Giù dal piedistallo

Giù dal piedistallo Giù dal piedistallo Da Laterza una nuova «Storia» in sei volumi curala da Viano e Rossi delli storici con cui si confronta la nuova opera contengono tutti un'opzione ideologica (come gli autori riconoscono nella Prefazione del primo volume). La Storia della filosofia di Guido De Ruggiero, pubblicata fra il 1918 e il 1947, è di marcata impronta idealistica. La Storia della filosofia di Nicola Abbagnano, apparsa nel dopoguerra (1946-1950), è specchio delle tendenze straniere, innanzi tutto dell'esistenzialismo. La Storia del pensiero filosofico e scientifico di Ludovico Geymonat, primi Anni Settanta, si ispirava al marxismo scientifico. Viano: «Una delle più fruste argomentazioni accademiche è che non si possa fare storia della filosofia senza avere una propria filosofia. 'Non è vero. Non lo è per niente. E' vera, invece, un'altra cosa: che quasi sempre la storia della filosofia è un genere letterario-filosofico utilizzato per fare filosofia. Cioè si tracciano dei precisi itinerari attraverso la città, mentre noi voghamo dare la pianta della città, senza indicare percorsi privilegiati. Non pensiamo che la filosofia sia un destino, men che meno una vicenda unilineare». Rossi: «Sul piano metodologico è molto singolare che non si possa fare storia della filosofia senza scegliere una data filosofia. Se estendiamo il concetto, non si potrebbe fare storia della politica senza un punto di vista politico, storia economica senza abbracciare una teoria economica, e così via. Di questo passo, non si potrebbe scrivere una storia del cristianesimo senza essere o credenti o atei». Però voi, nel vostro lavoro e nei vostri studi, a quali orientamenti filosofici vi siete tendenzialmente ispirati? «Io a nessuno», risponde Viano, allargando le braccia. «La mia identità filosofica è definita di volta in volta - risponde Rossi - dai temi che affronto. Ma il fatto che io studi una filosofia non significa che la condivida. Anche se mi sono dedicato per anni allo storicismo tedesco, non mi definirei uno storicista. In verità non saprei che etichetta darmi. Di certo non mi riconosco in nessuna delle filosofie militanti di oggi». Se la storia della filosofia è un intreccio di storie, se la filosofia non è un destino dell'uomo o del mondo, come si deve interpretare il rapporto tra filosofia e politica, tra pensiero e storia? La rivoluzione francese non è figlia dei philosophes muministi? La Pietro Rossi e (-(irlo Augusto Viano non i personaggi. Un '900 senza Croce né Heidegger rivoluzione bolscevica non è figlia delle dottrine marxiste? «Le correnti storiografiche più moderne negano che le rivoluzioni siano fighe del pensiero filosofico - spiega Viano -. Una volta per esempio si ragionava così: gli inglesi hanno inventato il liberismo, John Locke è il padre del liberismo, i coloni americani leggevano Locke, perciò hanno fatto la rivoluzione. Invece si scopre che non leggevano Locke, ma i sermoni dei pastori e le arringhe degli avvocati. E' vero: sciitamente si attribuisce un primato alla filosofia. Io invece penso che la filosofia ha avuto un ruolo abbastanza marginale nella storia umana». Prende in mano il volume L'Antichità, che ricolloca la nascita della filosofia nel mondo greco classico, l'Atene di Pericle, giudicando arbitrari i tentativi di individuare le origini della filosofia in altre civiltà. Ma neppure nella Grecia di Socrate e Platone esisteva un primato della filosofia e dei filosofi: «Bisogna sfatare un vetusto mito: che se c'è una società filosofica, questa sia Contano le idee, quella greca - aggiunge Viano -. Socrate, Platone, Aristotele, gli Stoici hanno avuto una posizione molto ma molto marginale. Loro si sono occupati della città, mentre la città non si è occupata di loro». Queste premesse si riflettono in un indice generale in cui i capitoli dedicati a singoli filosofi sono eccezioni, meno di venti. Nel sesto volume, H Novecento, previsto per il '96, i pensatori trattati a parte saranno solo tre: Bergson, Husserl e Russell. E Wittgenstein? E Heidegger? Anche agh intoccabili Croce e Gentile si è tolto il piedestallo da sotto i piedi. «Bergson, Husserl e Russell hanno dato l'impronta alla cultura filosofica del secolo e sono anche all'origine di culture filosofiche nazionali - spiega Rossi -. Se non abbiamo riservato capitoli esclusivi a Heidegger e Wittgenstein, ciò non implica un giudizio di valore: semplicemente la loro presenza si esplica in modo diverso. Il Wittgenstein del Tractatus e quello delle Ricerche, l'Heidegger prenazista e quello del dopoguerra non sono figure facilmente riconciliabili. Comunque è vero: il sesto volume cambierà la mappa della filosofia contemporanea». Quanto a Croce e Gentile, sono stati dei rimasticatori. Con buona pace di tutta una tradizione didattica, sono soltanto i filosofi dell'unità nazionale, solidali nel

Luoghi citati: Atene, Grecia, Viano