«Rostagno ucciso per il caso Calabresi»

Sofri e Boato: un'infamia. Ma la sorella dell'ex leader: non fu delitto di mafia Sofri e Boato: un'infamia. Ma la sorella dell'ex leader: non fu delitto di mafia «Rostagno ucciso per il caso Calabresi» r—roma Mpm >——-tt*tb otr—r l rroma MpmAvvocato accusa Lotta continua: temevano parlasse ■,:^z.tm rt umsm arssfcr" m,mi immtz m m.ms; a a» m a MILANO. «Mauro Rostagno non è morto per lupara, è stato fatto tacere alla vigilia di un interrogatorio sul processo Calabresi». Luigi Ligotti, avvocato di parte civile, alza la voce. «E' una storia macabra ancora tutta da scrivere. Loro sono mafiosi, quando non possono colpire, distruggono». Piccolo putiferio. E Marcello Gentili, il legale di Adriano Sofri, si leva in piedi: «So che non potrei interrompere, ma ho il dovere di farlo perché questa è un'accusa gravissima. Chiedo che la mia protesta venga messa a verbale». Ligotti non si ferma e parla più forte: «Fu il senatore Marco Boato, ex dirigente di Lotta continua, ad affermare che Rostagno fu ucciso a causa della comunicazione giudiziaria ricevuta per il caso Calabresi». Udienza sospesa. Gentili, attorniato dai cronisti: «E' una assoluta pazzia pensare una cosa del genere, pensare che Rostagno possa essere stato ucciso dai suoi compagni». Ligotti, invece, raddoppia. Qualche cronista allibito gli chiede come mai allora Le non avesse pensato di far fuori Marino, il grande pentito. E lui: «Non ne hanno avuto il tempo». L'ultima udienza del processo per l'omicidio del commissario Calabresi riserva questa sorpresa. E' il turno dell'avvocato di parte civile che in due giorni, fra ieri e l'altro ieri, parla per 9 ore. E quasi alla fine della sua arringa tira fuori questa accusa. Mauro Rostagno, impegnato in una comunità di recupero per tossicodipendenti, fu ucciso nel settembre dell'88 poco dopo aver ricevuto una comunicazione giudiziaria per la vicenda Calabresi. All'epoca, intervistato dai giornali, Rostagno disse solo che cadeva dalle nuvole, che non si aspettava la citazione per quel delitto nella maniera più assoluta. Dichiarazioni che mal si conciliano con la tesi dell'avvocato Ligotti. Quando fu ucciso, le indagini puntarono sulla pista mafiosa. E secondo molti, quella comunicazione avrebbe indebolito la sua posizione rendendo di fatto più facile l'omicidio per mafia. Ligotti tira fuori all'improvviso questa nuova pista. E Carla Rostagno, la sorella di Mauro, adesso dice che «certo, la cosa strana è che mai nessun pen- tito di mafia parla di quel delitto. E che anzi a domanda precisa più di uno ha risposto: non so nulla di Rostagno. Non è la prima volta che viene fuori questa ipotesi, il primo a parlarne fu Muccioli due giorni doo l'omicidio». L'udienza di ieri ruota tutta attorno alla clamorosa accusa dell'avvocato di parte civile. Parole che fanno scandalo. La sorella di Mauro Rostagno sembra la più sorpresa: «Io vorrei parlare con questo difensore. Se un avvocato di parte civile fa dichiarazioni come queste, mi auguro che abbia qualcosa di valido, delle carte, che ne so». Lui, Ligotti, non è che dica molto di più ai giornalisti: «E' una mia supposizione» Marco Boato, invece, è durissimo: «Il sospetto sull'omicidio di Rostagno costituisce non solo un'infamia che supera ogni limite immaginabile, ma fa anche comprendere a quale livello di farneti cazione delirante si può giungere quando alla ricerca della verità si sostituisce un teorema precostituito. Mauro Rostagno non solo era totalmente estraneo all'ornici dio Calabresi, ma mi aveva espli diamente dichiarato la sua volontà di presentare una denuncia per calunnia quando ricevette la comunicazione giudiziaria che tentava di coinvolgerlo. Soltanto l'agguato mafioso di cui rimase vittima gli impedì di realizzare questa volontà». Alla fme dell'udienza, mentre l'aula si svuota, parla anche Adriano Sofri: «Considero Ligotti, da quando ho avuto modo di co noscerlo, un teppista». Ligotti non replica. [r. i.) Mauro Rostagno, ucciso nell'88

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