Giochi troppo stupidi per poterli seguire

IL FIGLIO Giochi troppo stupidi per poterli seguire IL FIGLIO MI sembra che sia necessario fare un discorso quanto più possibile pacato, di verità e non di utilità, di concretezza e non di polemica o di propaganda, di oggettività e non di personalizzazione. Come la stragrande maggioranza degli italiani, io non so dire quali disegni guidino l'alternarsi di silenzi e rivelazioni; e francamente qualche volta ho l'impressione che si tratti di giochi troppo sofisticati o troppo stupidi per poterli seguire o comprendere. Resta il fatto di questa incessante produzione di mezze verità, di notizie inedite e di informazioni riciclate, a cui diversi protagonisti della vicenda danno atto ad anni di distanza, continuando ad affermare, in modo stupefacente, che si tratta o di cose già note o di particolari irrilevanti: come se fosse stato noto che esisteva un programma circostanziato, con tanto di nome in codice e approvato dai vertici dello Stato, di ricovero e di isolamento (o di internamento e di rieducazione?) del prigioniero liberato; o come se fosse irrilevante conoscere la identità di chi ha ucciso Aldo Moro o di chi ha frequentato il covo in cui era collocata la sua prigione. Al di là di ogni considerazione di carattere personale, credo che tutto ciò rappresenti un grave danno per la vita del nostro Paese. Dovrebbe essere chiaro per tutti, infatti, che la vicenda del rapimento e dell'assassinio di Aldo Moro è di tale portata - in molti, e io con loro, la ritengono uno spartiacque nella storia della Repubblica - che nessun progetto di riforma della democrazia avrà corso effettivo se su di essa non si dirà una parola finale, pena il continuare, come italiani, a essere inseguiti dal nostro passato. Ma deve essere anche detto che se ciò non è stato sinora possibile è perché, dal 1978 a oggi, non si è avuto il coragI gio o è mancata la volontà di I andare fino al fondo della vi¬ cenda e di cercare nei fatti e non nelle speculazioni una verità complessiva: non una collezione di particolari o una conclusione frettolosa e di comodo, ma una ricostruzione degli eventi verificata, coerente e condivisa, valida sia sul piano giudiziario che su quello politico che su quello storico. So che quanto dico è contraddetto dai vari Bodrato o Amato, per non parlare dell'ineffabile avvocato della democrazia cristiana. Ritengo, tuttavia, che gli eventi degli ultimi mesi abbiano dato ragione a chi - come me - segnalava il perdurare di una situazione di opacità e avvertiva che nessuno poteva sperare di non doversi occupare della vicenda di Aldo Moro o di farla dimenticare semplicemente dichiarandola chiusa, per comodità o per imbarazzo. E' un appello alla verità, quindi, quello che io - non solo come parte lesa, ma nell'interesse di tutti - mi sento di fare a chi ha elementi di conoscenza, che siano diretti o indiretti, che riguardino gli atti dei terroristi o le risposte dello Stato. Ed è un appello che, a maggior ragione, è rivolto a chi ha la responsabilità di acquisirli, e in particolare ai magistrati, al governo e ai Parlamento. Credo che come italiani non potremmo accettare che ci si dica ancora che tutto è chiaro e che ciò che non si sa è irrilevante. Penso che tutti abbiamo il diritto di sapere e - ciascuno per le sue responsabilità - il dovere di giudicare ciò che è importante e ciò che non lo è. E sono convinto che questa opera di verità sarebbe anche il modo migliore per onorare la memoria di un uomo politico il cui contributo allo sviluppo della democrazia italiana è stato negletto proprio nel quindicennio in cui i suoi giudizi definitivi sulla classe politica di questo Paese si realizzavano uno per uno. Giovanni Moro MjO^J

Persone citate: Aldo Moro, Bodrato, Giovanni Moro