Nenni: ministrappo con scuse di Cesare Martinetti

DOCUMENTO. 1956: il psi scrive a Mosca dopo un duro articolo su «Mondo Operaio» DOCUMENTO. 1956: il psi scrive a Mosca dopo un duro articolo su «Mondo Operaio» Nenni: ministrappo con scuse «Protesto, ma non rompo» MOSCA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE «In Italia non si sapeva dei difetti del culto della personalità...», dice Giancarlo Pajetta a Nikita Krusciov introducendo l'incontro tra la delegazione del pei e il segretario del pcus all'indomani del XX congresso che rivelò al mondo le atrocità dello stalinismo. Per questo gli italiani chiedono «comprensione e aiuto» per superare lo sconcerto provocato nella base dal terremoto sovietico. Sono le 10,30 del mattino del 10 luglio 1956. Al Cremlino sono di fronte comunisti italiani e sovietici. Da una parte Pajetta, Celeste Negarville e Giacomo Pellegrini; dall'altra, con Kmsciov, Pospelov e Ponomariov. All'ordine del giorno la sinistra italiana di fronte alle rivelazioni del XX congresso del pcus. La riunione incomincia nel nome di Pietro Nenni, segretario del psi, allora alleato con il pei, che all'indomani del congresso di Mosca ha scritto due articoli molto duri contro l'Urss su Mondo Operaio, la rivista teorica dei socialisti italiani. I sovietici sono preoccupati per il futuro della alleanza tra i due partiti della sinistra. Avrebbero voluto subito replicare a Nenni, ma poi è arrivata una lettera del leader socialista. Hanno deciso di aspettare. Dice Krusciov a Pajetta, secondo il verbale della riunione che è stato letto per la prima volta da La Stampa: «L'articolo di Nenni è brutto, ma comprensibile se teniamo conto della situazione. Pensavamo che Nenni volesse usare lo smascheramento del culto di Stalin come pretesto per allontanarsi dal pei, ma dopo aver ricevuto la sua lettera abbiamo deciso di aspettare». Chiede Pajetta: «Possiamo dirlo a Nenni?», Krusciov: «Potete dirgli che siamo contenti della lettera e dell'impegno a mantenere rapporti di amicizia». Tema dell'incontro (durato oltre sette ore) la bufera affrontata dal pei dopo le rivelazioni sulle realtà dello stalinismo. Dice Pajetta: ((Abbiamo vissuto un periodo di smarrimento: il nome di Stalin aveva un significato importante per i comunisti italiani... L'annuncio, all'inizio, ha avuto un effetto negativo... la stampa borghese ha tentato di provocare una rottura tra psi e pei... Nenni è confuso, ha avuto paura che il suo partito non sarebbe riuscito a reggere...». Che Nenni sia «confuso» lo testimonia la lettera angosciata scritta a Suslov che proviene dagli archivi sovietici e che pubbli¬ chiamo oggi per la prima volta. Il segretario del psi promette fedeltà alla causa della sinistra unita. Ma sarà per poco: l'invasione sovietica dell'Ungheria e gli sviluppi italiani avrebbero portato di lì a poco il leader del psi allo strappo con l'Urss. Il tono e le espressioni della lettera a Suslov (e la risposta, di cui pubblichiamo una sintesi) ci restituiscono il clima di quel periodo e un'immagine nitida della spontaneità politica di Pietro Nenni. Cesare Martinetti Krusciov a Pajetta: «Aspettiamo: pensavamo cercasse un pretesto» Pietro Nenni, allora segretario del psi frontista. Sopra: Suslov. Sotto: Krusciov

Luoghi citati: Italia, Mosca, Suslov, Ungheria, Urss