La genetica corre in aiuto di E. Bas.

la genetica corre in muto la genetica corre in muto Nascono banche degli embrioni Studi per produzioni migliori La zootecnia è entrata ormai nel campo della biotecnologia: biofarmaci che moltiplicano la produzione di latte, vitelli che nascono da una coppia di «genitori diversi». Siamo fortunatamente lontani dagli esperimenti azzardati, ma certamente lo scenario della zootecnia sta subendo cambiamenti rivoluzionari. Per parlare di queste problematiche si è svolto ieri a Torino nell'aula magna della facoltà di Medicina veterinaria dell'Università un convegno su «Genetica applicata nell'allevamento animale». Vi hanno partecipato, tra gli altri, John Williams del dipartimento di Immunogenetica dell'Istituto Roslin di Edimburgo, Franz Pirchner del Dipartimento di genetica e allevamento animale all'Università di Monaco, Gian Piero Berrà e Patrizia Fiandra dell'Osservatorio di genetica animale e Giuseppe Sartore, direttore dell'Osservatorio di genetica animale. Il settore dell'allevamento sta cambiando ed entro il Duemila l'apporto integrato di più discipline, tra le quali la biochimica e la genetica, lascia intravedere prospettive di altri cambiamenti. Il convegno ha presentato prospettive interessanti per quanto riguarda il miglioramento della produzione. La strada da intraprendere non è facile e presenta degli ostacoli, ma i relatori si sono detti ottimisti sulle possibilità delle ricerche future. Spiega il professor Giuseppe Sartore: «Oggi gli aspetti genetici sono di attualità e vi sono metodologie in grado di migliorare la produzione animale». Com'è la situazione in Italia? «In Italia siamo al punto di poter tipicizzare i gruppi sanguigni e occorre uno sforzo maggiore per tipicizzare meglio il Dna». Quando si parla di gruppi sanguigni, della tipicizzazione del Dna si parla dei cosiddetti «marcatori genetici» che consentono una caratterizzazione della struttura genetica. Questa caratterizzazione è indispensabile per intervenire e migliorare le caratteristiche riproduttive e produttive. L'obbiettivo, in base all'analisi dei marcatori genetici, è di scegliere i riproduttori con le qualità migliori. Il professor John Williams ha descritto l'applicazione di queste metodologie nelle popolazioni bovine sottolineando come i moderni test sul Dna consentano un aumento di accuratezza nelle analisi con controlli di malattie e caratteri produttivi. Williams ha anche trattato delle ricerche riguardanti il genoma bovino, un progetto che coinvolge attualmente più di 30 laboratori in Europa e altri in Africa, Australia e Asia. Franz Pirchner ha affermato che le ricerche condotte finora indicano che 150-200 «marcatori» dovrebbero essere sufficienti per coprire l'intero patrimonio ereditario degli animali domestici consentendo di identificare le regioni del genoma che controllano i caratteri produttivi e che pertanto potranno essere sottoposte a selezione ai fini del miglioramento. Per Gian Piero Berrà e Patrizia Fiandra «l'obbiettivo di ogni azione selettiva deve sempre mirare ad ottenere il massimo progresso cui si accompagni la minor diminuzione della variabilità genetica. Infine lo studio delle popolazioni animali esotiche può dimostrarsi interessante non solo per la conoscenza di base della struttura genetica di questi animali, ma soprattutto per la possibilità di incroci con le nostre razze autoctone finalizzati al miglioramento delle prestazioni produttive e al ripristino delle condizioni di variabilità genetica venialmente perduta, premessa fondamentale per ogni piano di selezione e miglioramento razionali», [e. bas.]

Persone citate: Franz Pirchner, Gian Piero Berrà, Giuseppe Sartore, John Williams, Patrizia Fiandra

Luoghi citati: Africa, Asia, Australia, Edimburgo, Europa, Italia, Torino