«Era molto meglio se mi avesse ucciso»

E all'Angelus il Papa lancia un appello alle famiglie: vigilate sui vostri figli «Era molto meglio se mi avesse ucciso» DALLA PARTE DI LUI Alessandro E. non piange neanche più. Si aggira per casa come un sopravvissuto, accende il Televideo, pagina 144: «Arrestato uno dei baby-stupratori di Civitavecchia. Lunedì potrebbe toccare a...» e legge le sue iniziali sul televisore. Nessun dubbio: «il ragazzino sodomizzato dal padre della bambina di undici anni violentata». Già, proprio lui. Vittima e imputato. «Mi arrestano. Vado lì e mi arrestano». «Ma no, che dici?», lo riscaldano i genitori. Alessandro non risponde. Va a nascondersi fra le braccia della sorella più grande, che da una settimana, sai l'imbarazzo, si è sigillata in casa. «Preferirei essere morto», le dice fra i singhiozzi. «Meglio, se mi uccideva. Continuava a ripeterlo, fra un pugno e l'altro: ti ammazzo. L'avesse fatto. Almeno mamma e papà non avrebbero dovuto sopportare questa vergogna». L'umore di Alessandro è cambiato all'improvviso. All'apparente felicità dei primi momenti, quando U sollievo per lo scampato pericolo di morte aveva cancellato tutto il resto, è subentrata l'angoscia di una condanna incombente, che più che immeritata, gli sembra incomprensibile. Stamattina, quando alle nove si siederà davanti al magistrato che potrebbe spingerlo in galera, Alessandro E. ripeterà il racconto che da giorni sta replicando ai suoi genitori: «La figlia del signor Gianni io non l'ho violentata. Cioè, abbiamo avuto una storiella. A settembre, e per non più di una settimana. Poi io ho conosciuto un'altra ragazzina che mi piaceva e ci siamo lasciati. Nulla di strano. Ci siamo anche rivisti, dopo: ciao come stai - io bene e tu? -. Senza problemi. Posso aver sbagliato. Ho sbagliato. Ma non ho fatto del male. Siamo rimasti amici. Vi pare che un violentatore e la sua vittima possano rimanere amici?». La mamma di Alessandro ha gli occhi di chi ha appena ricevuto un mattone sulla nuca: «Ma doveva proprio capitare a me?». «Dicono sempre così, quelli a cui capita», filosofeggia il marito, impiegato all'Inail. La signora è sull'orlo del crollo. «Ho paura che mio figlio possa buttarsi dal balcone. Terribile. E' la vittima e lo stanno facendo diventare il criminale. E quell'intervista della madre della bambina! Come può aver detto che l'orrenda violenza compiuta da suo marito su mio figlio è cosa ben fatta? Una madre!». Nessuno vorrebbe tirare in ballo la bambina, ma è inutile: qualunque discorso finisce sempre lì. Dice la mamma di Alessandro: «La bimba si truccava: minigonne, scarpe alte, rossetto. Possibile che la mamma...?». «La mamma, se non connivente, è stata almeno negligente», aggiunge Giuseppe De Chirico, l'avvocato di Alessandro e di molti altri ragazzi coinvolti in questa storia. Anche lui non ha retto l'intervista in tv: «Quando ho visto la Buttiglione al Tgl con gli occhi rossi per la commozione ho provato rabbia. Ci era cascata anche lei. Che recita ben orchestrata. Ma andiamo! Se volevano tanto bene alla figlia, perché l'hanno buttata in pasto a tutta l'Italia? E perché quando il preside li invitava a vestire la bambina da bambina facevano spallucce?».

Persone citate: Buttiglione, Giuseppe De Chirico, Lui Alessandro

Luoghi citati: Civitavecchia, Italia