Rapito nello Yemen un diplomatico americano

Rapito nello Yemen un diplomatico americano Washington aveva lanciato l'allarme rosso per terrorismo. Ma si parla anche di una faida locale Rapito nello Yemen un diplomatico americano Ritorsione per la recente visita di Rushdie alla Casa Bianca? WASHINGTON DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Grande riserbo, ieri, al Dipartimento di Stato sul rapimento di un diplomatico americano nello Yemen. Haynes Mahoney, capo dell'agenzia dell'United States Information Service a Sanaa, sarebbe stato portato nel Marib, una regione desertica più di 100 chilometri a Est della capitale yemenita, dove sarebbe prigioniero di un gruppo tribale. Erano molti anni che un diplomatico americano non veniva rapito nello Yemen e le ragioni del fatto potrebbero essere molteplici. Da giorni il Dipartimento di Stato aveva lanciato un allarme per tutti gli americani all'estero, avvertendoli che potrebbero essere vittime di atti terroristici perpetrati dai fondamentalisti islamici. L'allarme era stato intensificato dopo che Bill Clinton aveva ricevuto alla Casa Bianca lo scrittore Rushdie, condannato a morte dagli ayatollah iraniani in quanto blasfemo. Non è affatto detto, comunque, che il rapimento di ieri possa essere messo in relazione con l'appoggio dato dalla Casa Bianca a Rushdie. Potrebbe trattarsi di vicende locali. Nessuno ha ri- vendicato il sequestro, né è stato chiesto alcun riscatto. Della vicenda le autorità yemenite si stanno occupando ai massimi livelli. Lo stesso ministro dell'Interno, Yahya Mohammad alMutawakel, si è recato nel Marib, tentando jenza successo di negoziare la liberazione dell'ostaggio. La situazione politica nello Yemen è particolarmente tesa. Il Paese, riunificato negli anni passati, rischia di nuovo di spaccarsi nelle due entità originarie, Nord e Sud, a causa della lotta in corso tra il presidente Ali Abdullah Saleh, espressione del Nord, e Ali Salem al-Baidh, attuale vicepresidente e proveniente dal marxista ex Yemen del Sud. In questa lotta la diplomazia americana è profondamente coinvolta, sia per un ruolo di mediazione giocato dall'ambasciatore Arthur Hughes, sia per un'azione di denuncia delle scorrettezze compiute da entrambe le parti. Ma gli inquirenti sostengono che, almeno per il momento, non vi è alcuna prova che consenta di stabilire la natura politica del rapimento. Vi è infatti un'altra possibilità. Una delle più frequenti occa¬ sioni di attrito tra le tribù locali e gli stranieri in Yemen è l'attività svolta dalle compagnie petrolifere proprio nella zona del Marib. Per quanto riguarda gli americani, lì opera la compagnia «Hunt Oil», due dipendenti della quale furono già trattenuti come prigionieri nello scorso maggio e poi rilasciati. La potente tribù degli Hasched sostiene che la Hunt non ha rispettato le promesse fatte, soprattutto per quanto riguarda la fornitura di servizi. Nell'aprile scorso anche sei dipendenti della compagnia francese «Total» vennero tenuti prigionieri per un paio di giorni. Prima la stessa sorte era toccata a un esperto giapponese di dighe, rapito in febbraio. Nello scorso mese 23 turisti stranieri sono stati presi come ostaggio dalle tribù locali e usati come merce di scambio. Paolo Passarmi

Persone citate: Ali Abdullah Saleh, Arthur Hughes, Bill Clinton, Haynes Mahoney, Hunt, Rushdie, Yahya Mohammad Almutawakel

Luoghi citati: Sanaa, Washington, Yemen, Yemen Del Sud