Fini andrà sottobraccio a un extracomunitario di Fabio Martini

Nuovi candidati in tutti i collegi Il leader referendario «Qui bisogna far presto» Fini andrà sottobraccio a un extracomunitario ROMA. «Ahó, ma 'sti due si stanno avvicinando troppo...». Scherza, ma fino ad un certo punto Maurizio Sandri, uomo-stampa di Francesco Rutelli: nello studio Rai di Mixer si sta registrando l'ennesimo match tra i duellanti del Campidoglio e, man mano che il 5 dicembre si avvicina, Fini e Rutelli si ammorbidiscono, si rincorrono, si travestono. Al limite del paradosso: il segretario missino è tentato dall'idea di chiudere la campagna elettorale a braccetto di un extracomunitario e un'anteprima si è avuta a Mixer, dove Fini si è esibito in una apertura ai centri sociali giovanili: «Perché no? Purché siano occupazioni legali». E quanto a Rutelli, pur di non inimicarsi i potentissimi commercianti romani - una lobby da 800.000 voti - si è lanciato in un volteggio ad alto rischio: ha «scaricato» il suo amico Marco Pannella. Nel sottoscala di un albergo del quartiere Prati, «accerchiato» da trecento negozianti, a chi gli chiedeva se fosse favorevole al referendum di Pannella sulla liberalizzazione delle licen¬ ze, Rutelli ha risposto: «Non l'ho firmato e non lo firmerò». E visto che la platea gradiva, il ragazzo col motorino ha spinto l'acceleratore: «Prometto che terrò la grande distribuzione sotto al 10% degb spazi commerciali». Applausi, bravo, bravissimo, peccato che il piano del commercio di Roma, scaduto nel '91, preveda un tetto dell' 11%, e dunque Rutelli, nell'afflato da consenso, ha proposto una retromarcia impossibile. Fini e Rutelli si assomigliano sempre più, diventano ogni giorno più «dorotei», per una ragione elementare: Roma è in bilico e l'ultimo sondaggio della Cirm lo conferma. Rutelli è al 53,5%, Fini al 46,5%, il gap è di 7 punti e dunque la partita si gioca su 50 mila, 60 mila voti. E infatti dietro le quinte c'è un gran movimento: incontri segreti, trattative sottobanco, soldi che girano. A Roma si vince se si sfonda nel blocco storico della de romana (Vaticano-commercianti-impiegati), è qui che ci sono i pacchetti di voti in movimento. Anzitutto, nel popolo delle parrocchie. Do¬ menica scorsa sono state presidiate, con tanto di volantini, dai militanti contrapposti, anche se in realtà il peso del Vicariato è uscito ridimensionato dal risultato del 21 novembre, giorno amaro per il cardinale Camillo Ruini e di silenziosa soddisfazione per il grande «assente» delle elezioni, il cardinale Ugo Poletti. Quattro giorni prima del primo t'irno, il vicario del Papa aveva organizzato una riunione notturna nel palazzo del Laterano con i capicorrente de (c'era anche l'ex sindaco, lo sbardeìliano Pietro Giubilo), ma il risultato è stato magro: il rettore della Università gregoriana Dalla Torre, candidato del Vicariato, ha racimolato 5100 preferenze, quattromila in meno di Moana Pozzi. E quando, giovedì scorso, Ruini ha incontrato i suoi sette vescovi ausiliari per discutere del ballottaggio, la parola d'ordine fatta trapelare è stata «libertà di voto», che ha prevalso su quella più prudente e più democristiana dell'astensione. «Una sottile, ma importante differenza, che evita l'atteggiamento passivo e finirà per aiutare Fini», commenta soddisfatto un conoscitore delle stanze vaticane come Gaetano Rebecchini, figlio del sindaco del «sacco di Roma» e artefice di una lista di cattolici di destra a sostegno del leader missino. E c'è gran movimento anche nel popolo degli statali: Mario Aiello, segretario della potente Cisl di Roma (165.000 iscritti) ha riunito, a porte chiuse, il direttivo provinciale per una dichiarazione pro-Rutelli, ma gli è andata male: è stato dissuaso dalla resistenza dei sindacalisti del pubblico impiego, gli statali, i vigili urbani. E se il popolo dei commercianti guarda a destra («Fini è quello che ha dato le risposte più incisive», dice il presidente della Confcommercio Franco D'Amico), a favore di Rutelli si prepara uno dei più sterminati rppelli di intellettuali e perso naggi dello spettacolo mai sotto scritti nella storia della Repub blica. Ma, a sorpresa, un piccolo pacchetto di voti in movimento c'è anche a sinistra. Da qualche giorno le radio rossissime di Roma, Radio Onda rossa, Radio città futura sono attraversate da dichiarazioni di voto del tipo «Ho votato Nicolini, ma non voterò Rutelli: si vergogna di chie dere il voto ai comunisti?». Del l'aria che tira si è accorto il ma nifesto, che nell'editoriale di pri ma pagina lancia l'allarme: «Il messaggio "tranquillizzante" "ruspante" di Fini ha fatto breccia, paradossalmente, anche nel le nostre file», scrive Rina Gagliardi. E nella chiusa, c'è una punta di autocritica: «Se ci lasciamo dominare da aristocratici scetticismi dobbiamo saperlo: il Campidoglio si tingerà di nero sotto i nostri occhi miopi». Fabio Martini Francesco Rutelli (nella foto) alla vigilia del ballottaggio per la poltrona di sindaco in Campidoglio smorza i toni con Gianfranco Fini. Tutti e due guardano al centro sperando di guadagnare voti

Luoghi citati: Roma