UN PROTAGONISTA RICORDA di Oreste Del Buono

r r "i UN PROTAGONISTA RICORDA Carlotta e Alberto il sangue non mente H~ O scritto tante volte di Giovanni, Giovannino, Nino Guareschi anche quando scri I verne implicava automaticamente ricevere qualche critica da parte dei miei amici più impegnati a cambiare il mondo, ma ormai molti di quelli che denigravano Giovannino allora hanno dichiarato di apprezzarlo. Oggi, in occasione di questa riproduzione fotolitografica della prima annata 1936 del famoso bisettimanale Bertoldo di cui Giovannino fu il fondamentale caporedattore e animatore provo il bisogno di parlare di qualcun altro Guareschi. Ovvero dei veri autori di questa riedizione: Carlotta e Alberto Guareschi, figli di Giovannino. Ho detto che sono gli autori, perché senza il loro amore filiale, un'opera simile non avrebbe neppure potuto esser concepita e perché è bello poter riconoscere l'importanza di una così commovente fedeltà di due personaggi di un disegno al loro creatore. Come vecchio testimone della nascita del Bertoldo il 14 luglio 1936, giorno di San Bonaventura e del compleanno dei suoi direttori Giovanni Mosca e Vittorio Metz, al numero civico 6 di piazza Carlo Erba a Milano e della sua successiva affermazione tra gli studenti di tutta Italia di allora, non posso dimenticare di aver conosciuto Alberto e Carlotta Guareschi prima nei disegni familiari del loro padre che in carne e ossa. Non sono cambiati. Giovannino Guareschi è ancora vivo in loro, sono loro a mantenerlo più che mai in vita, perché nessun padre è mai stato così onorato dai figli- Molti anni fa l'Europeo provò a includere nei suoi fascicoli delle pagine del Bertoldo, ma la riproduzione non era integrale. Ovvero le pagine originali venivano smontate e rimontate secondo un cauto criterio di selezione che imponeva la scom- parsa delle vignette più legate all'aria del tempo in cui erano apparse e così le vignette prescelte riapparvero, spaesate, senza il loro vero tessuto connettivo. Ma il Bertoldo aveva cominciato a stregare i lettori, proprio al momento di maggior consenso a Mussolini, quando l'Italia era diventata di riffa o di raffa un Impero a danno degli abissini e persino i vecchi antifascisti chiedevano l'iscrizione al partito un tempo odiato. Quest'edizione, invece, è integrale, appena migliorata nella qualità della carta che fa spiccare maggiormente gli inchiostri di tanti bravissimi disegnatori. Il Bertoldo accompagnò il fascismo storico dalla proclamazione dell'Impero fasullo alla fatale riunione del Gran Consiglio che sancì la caduta del regime. Nelle sue pagine di giornale non pedantemente fascista né tanto meno antifascista, possiamo seguire un pezzo di storia dei costumi italiani, con gli errori, le scivolate di gusto, i peccati veniali e mortali, ma anche l'aspirazione alla riconquista di una certa leggerezza nel vivere, a una qualche insubordinazione alla retorica. I figli Guareschi sono generosi come il padre. Per ricordare il lavoro di Giovannino, senza il quale il Bertoldo sarebbe presto finito per disordine hanno fatto riemergere dal passato tutto un gruppo di disegnatori e umoristi, da Carletto Manzoni detto Fildiferro a Marcello Marchesi, da Walter Molino a Giaci Mondaini, da Giuseppe Maratta al divino Saul Steinberg di passaggio che collaborarono come per un gioco, che giocarono a fare i giornalisti, e anche un poco degli storditi e frastornati studenti di allora che nel bisettimanale programmaticamente frivolo seppero leggere anche altre cose. Parola di superstite. Oreste del Buono ino^j

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