«Nessuna crepa nel Carroccio»

«Nessuna crepa nel Carroccio» «Nessuna crepa nel Carroccio» Farassino: non sono un dittatore il caso-Vercelli, una montatura TORINO. Gipo Farassino, è vero che c'è nervosismo nella Lega? Sabato lei, come segretario nazionale del Piemonte, ha partecipato al consiglio federale convocato in fretta e furia da Umberto Bossi. Ieri il senatur ha detto che la Lega è accerchiata. Poi c'è la vicenda di Vercelli. E' vero che tra le risaie la vedono quasi come un dittatore? «Di tutto ciò che mi ha detto l'unica verità è che sono di origine vercellese. Mio padre è nato in quella zona. Per questo da settembre mi occupo di Vercelli, come dire... con amore. Per il resto è solo vero che la battaglia politica si fa più complessa. La Lega cresce, fa paura alla vecchia nomenklatura e allora...». E allora, Gipo? «E allora tentano di farmi passare per un dittatore. Cercano di impormi scelte. Cavalcano qualunque nostro minimo errore, qualsiasi nostra presunta debolezza». A chi si riferisce? «Alle varie marmellate che si contrappongono a noi in questi giorni di campagna elettorale. Non dimentichi che in Piemonte la Lega sta duellando nei ballottaggi di sei Comuni: da Monca lieri ad Alessandria e Domodossola». Cosa c'entrano i ballottaggi con il commissariamento della sezione di Vercelli? «C'entrano, c'entrano... Lei pensa che i giornali, i media, le tv, farebbero tanto rumore se il nostro simbolo fosse stato sconfitto? Poi, ha ragione Bossi, una parte della classe dirigente, degli operatori economici che contano, avrebbe una gran voglia che noi ci facessimo fagocitare dalla sinistra, dal pds. Ma non s'illudano». Farassino, non divaghiamo, perché ha azzerato la segreteria della capitale piemontese del riso? Si dice per lo scontro in atto tra gli eletti in Comune e il parti¬ to. Un contrasto che lei, da Torino, non sarebbe più riuscito a controllare. E' vero? «L'unica cosa vera è che a Vercelli c'era un po' di disordine. E poi ogni tanto bisogna cambiare le segreterie. Serve a far crescere il movimento. E' invece falso che Torino non riuscisse a controllare la situazione. Sono sempre stato in contatto con la segreteria provinciale. E l'altra sera, quando abbiamo considerato matura la situazione, ho nominato il commissario, che, poi, è il segretario provinciale». Non ha ancora spiegato da quali fatti sia nata la decisione di commissariare. Cosa significa: «Quando abbiamo considerato matura la situazione»? «Malumori tra la segreteria cittadina e l'amministrazione c'erano. Come sempre, quando una forza di opposizione conquista il potere. Dopo l'elezione a sindaco di Mietta Baracchi Bavagnoli c'è stata una caduta nell'attività politica del movimento, sono mancati i punti di riferimento tra segreteria e amministrazione, tra l'emotivo e il razionale. Ma, anche con il commissario, c'è continuità politica. Non abbiamo inserito un corpo estraneo a Vercelli, ma, lo ripeto, un segretario provinciale che ha vissuto giorno perr giorno tutta la vicenda». Il sindaco non è però dello stesso parere. E' vero che minaccia di dimettersi? «E chi l'ha detto? Tra l'altro il sindaco gode di tutta la mia stima» Farassino, come ha reagito Bossi al blitz di Vercelli? Ne avete parlato al federale di sabato? «Un accenno. Il federale ha ben altre gatte da pelare: le elezioni a Genova, Venezia... Altro che Vercelli. Queste sono beghe mie». Giuseppe Sangiorgio

Persone citate: Bavagnoli, Bossi, Farassino, Gipo Farassino, Giuseppe Sangiorgio, Mietta Baracchi, Umberto Bossi