia, a causa della legge 236 del '93 che prevede l'esenzione per il personale di aziende da 1 a 15 dipendenti. E' una fetta dei dati resi noti ieri a Pianezza al congresso della Cisl cittadina a cui ha partecipato il segretario confederale, Natale Forlani. Per Forlani di fronte alla crisi in atto «non sono più possibili terapie nazionali perché ogni zona ha una sua connotazione particolare». «Facciamo alcuni esempi - afferma il segretario della Cisl - in Veneto le piccole industrie hanno affrontato la crisi puntando sull'esportazione. Grazie alla svalutazione, oggi in quella regione nuove piccole imprese stanno nascendo. Prendiamo il Piemonte dove ci sono grandi gruppi industriali, dove il settore delle costruzioni è forte e dove c'è una buona concentrazione di aziende a partecipazione statale. Il Piemonte, proprio perché ha queste caratteristiche, ha il peggior trend degli ultimi due anni per quanto riguarda il mercato del lavoro». Soluzioni? Forlani dice: «L'Italia è il Paese d'Europa dove gli operai hanno l'orario più lungo, ma è anche il Paese dove la vita lavorativa è più corta. Un controsenso che va corretto». Giovanni Tosco, della segreteria torinese della Cisl, ha fornito alcuni dati aggiornati sulla situazione occupazionale a Torino e provincia: «Abbiamo 13 mila lavoratori iscritti nelle liste di mobilità. Di questi, mille non percepiscono nulla perché appartengono a piccole imprese con meno di 20 dipendenti. Con la legislazione precedente avrebbero almeno preso sei mesi di disoccupazione speciale. Gli uomini con oltre 50 anni sono il 50 per cento, le donne tra i 40 e i 50 anni sono il 40 per cento. Torino presenta una realtà drammatica, basti pensare che sulla messa in mobilità dei lavoratori il Torinese incide per il 63 per cento sul dato regionale, mentre per quanto riguarda il ricollocamento incide solo per il 30 per cento. Gli iscritti all'ufficio di collocamento sono 153 mila, pari al 10,1 per cento della popolazione attiva. La cassa integrazione, fra ordinaria e straordinaria, è aumentata rispetto a novembre dell'anno scorso del 33 per cento». Una via d'uscita? To¬ sco: «La riduzione d'orario di lavoro. La politica di sostegno al reddito rappresenterà d'ora in poi un problema. Prendiamo la lista di mobilità: il tetto è di un milione e 200 mila al mese. Ma che cosa succederà quando in mobilità andrà chi prende ora più di due milioni al mese? La riduzione d'orario permette di utilizzare più gente sul lavoro e i vantaggi sono per tutti. Riduzione d'orario vuol dire anche guadagnare un po' meno, ma non è forse meglio avere in famiglia due redditi di un milione e mezzo anziché uno solo di due milioni?», [e. bac] OCCUPATI IN TORINO E PROVINCIA NOVEMBRE '93 SETTORE PERCENTUALE INDUSTRIA 45% G0MMERGI0 21% SERVIZI 19% PUBBLICA AMMIHISTR AZIONE 15% LISTE MOBIUTA' ISCRITTI 13.000 UOMINIOLTRE 50 ANN 1 50% DONNE TRA 40 E 50 ANNI 40% ALTRI 10% DIMINUZIONE Dl AWIAMENTIAL LAV0R0 SETTORE PERCENTUALE INDUSTRIA -33% TERZIARI0, C0MMERCI0 -15% PUBBLICA AMMINISTRAZIONE -7% MEDIA Dl TUTTII SETT0RI -20%
Persone citate: Forlani, Giovanni Tosco, Natale Forlani
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