Re della musica per tre anni

Re della musica per tre anni Re della musica per tre anni Erano la colonna sonora dell'estate italiana UN'UNIONE NATA A SCUOLA UE ragazzi normali. Che cantavano quel po' di follia che sta in tutti i giovani. Poi un grande successo, improvviso. La popolarità, i soldi. Dopo, il silenzio, e infine, per uno di loro, la droga. Che ha invischiato, nelle sue spire, tanti altri colleghi cantanti, da Califano a Vasco Rossi. I Righeira, torinesi, si erano conosciuti al liceo scientifico. Il loro nome e la loro amicizia erano nati lì, all'Einstein di Torino. Stefano Righi, classe 1960, figlio di un erborista e di una camiciaia, e Stefano Rota, 1961, famiglia di operai Fiat, avevano scelto di diventare «fratelli d'arte». Si erano ribattezzati Johnson e Michael, da una gag sul professore di ginnastica, e si erano dati quello stesso cognome, Righeira, che in contrasto con il grigiore metropolitano rimandava a caldi paradisi d'Oltreoceano. Righi aveva già alle spalle un 45 giri e contatti con gli Skiantos e i Krisma. Il duo si diede alle serate underground, e al genere ironico-demenziale. Proprio Johnson scrisse parole e musica della canzone che li avrebbe resi famosi: furono i fratelli La Bionda a scovarli, sentendo «Vamos a la playa», e a lanciarli nell'83. Un boom. La classica canzone dell'estate che non si dimentica. Non facevi un passo che qualcuno non te la urlava nelle orecchie, la radiolina, il ragazzo del bar, la barca che fa gite al porto. Quel successo Stefano £V Stefano se lo godettero poco: quell'estate facevano il servizio militare. Li aspettava il Libano, ma, sembra, non ci andarono proprio per la popolarità raggiunta. Da lì in poi, una carriera fulminante. Le compariate in tv, un programma fisso, «Sotto le stelle» con Eleonora Giorgi, i concerti, e migliaia di copie vendute. L'altro loro tormentone, «No tengo dinero», entrò subito nel parlato degli under-venti. Venne l'85, e già le cose erano cambiate. Anche se con «L'estate sta finendo» i Righeira sfiorarono il successo di due anni prima: vinsero con 915 mila preferenze il Festivalbar, ma non era più la follia collettiva di «Vamos a la playa». Nell'86 la loro partecipa- zione a Sanremo fece ancora parlare. I due comparvero nudi sulla copertina del settimanale pop «Tutti Frutti», con una foglia di fico tenuta su da una molletta per il bucato, e in palcoscenico i Righeira arrivarono vestiti da pagliacci, con il cravattone lun¬ go fino ai piedi. Ma era l'anno della Berte che cantava con il finto pancione (sarà poi esclusa dalle rassegna seguenti, per punizione), e la loro mascherata passò inosservata. Nell'estate '86 la loro canzonetta costruita ad hoc per la spiagga non sfondò: si chiamava «Italians a go-go», qualcuno oggi se la ricorda? Il resto è la cronaca di un successo sparito. I giornali saltano interi anni sui Righeira. Si deve arrivare al '90 per leggere qualcosa, due colonne sul matrimonio di Stefano Rota (Michael) con una ragazza veneta. Lasciati i palcoscenici, i due amici avevano aperto ima sala incisioni a Thiene, vicino a Vicenza. Poi le loro vie si erano divise. Rota, ad aprile di quest'anno, con altri compagni e con altro nome, «Gloria Mundi», ha fatto un disco suo, mistico, «Movimenti celesti». Righi invece, come si è saputo, ha percorso altre strade. Il successo dà alla testa, e forse perderlo fa anche peggio. All'inizio della loro storia i Righeira dicevano: «Ci evolviamo. Già ora non siamo più quelli che eravamo 6 mesi fa». Da «Vamos a la playa» sono passati 10 anni. La favola bella è finita. Da tempo qualcuno si cniedeva: ma dove sono finiti i Righeira? Dove non si sa: ma certo, sono finiti. Cristina Caccia Accanto Vasco Rossi, un altro big della canzone italiana che ha avuto guai con la giustizia per colpa della droga. Finì anche in prigione, proprio come Stefano Righi

Luoghi citati: Libano, Sanremo, Thiene, Torino, Vicenza