Disco verde per Ferruzzi di Valeria Sacchi

Via libera alle assemblee Ferfin e Montedison per fare partire il piano di salvataggio Via libera alle assemblee Ferfin e Montedison per fare partire il piano di salvataggio Disco verde per Ferruzzi Ora le banche estere dicono di sì MILANO. La diga delle banche europee è crollata, con l'assenso al piano di ristrutturazione Ferruzzi. Le assemblee di Ferfm (martedì) e di Montedison (mercoledì) potranno approvare la ricostituzione del capitale delle società, svalutato a fine agosto. Qualche dubbio serpeggia tuttora fra le svizzere Ubs e Crédit Suisse. E sugli spalti resta Citibank. Ma l'85% dei consensi, necessario per il consolidamento, sembra assicurato anche per Montedison, dove è concentrato soprattutto il debito con l'estero, che complessivamente vale 5700 miliardi. La resa non è stata senza contropartite. Il piano è stato modificato in due punti. Il primo, già noto, anticipa la possibilità di utilizzare il fondo speciale di 2300 miliardi riservato al rimborso dei creditori esteri, dal settembre 1994 alla fine di quest'anno. Il secondo, anch'esso importante, sarebbe l'aver cancellato dal programma di consolidamento European Sugar France e Eridania-Beghin Say. E forse addirittura anche Himont e Moplefan, due società che interessano soprattutto agli istituti di credito americani. La resistenza degli istituti stranieri non è stata vana, hanno portato a casa ritocchi di rilievo. A dissipare gli ultimi indugi, è stata la decisione di Guido Rossi di non accettare rinvìi di assemblee. Egli ha detto chiaro e tondo che, se il consenso non arrivava, avrebbe seduta stante portato i libri in tribunale. Gli ultimi giorni sono stati al limite del cardiopalmo. In Mediobanca, Vincenzo Maranghi e Maurizio Romiti sono rimasti incollati alle scrivanie, insieme a Guido Rosa. A ritoccare, telefonare, consultare. Ed è probabile che anche oggi ci siano da definire gli ultimi particolari. A sei mesi dall'esplosione ufficiale del crack Ferruzzi, sembra arrivato il momento di dare il giro di manovella agli ingranaggi della ristrutturazione. Che poggia sul famoso piano e su una gestione industrialmente corretta delle attività. Gestione che ha già dato i suoi frutti. Per le attività che restano nel gruppo, il piano prevede 6000 miliardi di investimenti in cinque anni, di cui 2500 nell'agroindustria, e 1500 a testa nella chimica ed energia. Sotto il profilo finanziario, il progetto si articola in due aumenti di capitale: 2500 miliardi per Ferfin e 2900 miliardi per Montedison. Oltre alla sottoscrizione di queste operazioni alle banche toccheranno altri sacrifici: la rinuncia agli interessi 1993, il congelamento, fino al 1997, di 8900 miliardi di debiti per Ferfin e di 9000 miliardi di debiti per Montedison (cui bisogna scalare ora i debiti delle «escluse» European Sugar e Beghini. Altro punto rilevante: l'abbattimento dei costi, con una riduzione di 20.000 dipendenti, sia attraverso prepensionamenti che attraverso cessioni di attività. E qui si arriva al capitolo delle vendite di asset. Le sole dismissioni di partecipazioni fi¬ nanziarie dovrebbe fruttare 600 miliardi a Montedison, 525 miliardi a Ferfin. Dagli immobili del gruppo. Foro Bonaparte incluso, si stima di ricavare 1000 miliardi per Montedison, 770 miliardi per Ferfin. Per le cessioni, la lista è chilometrica. Ferfin venderà il 52% di Calcestruzzi, Il Messaggero, Telemontecarlo, Trenno, Datamont, alcune attività di Isvim come Intermarine e Intermarine Holding (leader nei verricelli), la Nikols, le aziende agricole (comprese Torvi e Le Gallare), oltre alle partecipazioni finanziarie come il 9,2% di Gemina, il 5% della Finanziaria agro-alimentare, l'8% dell'Editoriale di Monti, il 10% del Credito Lombardo, l'I,5% di Burgo, l'I,3% di Cofide. Montedison cederà Tencara, Sefimed, il 30% di Edison (che andrà come warrant, 1 azione ogni 20 a chi sottoscriverà l'aumento di Montedison, a 5500 lire), il 9,7% della Sci (Gardini e Vernes), il 10% di Calcestruzzi, lo 0,2% del San Paolo Torino, il 10% di Centrofinanziaria e, attraverso Sifi, il 2,2% di Finarte, il 7,9% di Santavaleria, lo 0,6% di Akros, l'I,5% di Premafin e il 2,6% di Raggio di Sole. Price Waterhouse, società di revisione delle società del gruppo Ferruzzi, già indagata dalla Consob e revocata dai nuovi vertici Ferruzzi, ha annunciato ieri di aver revocato la certificazione dei bilanci consolidati Montedison dal 1988 al 1992 e di Ferfin dal 1987 al 1992. Ma Rossi e Enrico Bondi hanno già la contromossa: proporranno alle assemblee di approvare azioni di responsabilità contro Price. Valeria Sacchi Enrico Cuccia soddisfatto. L'85% delle banche straniere ha già detto di sì al suo piano di salvataggio. Per quattro anni congelati quasi 17 mila miliardi di debiti

Luoghi citati: Milano, San Paolo, Torino