Rimini vieta la parola «slurp»

Rimini vieta la parola «slurp» «E' un gergo fumettistico che può danneggiare l'immagine della città» Rimini vieta la parola «slurp» V/ Comune censura l'insegna di una pasticceria RIMINI. Va bene che i ghiottoni non sono di moda nell'epoca delle diete e del footing. Ma che il termine che meglio riesce a rappresentarli nel linguaggio di tutti i giorni, il fumettistico «slurp», possa essere messo al bando da una sottocommissione comunale fa sorridere. E' invece accaduto a Rimini, che si vanta di essere la capitale delle vacanze e del divertimento. Un'austera commissione ha infatti vietato che il termine «slurp», quello usato da fumetti come Nick Carter o Topolino, possa essere utilizzato nell'insegna di un negozio di bomboloni, cornetti e affini. Si chiama «Slurp Krapfen» e si trova lungo viale Vespucci, nella zona più elegante del lungomare. Probabilmente non sarebbe mai passato alla storia se la sua insegna, già installata, non fosse stata bocciata «culturalmente» dalla sottocommissione comunale per l'arredo urbano. «Dev'essere eliminata la parola "slurp", in quanto di linguaggio gergale e fumettistico, in contrasto con l'obiettivo di riqualificazione d'immagine complessiva realizzato in viale Vespucci», scrive l'amministrazione comunale. Il proprietario del negozio, Lorenzo Sette, ha avuto una reazione sdegnata: «Ma come? A due passi da qui c'è un sexy shop che fa bellavista. Di notte sul lungomare c'è un via vai di viados e lucciole. E gli unici problemi di riqualificazione turistica verrebbero dalla mia insegna? Incredibile». Lui tira dritto e non ha nessuna intenzione di smontarla: «Non se ne parla proprio, per inventare lo slogan mi sono addirittura rivolto a uno studio di marketing». All'assessore alla Qualità urbana, il pidiessmo Diego De Podestà, l'obiezione non fa alcun effetto: «Sono il presidente della commissione e condivido la scelta: noi siamo qui per svolgarizzare le aree di pregio della zona a mare. E' un discorso d'immagine, "slurp" non è una parola ma un'espressione gergale. E a noi il gergo non sembra esteticamente decoroso». Di parere opposto lo scrittore Oreste del Buono: «Mancava solo la censura sui fumetti - dice -, tra l'altro non si tratta di un'espressione volgare, ma esprime solo l'appetito, la voglia di mangiare. A dire il vero c'è anche nelle strisce erotiche, che sia per quello che la vogliono cancellare?». Più secco Antonio Faeti, docente all'Università di Bologna: «Ma quale gergo, si tratta di un termine onomatopeico di derivazione fumettistica che ha una diffusione planetaria. Certo, sarei stupito di trovarlo scritto sul Duomo di Orvieto, ma nella zona turistica di una città come Rimini ci sta a pennello». Nella capitale della vacanze evidentemente non la pensano come lui. Luigi Luminati

Persone citate: Antonio Faeti, Nick Carter, Oreste Del Buono

Luoghi citati: Rimini