Civitavecchia condanna le bambine di Massimo Gramellini

«F nonnaie che pensassero al sesso, non sapevano di commettere un reato» «F nonnaie che pensassero al sesso, non sapevano di commettere un reato» Civitavecchia condanna le bambine L'assemblea: quei ragazzi sono innocenti » il f ' \ BABY SCANDALO IN PIAZZA CIVITAVECCHIA DAL NOSTRO INVIATO L'Assemblea ha deciso, dopo regolare «dibbbattito»: la colpa è della bambina. O dei giornali, fate voi. La colpa comunque è altrove e quindi non cercatela qui, fra i giovani sani di Civitavecchia ed il loro santo protettore Pietro De Angelis, sindaco pidiessino di una città, dice, «in bilico fra crisi e prospettive». Da cinquantanni. La sua difesa del lungomare commuoverebbe anche un alpinista: «Il nostro non è un viale a luci rosse o pieno di falò. E' un viale in cui si sono formate intere generazioni di uomini puliti». L'aula magna del liceo Guglielmotti ruggisce di piacere. Applaudono, a nome di intere generazioni, il senatore del pds Cesare Salvi e il consigliere rutelliano Athos De Luca, concittadini illustri da esibire dietro la cattedra. Ma applaude anche la platea studentesca, rigorosamente spartita per sesso: le prime file alle ragazze (che sono di un maschilismo spaventoso), le ultime ai maschietti. «Non ho parole», rivela il sindaco. E invece ne ha, ne ha. «I nostri veri giovani, eccoli. Siete voi! Vi parlo da genitore: continuate a dimostrare negli anni che siete diversi da come vi hanno descritto». Butta il microfono sul tavolo, commosso. Forse non si accorge nemmeno di aver parlato, lui pidiessino, come il più fiero dei conservatori. «Scusatemi, ma ce l'avevo sul groppo da troppi giorni». E il sesso libero fra i minorenni? E la violenza inaudita di quell'adulto? «Un episodio triste e increscioso, che poteva ca pitare ovunque». Ma è una buona ragione per non discuterne neppure qui? Non ne discute nessuno, se Aon pél' imbastire processi som mari alle «bambine in minigon ria», come se un vestito inade guato fosse un'attenuante agli appetiti altrui e non piuttosto il sintomo di una squallida educa zione familiare. Dopo l'assolo ro mantico del sindaco, la saraban da dei pareri comincia con la signorina Rita Centomini, nella parte della preside cattiva: «Protesto per l'orario dell'assemblea Sono le dieci di mattina: a quest'ora dovremmo essere tutti a lezione!». «A' ridicola!», riesce a urlare un ragazzetto, prima che l'attenzione della preside venga inghiottita dai fischi. Comincia il «dibbbattito», comincia il gioco delle colpe. «Quelli - dice un ra gazzo - non sapevano che andare con una minorenne era reato Per forza: a scuola non ci fanno mai parlare di educazione ses suale». Il microfono alla «secchiona» (ce n'è sempre una, in si tuazioni come queste): «Non so quelle bambine. Ma io a undici anni non pensavo a certe cose» Fischiata inesorabilmente. Ales sio, istituto d'arte, seconda B «Vorrei dire una cosa all'impiegato del Comune». Sarebbe il sin daco. «I ragazzi hanno fatto vio lenza involontariamente. Il pa dre della ragazza, no. Ha rovina to un ragazzo nella mentalità e nel corpo». La linea è stata dettata. E gli ultimi ritocchi li dà Flavia. «E' normale che un ragazzo di diciassette anni pensi al sesso. Ma quelle bambine! Loro fanno le stupide e le sottosviluppate e poi si dice che la colpa è di tutti». Qua e là comincia a scoppiettare qualche applauso. Ci siamo. Da un giubbotto nero spunta la voce di Patrizia: «Io faccio parte della comitiva della chiesa dei Cappuccini, quella sotto accusa. Noi non stupriamo nessuno. Viviamo le giornate così come si presentano. Qui si parla tanto della ragazzina, ma non del povero ragazzo stuprato da un adulto!». L'applauso non finisce più. «Il ragazzo non era consapevole. Ha solo seguito l'istinto che gli si è proposto». Ormai siamo al boato, e a battere le mani più di tutti sono proprio le ragazze. Rinfrancato dal consenso, Yuri si strofina le mani sul camicione «grunge» e sintetizza: «Per colpa di una bambina di undici anni già un po' troppo sveglia, non possono andarci di mezzo tutti i giovani d'Italia. E poi, diciamolo: la mamma di quella li non sa fare la madre!». Distratto dagli applausi, inciampa su un paio di congiuntivi, incassati peraltro con grande disinvoltura. Gli subentra il verde civitavecchiese Athos De Luca, che si schiera coraggiosamente con la maggioranza: «Con quel che succede in Italia, i magistrati avrebbero di meglio da fare che arrestare ragazzini». Giancarlo Peris, insegnante, si crede molto spiritoso: «Gli istinti sessuali dei dodicenni sono uguali a quelli dei trentenni. Anch'io a quell'età guardavo le ragazzine. E se mi limitavo a guardarle è solo perché non riuscivo a fare di più». La partita a questo punto è già segnata. Il resto è blob. L'impellicciata Emanuela: «Mi rivolgo alla nazione». Marco, terza liceo: «Perché piuttosto non parliamo di Kossiga?» Il ragazzo col cap¬ pellino: «Cioè, noi all'istituto Marconi ci voghamo tutti bbene. E' bello stare tutti insieme, maschi e femmine, libbberamente». Pietro Pierantozzi, preside democristiano di ragioneria: ((Avrei trovato un'espressione latina...». Fischi. ((Adesso se consentite, citerei Orazio». La platea ingiubbottata: «Pietà, basta». Paolo Barziale, pastore della chiesa battista di via dei Bastioni: «Civitavecchia non è Sodoma. E neppure Gomorra». Infine Maria Boncompagni, consigliere verde, che si prende un applauso attaccando Maurizio Costanzo, reo di aver criticato in tv i ragazzi di Civitavecchia. L'oscar dell'incredibile lo raggiunge il consigliere repubblicano Gino Muratore: «L'attacco dei giornali a Civitavecchia è un riflusso di destra. Vogliono che vinca Fini». Silenzio sbigottito fra il pubblico: cosa c'entrerà Fini con il sesso degli under 14? «Ve lo spiego io. Chi sono i civita- vecchiesi illustri? Cesare Salvi, la mente giuridica del pds...». Salvi si schermisce, anche se da un po' di tempo sta facendo gli occhi dolci alle telecamere del Tg3, sperando che vengano ad intervistarlo. «Quel pds, dicevo, che a Roma sostiene Rutelli. E poi c'è Athos De Luca, schierato anche lui con Rutelli. Chi infanga Civitavecchia, vuole infangare loro due e di conseguenza Rutelli. Il tutto a favore di Fini sindaco di Roma. Chiaro, no?». Non disperate: c'è anche qualche stecca in questo coro. C'è lo sguardo sognante di Stefano, diciotto anni, che fa teatro per bambini con la cooperativa Marcovaldo: «Non si sorride, non si gioca più. Gli adulti tacciano. E agiscano di più. Colmiamo il vuoto che sembra inghiottirci». C'è Francesco, che ha capito tutto: «Qui mi sa che 'sto dibattito è un mezzo infinocchiamento. Invece di parlare delle violenze ai minori si è fatta propaganda po- litica». Ci sono le parole potenti di Francesca, diciassette anni: «Noi siamo il risultato della generazione che ci ha preceduto». E c'è la partita solitaria dell'altera Selvaggia, ragazzina controcorrente: «Smettiamola di due che noi giovani siamo solo vittime. E lei, signor sindaco, la finisca con la demagogia. Civitavecchia non è una città idilliaca. E comunque non si superano i problemi rimuovendoli, ma affrontandoli. E allora non prendiamocela con i giornali o con la bambina di undici anni. Prendiamocela con noi stessi». Selvaggia, però. Cesare Salvi si alza e va a stringerle la mano. Ha detto cose diverse ed è pure fotogenica, quanto basta perché le tv la puntino come una preda. Al microfono, intanto, il coro è ricominciato. Una ragazza sta leggendo un foglio: «In riferimento allo spiacevole evento...». Massimo Gramellini E il sindaco difende la città: «Basta con le accuse E' stato un episodio triste Ma sarebbe potuto capitare ovunque» E il sindaco difende la città: «Basta con le accuse E' stato un episodio triste Ma sarebbe potuto capitare ovunque»