«Il servizio civile un obbligo per tutti»
discussione. Così si salva il «Welfare State»: la provocazione d'un economista discussione. Così si salva il «Welfare State»: la provocazione d'un economista «Il servizio civile un obbligo per tutti» I TORINO L ' ERVIZIO civile obbligatorio per tutti, uomini e donì j ne, al posto della naja: l'u^ZJnico modo per salvare il Welfare State, per non diventare un Paese incivile. La proposta viene dall'economista Bruno Contini: dopo averci a lungo rimuginato, ha provato a lanciarla durante il Forum sull'economia di Saint-Vincent che l'ha premiato per il saggio Imprese, occupazione e retribuzioni al microscopio (il Mulino) scritto a quattro mani con il collega Riccardo Revelli. Contini insegna econometria alla facoltà di Scienze politiche dell'Università di Torino. Negli Anni 70 è stato uno dei primi a studiare il fenomeno dell'economia sommersa, a documentarlo, a darne il quadro teorico e i modelli di riferimento. Dopo essere stato a lungo consulente della Cee, oggi fa parte della «task force» comunitaria incaricata da Jacques Delors di seguire i problemi dell'occupazione. «E' questa la mia specializzazione - mette le mani avanti -. Sulla questione del servizio civile vorrei sottolineare che io stesso non ho le idee chiarissime. La mia è stata una provocazione, un modo per introdurre un tema su cui bisognerebbe riflettere». Riflettiamoci, dunque. In quali settori potrebbe trovare applicazione il servizio civile obbligatorio? «Nell'assistenza (non sanitaria) degli anziani, soprattutto, ma anche nella difesa dell'ambiente e del suolo, nella tutela del patrimonio artistico, nella conservazione dei musei e delle biblioteche. Tutti settori in cui potrebbero essere impiegati i giovani appena usciti dagli studi, uomini e donne, con la paga dei militari di leva, e inoltre vitto, alloggio e versamenti previdenziali». Ma non c'è D rischio che così si porti via il lavoro a chi già oggi ha difficoltà a trovarlo? «Direi di no. La domanda di lavori socialmente utili è in continua espansione, mentre l'offerta resta molto bassa, assolutamente deficitaria. D'altra parte andiamo incon- tro a una serie di eventi ineluttabili. Prima di tutto l'invecchiamento della popolazione: oggi in Italia abbiamo circa due milioni di ultraottantenni, il 3,4% del totale; nel 2011 saranno il 6%, nel 2041 po¬ mediabile con la crescita nel settore dei servizi. Aumenteranno i divari di reddito fra i lavoratori, e fuori dell'età lavorativa le differenze saranno ancora più marcate: gli anziani abbienti potranno pa- garsi assistenza, prevenzione, cure ospedaliere. Ma gli anziani più poveri?». L'intervento statale non basterà più... «Non solo non basterà. Di fronte alla crisi economica mondiale, le spinte thatcheriste e reaganiste che si sono diffuse negli anni scorsi porteranno anche i governi più progressisti a tagli molti profondi nel Welfare State. E allora che si fa, si sta a guardare? Naturalmente, un ulteriore aumento della pressione fiscale non è pensabile, a parte il doveroso recupero dell'evasione. L'unico tipo di imposta fissa politicamente attuabile è il servizio civile obbligatorio: un anno della propria vita che ciascuno è tenuto a offrire alla collettività». E' un'idea già prospettata negli Anni 50 da Ernesto Rossi, e in seguito da Federico Caffè. «Sì, più o meno è la stessa proposta. Ma negli ultimi tempi non se ne è più parlato: l'accento cade soprattutto sul tema del lavoro socialmente utile, a cui destinare i lavoratori in mobilità, i disoccupati, i giovani in cerca di occupazione. E' così anche nel progetto elaborato di recente dal ministro Giugni. La mia idea, voglio sottolinearlo, non mira a combattere la disoccupazione, perché so che al riguardo è abbastanza inefficace. Piuttosto potrebbe contribuire a ricostituire una coscienza civile nei giovani». ■ Maurizio Assalto Il prof. Contini: ^ l'unica tassa che si può ancora pretendere» 9R111 «w Ernesto Rossi: fu tra i primi a proporre il servizio civile obbligatorio trebbero sfiorare il 10%. Poi è prevedibile che gli sviluppi della crisi economica mondiale porteranno a una riduzione dei posti nell'industria esposta alla concorrenza internazionale, non interamente ri¬
Persone citate: Bruno Contini, Contini, Ernesto Rossi, Federico Caffè, Giugni, Jacques Delors, Maurizio Assalto, Riccardo Revelli
Luoghi citati: Italia, Saint-vincent, Torino
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