Prima volta: mani addosso all'arbitro donna

Prima volta: mani addosso all'arbitro donna E' SUCCESSO IN PROVINCIA DI TORINO L'avventura di Nadia, 28 anni, aggredita da un calciatore su un campo di Seconda categoria Prima volta: mani addosso all'arbitro donna «Al cartellino rosso è esplosa la violenza, ma non mi arrendo» TORINO. Si chiama Nadia Pastore, ha ventotto anni, un fisico minuto e un record: è la prima donna arbitro italiana vittima di un'aggressione durante una partita di calcio. Nadia, un metro e sessanta, capelli lunghi e bruni, lavora come programmatrice in un centro elettronico della Rai di Torino. L'aggressione è avvenuta domenica scorsa a Chivasso, hinterland torinese. «Stavo arbitrando un incontro di Seconda categoria fra il Sud Est Chivasso e la Bosconerese - racconta Nadia -, quando un giocatore della squadra locale si è avventato su di me. L'avevo appena espulso, lui ha visto il cartellino rosso e ha perso la testa. Mi ha agguantato con violenza le braccia, mi ha strattonata urlandomi insulti e minacce, poi mi ha afferrato la mascella e ha cominciato a scuotermi come un manichino». Una pausa, Nadia prende fia¬ to. Si accarezza un braccio ancora dolorante, poi riattacca a raccontare: «Per fortuna sono intervenuti i suoi compagni di squadra, altrimenti non so come sarebbe andata a finire. Lo hanno spinto via, e io sono riuscita a divincolarmi. Ma con quello che era accaduto, non mi sentivo più in grado di continuare ad arbitrare con serenità e obiettività. Così ho fischiato Tornar Matthaeus è accusaro di proposte oscene a una cestista berlinese, nell'aeroporto di Dusseldorf. Di recente aveva insultato un turista olandese a Monaco. Se si pensa che continua ad essere, per i tedeschi, un campione esemplare, si deve decidere che non è Lothar, ma Mandrake. la fine anticipata della gara e sono corsa a rifugiarmi negli spogliatoi». I genitori di Nadia Pastore hanno saputo dell'aggressione quando la ragazza è tornata a casa; il responsabile del Comitato piemontese degli arbitri, Pietro Biasizzo, le ha subito telefonato per sincerarsi delle sue condizioni di salute. «Nadia ha tutta la mia solidarietà - ha detto Biasizzo -. Purtroppo episodi di violenza sui campi di calcio sono all'ordine del giorno, ma un'aggressione a una donna è fatto gravissimo, intollerabile. E dire che la Pastore è una delle ragazze più promettenti che indossano la giacchetta nera». L'aggressore, Antonio Vardè, trent'anni, fisico robusto, è già finito nel mirino del giudice sportivo, che lo ha squalificato fino al 31 dicembre del '94. Ad Antonio Vardé, per il quale evidentemente un arbitro è un arbitro a prescindere dal sesso e tra un arbitro donna e un arbitro uomo non fa differenze di trattamento, la collera nei confronti di Nadia non è ancora sbollita, e oltre a prendersela con lei, se la prende anche con la giustizia sportiva. Vardé ha un difensore d'ufficio, sua madre, la signora Giuseppa, che dice: «Quella donna si è inventata tutto, e non è vero che mio figlio l'ha aggredita». Ma un commissario speciale degli arbitri, presente domenica scorsa a Chivasso, conferma il resoconto della Pastore i cui genitori vanno all'attacco indignati: «Dovevate vedere i lividi che nostra figlia aveva sulle braccia». Quando i lividi saranno scomparsi del tutto e se ne sarà andata anche la paura, Nadia indosserà di nuovo la giacchetta nera. Ha già assicurato che continuerà ad arbitrare. Marco Bonetto

Persone citate: Antonio Vardè, Antonio Vardé, Biasizzo, Marco Bonetto, Matthaeus, Nadia Pastore, Pastore, Pietro Biasizzo

Luoghi citati: Chivasso, Monaco, Torino