Ricossa: è tempo che nasca la Margaret Thatcher italiana

«I partiti di centro possono unirsi Ma su valori forti: mercato libertà, funzionamento dello Stato» «Oggi si proclamano tutti liberaldemocratici. Ma "moderato" non è una parolaccia» Ricossa: è tempo che nasca la Margaret Thatcher italiana NO ALLA NO ALLA SOLIDARIETÀ' DI STATO PROFESSOR Ricossa, la Babele delle parole imperversa. Conservatore, progressista, moderato. Il centro sembra sparito, destra e sinistra sparano a raffica e il fuoco incrociato rimbalza ora sull'uno ora sull'altro. Chi sono, oggi, i veri conservatori? «Usare questa parola è diventato difficile, molto difficile». Perché? «Perché in Italia c'è abbastanza poco da conservare». Però in altri Paesi i partiti conservatori sono andati al governo, Ronald Reagan negli Stati Uniti, Margaret Thatcher in Inghilterra. Perché in Italia non esiste un polo conservatore? «Perché in Italia questa parola ha avuto poca fortuna. Ed è sempre stata venduta come una merce svalutata. Di solito, chi la pronuncia, la usa come un'ingiuria contro gli altri, perché i cattivi sono sempre i conservatori mentre i buoni sono i progressisti. E invece questa parola andrebbe rivalutata, resa spendibile in modo nuovo rispetto al passato». Spendibile come? «Riportandola al suo significato originale: il conservatore è un moderato, convinto che la società debba essere cambiata con ordine e a piccoli passi e che alcuni valori di fondo come la libertà, il mercato e l'efficienza dello Stato debbano essere difesi con forza». Ma c'è spazio nel nostro Paese per un partito del genere? «Ci sono nel nostro Paese partiti e forze politiche che puntano verso il centro. Partiti moderati che con il nuovo sistema elettorale dovranno puntare a una nuova identità e a una politica di alleanze diversa dal passato». Partiti «moderati»? Ma anche questo aggettivo, «moderato», non gode di grande credito nel nostro Paese. «Non piace alla sinistra, dunque suona come un'offesa. Come viene dipinto il moderato? Come colui che non ha grande cuore né grandi slanci. Ai grandi slanci si perdona tutto, anche il fallimento econo- mico, l'intolleranza e l'oppressione degli altri uomini. Ai moderati no. I moderati hanno torto in partenza. Sono freddi, prudenti, non si lasciano trascinare dai grandi sentimenti di trasformazione della società. Temono che chi promette il paradiso ci porti all'inferno. Sono dei buoni profeti, i moderati. E troppe volte hanno avuto ragione. Per questo, nel nostro Paese, non li ascolta nessuno». Una forza moderata, dunque. Con i partiti di centro? «Con quei partiti non estremisti che decidono di unirsi sulla base di.un programma serio. Fuori dagli schemi e dalle etichette di comodo». Professore, perché l'Italia non ha avuto una Margaret Thatcher? «Perché in Italia un partito liberista non c'è mai stato. Il liberista crede nel mercato e nella responsabilità dell'individuo. Sa che il mercato comporta dei rischi. Ma sostiene che i capaci devono guadagnare e gli incapaci devono fallire senza che sia lo Stato a tenerli in vita con l'ossigeno dei soldi pubblici. In Italia abbiamo avuto dei grandi liberisti come Luigi Einaudi e Angelo Costa. E un partito liberale che solo in certi momenti della sua storia ha favorito il liberismo, per poi svuotarsi fino a perdere progressivamente questa carica ideale. E' una dottrina scomoda, il liberismo». VII NX Rifsemp Ma lei, come liberista, ha scritto un pamphlet che prende di mira la solidarietà. Come può pensare che un partito cattolico di centro possa-aderire al programma di un partito moderato che fa del liberismo una delle sue bandiere? «Io non ho scritto un saggio contro la solidarietà. Ho scritto un saggio contro la solidarietà imposta, contro quella solidarietà dello Stato che produce sprechi e inefficienze e che invece di risolvere i problemi li complica. Oggi anche un cattolico come Mario Segni dice che bisogna essere anti-statalisti». E anche la Lega dice di essere liberista... «Fare i liberisti dall'opposizione è facile. Vedremo se e quando la Lega sarà al governo». Qual è il principale ostacolo alla formazione di un polo moderato? «Il guazzabuglio». Perché? «Perché c'è sempre chi ci guadagna, a destra come a sinistra». In che modo? «Riuscendo, nella confusione, a camuffarsi. Cioè a cambiare baffi, parrucca e occhiali per indossare il vestito più alla moda e rimanere sempre lo stesso». E quale sarebbe il vestito oggi più alla moda? «La taglia liberal-democratica. Oggi sono tutti liberali, perfino i comunisti e i post-comunisti. Anche Cossutta si dice liberale. Non solo. Ma c'è anche chi, fra i comunisti o i fiancheggiatori del msi si definisce liberista. Margaret Thatcher sotto la falce e martello o la fiamma. Siamo al comico». Ma i liberisti non sono di destra? «Anche questa è una definizione di comodo. Siccome è di destra, o fascista, tutto ciò che non piace alla sinistra, ecco la nuova etichetta: il liberismo è di destra. Sbagliato». Allora il liberismo è di sinistra? «Per carità! Se a destra ci sono i fascisti, che sono statalisti e collettivisti, il liberismo non può essere di destra. Se a sinistra, finiti i soviet e il partito unico, restano 10 statalismo e l'assistenzialismo, il liberismo non può essere di sinistra». Ma allora dove lo collochiamo questo liberismo? «Quando glielo chiesero, il liberista August von Hayek non solo non si definì "di destra" ma rifiutò anche l'etichetta di conservatore. E usò un'altra parola. Si definì "whig", che nella storia parlamentare inglese era la collocazione opposta del Tory Party, 11 partito conservatore. Il liberista guarda ai fatti, non alle definizioni». Ieri lei ha scritto l'articolo di fondo in prima pagina sul Giornale per dire che il msi non può essere indicato come un partito che difende il libero mercato. Era un rimprovero per Berlusconi, che per le elezioni a Roma aveva scelto Fini? «Berlusconi non ha scelto Fini: ha scelto la sincerità. E la sincerità, in politica, non paga. Quel che mi stupisce è che essa sia stata punita con mezzi che venivano usati cinquant'anni fa». Quali mezzi? «I soliti: sei un fascista, sei un anti-democratico, sei contro la Resistenza quindi sei un individuo spregevole. E devi stare zitto». Dunque per lei destra e sinistra sono la stessa cosa? «Oggi sono puri nomi. Lenti colorate, etichette di comodo per accusare, demonizzare o assolvere, a seconda degli interessi di chi le applica. Leo Longanesi usava una frase bellissima. "Il signore è uscito a sinistra, ma torna .a destra per la cena. Può telefonare più tardi"». Mauro Anselmo «I partiti di centro possono unirsi Ma su valori forti: mercato libertà, funzionamento dello Stato» JLPIC^JEU^SERVATORE «^pensare che il nuovo debba «^SlSiSlSSSdS sono meno crudeli IV L'uomo 6 imperfetta Vi Ahhi la fnr^wTT—=—--^^z^^ji^uiu^m esaltato VII Non campare, sanificati delle^eTln^aWelt X Rifletti su qùèiìàfrase di LonoanesF sempre un avvenire. LU"9anesi- un'idea imprecisa ha Sergio Ricossa, economista all'Università di Torino, leader dei liberisti italiani, e Antonio Giolitti, leader riformista e ministro della Programmazione nel primo centrosinistra, rispondono ad alcune questioni che la sfida del voto amministrativo ha portato d'attualità nel dibattito politico italiano. Sì perché fra una settimana, il ballottaggio per i sindaci, metterà l'uno di fronte all'altro candidati della sinistra, del msi e della Lega. Questa semplificazione è stata radicalizzata dagli esiti del voto di domenica scorsa che ha provocato la scomparsa dal panorama politico italiano degli uomini del Centro. Per la prima volta nell'Italia del dopoguerra si confrontano sinistra e destra. E il futuro promette il consolidamento di questi due schieramenti contrapposti, come del resto prevede la nuova legge elettorale: i conservatori e i progressisti. Termini usurati che oggi ritrovano la loro attualità. Che cosa vogliono dire le parole «conservatore» e «progressista» nell'Italia d'oggi? Ha ragione o torto Silvio Berlusconi, presidente della Fininvest, quando considera conservatore Gianfranco Fini, segretario del movimento sociale italiano? E quanta parte della sinistra si può definire realmente progressista? A queste domande rispondono due personaggi-simbolo: Ricossa e Giolitti. L'economista liberista e il leader riformista dettano dieci regole che contraddistinguono il conservatore e il progressista. «^ In alto a sinistra Sergio Ricossa Sopra Margaret Thatcher