Bosnia bombe e stragi contro la pace

In un villaggio le granate dei musulmani centrano una chiesa: uccisi tre bambini e una donna In un villaggio le granate dei musulmani centrano una chiesa: uccisi tre bambini e una donna Bosnia, bombe e stragi contro la pace Ancora massacri a Sarajevo mentre a Ginevra si tratta ZAGABRIA NOSTRO SERVIZIO Ancora una volta i negoziati sulla pace in Bosnia riprendono in una cornice di sangue e violenza. Mentre stamane a Ginevra inizia il nuovo giro di trattative, la guerra continua a fare vittime. Cinque persone sono morte a Sarajevo, mentre altre cinque sono rimaste gravemente ferite nell'esplosione di una granata sparata dai serbi contro il centro della città, proprio di fronte all'ingresso della facoltà di Scienze politiche. Una vera strage è avvenuta nella chiesa di San Giovanni nel paese di Brankovici, nell'enclave croata di Zepce, in Bosnia centrale. Durante la Messa del mattino le forze musulmane hanno attaccato, sparando sei granate contro la chiesa. Sul posto sono rimasti uccisi una donna e tre bambini. Mentre la fame e il freddo attanagliano la Bosnia il convoglio umanitario diretto alla città di Tuzla è stato costretto dai miliziani serbi a ritornare a Belgrado. In Serbia sono rimasti bloccati anche i due convogli di rifornimenti per il battaglione nordico dell'Unprofor. Dopo più di quattro mesi a Sarajevo sono arrivate cinque cisterne con il carburante, ma in città la situazione rimane drammatica. Prima di partire per Ginevra il presidente bosniaco Izetbegovic ha dichiarato che i musulmani richiederanno l'uso della forza per difendere i convogli umanitari. «Se i serbi non accetteranno di restituirci i territori occupati chiederemo che le sanzioni contro di loro vengano rafforzate. Chiederemo anche sanzioni contro la Croazia se non cesserà di immischiarsi negli affari interni della Bosnia e se non ci concederà lo sbocco sul Mare Adriatico nel porto di Neum» ha detto Izetbegovic. Da parte loro i serbi hanno riaffermato di non essere disposti ad alcuna concessione territoriale se prima non verranno tolte le sanzioni contro Belgrado. Nel frattempo il ministro degli Esteri di Belgrado Jovanovic ha invitato l'India e i Paesi non alli- neati a far pressione sull'Onu affinché vengano tolte le sanzioni contro Belgrado, da lui definite ingiuste e infondate. «In Bosnia non sono i serbi a continuare la guerra, ma i musulmani e i croati» ha detto Jovanovic in un'intervista a un quotidiano indiano. Nella capitale jugoslava si chiedono che cosa farà oggi a Ginevra il presidente Milosevic. Alcuni leader dell'opposizione lo accusano di essere troppo favorevole alle concessioni chieste dai Dodi¬ ci e invitano i serbi della Bosnia a ribellarsi alle sue eventuali pressioni. Infatti, se Milosevic dovesse rientrare da Ginevra con le garanzie che le sanzioni contro Belgrado verranno tolte, la sua vittoria, comunque garantita, nelle elezioni del 19 dicembre prossimo eliminerebbe definitivamente tutti i rivali politici. A Zagabria le aspettative per i negoziati di Ginevra, che molti considerano l'ultima chance per la pace nell'ex Jugoslavia, sono soprattutto rivolte verso la soluzione per i territori croati occupati dalle forze serbe, ovvero il modus vivendi previsto per la Krajina e le altre zone dove attualmente sono stazionati i caschi blu. «Abbiamo avuto garanzie dagli Stati Uniti e dall'Europa per l'integrità territoriale della Croazia» ha dichiarato il ministro degli Esteri croato Mate Granic. A Ginevra, oltre ai leader delle tre parti e al presidente croato Tudjman, quello serbo Milosevic e quello montenegrino Bulatovic, ci saranno i ministri degli Esteri dei Dodici, gli inviati speciali di Washington e di Mosca, nonché i comandanti delle forze di pace dell'Onu nell'ex Jugoslavia, l'alto commissario per i profughi Sadako Ogata e il presidente del comitato internazionale della Croce Rossa Cornelio Sommaruga. «Ho visto orrori in Bosnia, orrori nella Croazia occupata, orrori anche in Jugoslavia per via delle sanzioni. La situazione è veramente drammatica» ha dichiarato Sommaruga dopo nove giorni di viaggio nelle ex repubbliche jugoslave. «Dopo quello che ho visto spero in un miracolo». Ingrid Badurina p m S iBi Le vittime della strage p m all'obitorio S di Sarajevo Sotto: un mezzo dei Caschi blu spagnoli pattuglia una via di Mostar La guerra continua su tutti i fronti bosniaci