Citaristi: Forlani e De Mita sapevano di Susanna Marzolla
L'ex cassiere de al processo Cusani chiama in causa i segretari per i «contributi irregolari» L'ex cassiere de al processo Cusani chiama in causa i segretari per i «contributi irregolari» Citaristi; Forlani e De Mita sapevano «Ma non ho mai visto i35 miliardi dell'Enimont» MILANO. E' ripreso al Tribunale di Milano il processo a Sergio Cusani, anche ieri assente. Protagonista della giornata è stato l'ex segretario amministrativo della de, Severino Citaristi, il cassiere del partito. Assenti gli altri testi, il de Luigi Baruffi, colpito da coliche renali, e il commercialista Pompeo Locatelli perché «in questo momento non è lucido». All'imputato Cusani sono state dedicate due battute: «Non l'ho mai conosciuto», «Non ne ho mai sentito parlare». I veri protagonisti dell'udienza sono stati altri. Oltre a Citaristi, Enrico Boreatti, commercialista incaricato di curare i bilanci del partito. E poi Antonio Di Pietro, pubblico ministero; Giuliano Spazzali, avvocato difensore di Cusani. Di Pietro: Quanti avvisi di garanzia ha ricevuto? Citaristi: Sinceramente non lo so. Interviene il suo avvocato: Sessantaquattro, di cui 38 da Milano (mormorii in sala). Di Pietro: Come è diventato segretario amministrativo della de? Citaristi: Me l'ha chiesto De Mita, allora segretario politico. Di Pietro: Sappiamo che esisteva la prassi di un finanziamento illecito; l'ha inventata lei o l'ha trovata già lì? Citaristi: Non credo proprio di averla inventata io. Di Pietro: Lei a chi riferiva di questi finanziamenti? Citaristi: Il mio referente era il segretario politico. Di Pietro: E chi sono stati i segretari con cui ha lavorato? Citaristi: De Mita, Forlani e Martinazzoli. Di Pietro: A tutti loro ha riferito di questi contributi? Citaristi: Alla fine di ogni anno presentavo un bilancio, in cui risultavano i contributi regolari e quelli irregolari. A Martinazzoli, invece, ho spiegato solo lo stato delle finanze: nel suo periodo non ci sono stati contributi irregolari. Citaristi spiega poi che il bilancio annuale della de era sui 65 miliardi, che salivano a oltre 80 negli anni di elezioni politiche nazionali. Voci di entrata: il finanziamento pubblico, il tesseramento, i contributi sotto i cinque milioni raccolti da un'apposita struttura e quelli superiori, per cui la legge prevede la dichiarazione congiunta di partito e donatori. Di Pietro: Perché non si faceva questa dichiarazione? Citaristi: Io avrei voluto, ma erano gli imprenditori che preferivano così. Perché non volevano far vedere che sponsorizzavano un determinato partito; perché oltre a noi ne finanziavano anche altri. Sullo stesso tema, una doman- da dell'avvocato Spazzali: Perché gli imprenditori pagavano? Citaristi: Per mantenere quel sistema politico che ha sempre permesso loro di lavorare così. Commento di Spazzali: Grazie, senatore, per questa risposta. Qualcuno in questo Paese se n'era dimenticato. Si parla poi di Enimont. Di Pietro: Quando ha avuto per la prima volta rapporti col gruppo Ferruzzi? Citaristi: De Mita mi disse che Gardini voleva parlarmi. Era l'87... Andai da lui e mi disse: c'è un contributo per il partito, due miliardi. Di Pietro: Lei cosa fece? Citaristi: Li presi e informai De Mita. Di Pietro: E De Mita? Citaristi: Prese atto. Stessa scena nel '92. Ma stavolta il segretario de è Forlani e l'uomo-Ferruzzi è Carlo Sama che ha già raccontato questo episodio in aula. Ma Citaristi dice che nella valigetta c'era un miliardo, non un miliardo e mezzo corno aveva detto Sama. Non solo: l'esponente de contraddice Sama su un altro «particolare». Dice di aver ricevuto da lui Cct per quasi tre miliardi nel gennaio del '91. I Cct di Enimont? «Non so», risponde Citaristi. Avvocato Spazzali: Senatore, qui i conti non tornano. Citaristi: Non posso farci nulla. Spazzali: Ma nelle carte processuali è scritto anche che la de avrebbe ricevuto non tre, bensì 35 miliardi per Enimont. Citaristi: Io l'ho già detto. Quei soldi non li ho mai visti. Spazzali: Potrebbero essere andati non a lei, ma direttamente a correnti della de. Citaristi (scandisce): Non lo so. Si parla della destinazione di 700 miliardi. Citaristi: Forlani mi disse che mi avrebbe poi dato una lista di segretari provinciali de delle Marche a cui inviare una busta con la precisazione «Li manda Forlani». Prima di Citaristi, aveva risposto Boreatti, regalando al pubblico un (involontario) motivo di risate. Lui era infatti incaricato di «far tornare» i bilanci della de e quando, a fine anno, «avanzavano» soldi (non si voleva far risultare un attivo) li «nascondeva» in una banca di Bergamo. Di Pietro: Ma come le arrivavano questi soldi, in aereo? Boreatti: Sì. Di Pietro: E come, un aereo speciale? Boreatti: Sì, due volte ne è stato affittato uno apposta. Il processo prosegue oggi: verranno sentiti l'on. Paolo Cirino Pomicino e l'impresario Ambrosio. Susanna Marzolla
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