«lo baby killer senza rimorsi»

UCCIDERE A 10 ANNI L'intervista a uno dei bimbi che hanno massacrato un barbone shocca la Francia «lo, baby killer senza rimorsi» «Che seccatura dover ripetere sempre questa storia» «Tra un po' è Natale, vorrei una bicicletta e un Hi-Fi» UCCIDERE A 10 ANNI PARLA uno dei tre bambini francesi che il 29 ottobre scorso (ma il terribile episodio è stato rivelato soltanto venerdì) hanno massacrato un barbone a Vitry-sur-Seine. Lo ha intervistato, in presenza della madre, una redattrice di «Le Journal du Dimanche». Il giornale ha pubblicato l'intervista in apertura di prima pagina. L'intervistato, che viene convenzionalmente chiamato T., ha dieci anni: un magistrato del Tribunale dei minori ha giudicato che «non si rendeva conto di quello che stava facendo». La legge francese, come quella italiana, tutela i bambini sotto i 14 anni che non possono essere giudicati e dunque, anche in caso di episodi gravi, vengono semplicemente riaffidati ai genitori o affidati ad un riformatorio. In particolare in Italia sotto i 14 anni c'è la «non punibilità». Noto viceversa il caso dei due ragazzini inglesi di Liverpool che nei giorni scorsi sono stati condannati con una formula che corrisponde all'ergastolo per aver ucciso un bimbo di due anni. L'intervistato dimostra di non essere contento di incontrarsi con la giornalista. Esordisce: «Avrei fatto meglio ad andarmene come gli altri due. E' già stata una scocciatura andare laggiù... e poi ripetere sempre la stessa storia». Laggiù dove? Gli chiede la redattrice. «Dal giudice». E qual è la storia che ti hanno costretto a ripetere? «Quello che abbiamo combinato un mese fa con il barbone». Il 29 ottobre la vittima, Pierrot, una cinquantina d'anni, aveva litigato con un altro barbone, Jean-Marc, amico di un gruppo di bambini che giocavano spesso sul prato accanto o nella sua baracca. Quel giorno erano tutti all'interno. Inizialmente vi erano sei ragazzini. Poi due se l'erano squagliata. Tre, di 8, 9 e 10 anni, sollecitati da Jean-Marc, avevano dato il via al linciaggio. Ed il quarto, di 13 anni, era rimasto sul posto impietrito dall'orrore. Pierrot era morto sotto i colpi, il viso trasformato in una maschera di sangue. T. è un bambino come tanti altri. La cronista di «Le Journal du Dimanche» lo descrive «piecolino, con grandi occhiali». A scuola non va per niente bene, è tifoso di calcio. L'atteggiamento della madre, che ha un altro bambino più piccolo avuto con un altro uomo, è descritto da Karen Lajon come un misto tra «curiosità, inquietudine e costernazione»: durante il colloquio interviene pochissimo e lascia al figlio la libertà di esprimersi come crede. «Eravamo lì da un pezzo. Do¬ vevano essere le 5 del pomeriggio. Pierrot stava a guardare seduto su un pneumatico. Era completamente ubriaco, come al solito. Ad un certo punto si è alzato in piedi ed ha detto a Jean-Marc che avrebbe bruciato la baracca. Hanno litigato: Jean-Marc gli ha dato un pugno e lui è caduto battendo la testa su una pietra. Ha perso subito sangue». E voi che cosa avete fatto? «Due se ne sono andati via. Jean-Marc ci ha detto di colpirlo e noi lo abbiamo fatto». E' vero che a quel punto era già morto? «No, non è vero. Noi abbiamo continuato a colpirlo. Non sa¬ prei dire perché lo abbiamo fatto». Non hai avuto la consapevolezza che stavi facendo qualcosa di male? «Sì, l'ho pensato». T. poi racconta di aver aiutato con gli altri a nascondere il cadavere che era stato denudato e di essere tornato a casa a guardare la televisione. Specificando: «Mi piacciono i film di azione, con Brace Lee, Van Damme e Stallone». E adesso che cosa pensi di fare? «Tra un po' è Natale. Spero che mi regalino una bicicletta ed un impianto Hi-Fi». [e. st.] Un barbone, vittima abituale della violenza metropolitana

Persone citate: Brace Lee, Jean-marc, Karen Lajon, Pierrot, Stallone, Van Damme

Luoghi citati: Francia, Italia, Liverpool