Bimbi «sequestrati» per vaccinarli di Marina Verna

Il Tribunale veneto dei minori toglie la patria potestà ai genitori che si oppongono Il Tribunale veneto dei minori toglie la patria potestà ai genitori che si oppongono Bimbi «sequestrali» per vaccinarli Già 200 ragazzi prelevati d'ufficio e restituiti dopo il «trattamento» VENEZIA. Guai, almeno in Veneto, per chi non sottopone i figli alle vaccinazioni obbligatorie (antipolio, difterite, tetano, epatite B). Il tribunale dei minori di Venezia, unico in Italia, toglie la patria potestà per qualche ora - il tempo di mandare a casa i carabinieri, trasportare di peso il bambino in ambulatorio e riconsegnarlo a domicilio perché, come la corte d'appello, considera infondati tutti i motivi di opposizione dei genitori. Così duecento bambini in questi anni sono stati sottoposti a quella che il linguaggio giuridico chiama «vaccinazione coatta». Che avviene, ovviamente, senza tanti riguardi. Nell'agosto del '92, a Casoni (Vi), Rebecca Scatena, un anno e mezzo, e il fratellino Daniele, tre anni, sono stati svegliati al mattino presto dai carabinieri e scortati all'ambulatorio dell'Usi di Bassano del Grappa. Mentre la madre discuteva con un funzionario spiegandogli le sue ragioni, il padre e i bambini sono stati chiusi a chiave nell'ambulatorio, insieme al medico e ai carabinieri. La porta si è aperta soltanto quando i piccoli sono stati vaccinati. Per la dose di richiamo di Rebecca, sono di nuovo andati per le spicce, indifferenti al fatto che la sera prima la bambina avesse avuto la febbre. La violenza non è mancata neanche al terzo richiamo, nel giugno di quest'anno: i carabi- nieri hanno inseguito per strada la donna che, con la figlia in braccio, aveva lasciato l'ambulatorio dopo una discussione, le hanno acchiappate entrambe e portate di peso in ambulatorio. Scene movimentate anche a casa Bracalio, a Villadose (Ro), dove alla fine dello scorso agosto i carabinieri si sono presentati alla porta di buon mattino. La madre ha cercato di difendersi nascondendosi con il figlio in una fattoria dietro casa. Una vicina zelante ha svelato il nascondiglio al padre che, sotto la minaccia di denunce penali, è arrivato con i carabinieri e ha convinto la moglie a cedere. Di storie così ne sono già arrivate duecento al Coordinamento regionale veneto per la libertà delle vaccinazioni, che si è costituito l'estate scorsa e ha sede a Marostica, in provincia di Vicenza. E adesso il Presidente della Repubblica e il ministro della Sanità si sono visti arrivare un appello per la «libertà di scelta terapeutica». In Europa, scrivono i genitori ribelli, non ci sono più rischi di epidemie. Gli altri Paesi, ormai da decenni, «consigliano» le vaccinazioni o prevedono l'obiezione di coscienza. In Italia è invece ri¬ masto l'obbligo. E' vero che in genere si chiude un occhio o al massimo si infligge una multa. Però qualche giudice, come quelli veneti, sceglie la linea dura. La corte d'appello di Brescia ha invece accolto il ricorso di una madre alla quale il tribunale dei minori voleva imporre la vaccinazione del figlio: il suo atteggiamento, ha stabilito il giudice, non era dettato da incuria ma, al contrario, da un'estrema attenzione del bambino. Per questo è stata lasciata libera di comportarsi come meglio credeva. «A noi - accusano invece Ro- berto e Margherita Scatena - i giudici negano il diritto di ricorrere a una prevenzione diversa delle malattie. Ignorano volutamente che una vaccinazione può avere complicazioni alle quali non ha senso esporsi, se non si è una persona a rischio». Chi ha ragione? Le vaccinazioni sono veramente necessarie? La risposta non è identica per tutte le malattie infettive. «I casi di tetano - spiega il pediatra Luciano Proietti, dell'Ospedale Infantile di Torino - in Italia non superano i cento all'anno, nonostante l'enorme quantità di persone che si punge e si taglia in continuazione e non è protetta dal vaccino. Questo avvalora l'ipotesi che il tetano colpisca soltanto gli individui privi di un particolare enzima, che blocca la diffusione della spora tetanica verso il sistema nervoso centrale. Se il rischio è statisticamente limitato, perché imporre vaccinazioni di massa?». Quanto a poliomieliete e difterite, dicono i ribelli, l'incidenza della malattia in Italia non è più così importante da giustificare i pur minimi rischi di «inconvenienti vaccinali», ai quali il direttore del Laboratorio di batteriologia dell'Istituto Superiore di Sanità ha dedicato una sua lunga nota. Spalleggiato da uno degli assistenti di Sabin, il dottor Tarro. Marina Verna I carabinieri sono arrivati a seguire e bloccare per strada una madre con la figlia in braccio per portarle entrambe di peso all'ambulatorio più vicino La vaccinazione coatta decisa dal Tribunale dei minori del Veneto

Persone citate: Casoni, Luciano Proietti, Rebecca Scatena, Sabin, Tarro