«Salvale i martiri di Bosnia» di Andrea Di Robilant

«Basta con lo scandalo del disinteresse, è giunta l'ora di fermare la guerra e far rispettare i principi» «Basta con lo scandalo del disinteresse, è giunta l'ora di fermare la guerra e far rispettare i principi» «Salvale i martiri di Bosnia» Accorato appello del Papa ai ministri Csce ROMA. E' una vera scudisciata quella che Papa Giovanni Paolo Secondo ha voluto dare ieri sera ai 52 ministri degli Esteri della Conferenza per la sicurezza e la cooperazione in Europa (Csce) ricevuti in udienza al Vaticano. «L'ora è venuta, e speriamo che non sia troppo tardi, di restituire un soffio di speranza alle persone e ai popoli. L'ora è venuta — ha detto — di creare le condizioni perché i princìpi e gli impegni sottoscritti dai partecipanti alla Csce a Helsinki, a Vienna e a Parigi siano realmente applicati da tutti e in tutte le circostanze». Ma i pensieri del Pontefice sono rivolti soprattutto ai Balcani. «E' importante che la Csce continui a esprimere un giudizio politico- e morale sullo sviluppo della crisi jugoslava: così eviterà lo scandalo del disinteresse di fronte ad avvenimenti inammissibili». E ancora: «L'insieme degli Stati devono prendere coscienza che essi sono direttamente coinvolti non appena i diritti fondamentali di una persona o di un popolo sono in gioco. La più grande disgrazia che possa accadere all'Europa di oggi sarebbe quella di rassegnarsi alla guerra che martirizza milioni di uomini e donne nei Balcani e nel Caucaso». Il Papa, dunque, incita i governanti europei a non demor¬ dere, a non lasciarsi prendere dallo spirito rinunciatario che aleggia nelle cancellerie. E avverte: la Csce non riuscirà mai ad affermarsi «se si garantiscono le conquiste territoriali ottenute con la forza, se la pulizia etnica, che non è altro che un genocidio, è elevata al rango di metodo, o se le regole più elementari del diritto umanitario sono palesemente violate». L'avvertimento del Pontefice arriva nel momento in cui gli europei tentano le loro ultimissime carte per spingere i belligeranti nella ex Jugoslavia verso un accordo che in pratica sancirebbe la conquista di ampi territori con la forza. Arriva, inoltre, mentre alcuni Paesi — Germania e Francia in prima fila e Italia subito dietro — tentano di ottenere concessioni territoriali da Belgrado prospettando la revoca delle sanzioni imposte dalle Nazioni Unite. Gli Stati Uniti hanno già rinunciato a impegnare ulteriormente la loro diplomazia in Bosnia. E criticano gli europei per l'atteggiamento da loro giudicato troppo conciliante nei confronti dei serbi. In ritirata sul piano diplomatico, gli americani hanno invece deciso di rafforzare l'azione umanitaria alla ex Jugoslavia. Il segretario di Stato Warren Christopher ha annunciato che i voli americani a Sarajevo sa- ranno raddoppiati e che inizieranno anche a Tuzla non appena sarà aperto l'aeroporto. Anche l'Italia ha promesso «uno sforzo straordinario» per facilitare l'arrivo degli aiuti in Bosnia. Il ministro della Difesa Fabio Fabbri ha proposto che l'Italia diventi «la piattaforma logistica» di una grande iniziativa umanitaria e ha messo a disposizione una o due navi ospedale (la San Giorgio e la San Marco) per il trasporto di aiuti. Ma tutto questo, dice Papa Giovanni Paolo Secondo, non basta. Iniziative umanitarie, sicuramente utili, sicuramente nobili, «non dispensano i re- sponsabili politici dal continuare a cercare delle soluzioni originali». Più tardi i 52 ministri della Csce sono stati ricevuti al Quirnale dove hanno ascoltato le note dolenti del presidente Scalfaro, anche lui profondamente deluso dall'incapacità della Csce di dotarsi degli strumenti necessari e dalla «dolorosa sconfitta» nella ex Jugoslavia. «Per sollevare una così precisa critica, una così dolorosa constatazione di inutilità — ha detto Scalfaro — occorrerebbe saper dire cosa sarebbe stato utile e valido. Ma io sono convinto che sia indispensabile an¬ zitutto un atto di verità». Armati di questa verità, i 52 ministri della Csce torneranno a riunirsi oggi proprio nel tenttativo di dotarsi di quegli strumenti che così palesemente mancano. Ma una conclusione è già stata raggiunta: conflitti come quello nella ex Jugoslavia, nel Caucaso, nel NagornoKarabach, una volta esplosi non si ricompongono. «L'esperienza di questi ultimi anni - ha riconosciuto il ministro degli Esteri Beniamino Andreatta - ci ha mostrato quanto tragiche e difficilmente reversibili siano le situazioni in cui le tensioni superano la fatale soglia del confronto armato». Per questo l'accento alla riunione della Csce è tutto sulla diplomazia preventiva e la necessità di dotarsi degli strumenti necessari per evitare che altri conflitti del genere esplodano. Su proposta degli Stati Uniti è già stata approvata la creazione di un «albo dei pacieri», un elenco di diplomatici, avvocati, accademici ed esperti di questioni internazionali in servizio effettivo permanente. Obiettivo: poter mandare in tempi brevissimi una task force di specialisti per tirare le castagne fuori dai tanti focolai che stanno nascendo nel mondo. Andrea di Robilant :. ;. ■. : ; fi : Gli Stati Uniti impongono «l'albo dei pacieri» diplomatici da mandare subito nelle zone calde Giovanni Paolo II ha rivolto un monito all'Europa per la Bosnia

Persone citate: Beniamino Andreatta, Fabio Fabbri, Giovanni Paolo Ii, Giovanni Paolo Secondo, Papa Giovanni, Scalfaro, Warren Christopher