«Non ho preso mezzo miliardo ma mi dimetto dall'Ascom »

Guala interrogato dal giudice per le tangenti sulle Gru Guala interrogato dal giudice per le tangenti sulle Gru «Non ho preso meno miliardo ma mi dimetto dall'Ascom » Guala nega e si dimette, «per salvaguardare l'immagine dell'Ascom», ma nell'affaire Le Gru spuntano altri nomi dei politici che avrebbero preso le mazzette. Adesso l'inchiesta sul nuovo megacentro commerciale di Grugliasco punta soprattutto su due personaggi: il «cassiere» del pds che prese tangenti per 330 milioni, e il dirigente della Galileo, la società creata ad hoc dalle coop rosse, l'uomo che doveva fare in modo che le cose, a Grugliasco, andassero per il verso giusto, con soddisfazione di tutte le parti in causa. Era piuttosto abbattuto Ottavio Guala, indagato per questa storia di tangenti, al termine dell'interrogatorio davanti al piti Giuseppe Ferrando. Un'ora di tempo, presente l'avvocato Lageard, per spiegargli che lui con le tangenti pagate per Le Gru, non c'entra. Che le dichiarazioni di Alberto Milan, «l'uomo con la valigia», ex rappresentante in Italia della multinazionale francese Trema, sono un'invenzione. «Ho dato a Guala 500 milioni, per non avere grane con i commercianti», sostiene Milan. E Guala ribatte: «Non so perché quel Milan mi accusa. Sono assolutamente estraneo, e soprattutto voglio ribadire che L'Ascom, come associazione, non ha nulla a che vedere con questa storia di mazzette. E proprio per salvaguardarne l'immagine, ho deciso di dimettermi, da oggi». L'Ascom, aggiunge, «si è sempre opposta a questo mega centro. Ci sono i documenti che lo provano». E Milan? «Certo che lo conosco, come tanti a Grugliasco. Non capisco il suo atteggiamento. I nostri rapporti sono sempre stati molto corretti, nonostante critiche e dissensi sulla necessità di quella operazione». Ma perché allora Milan l'accusa? «Non lo so, posso però immaginarlo. Lo sanno tutti che Milan ha sempre avuto un tenore di vita altissimo, è uno a cui piacciono le Bmw, che cambiava spesso. Forse mi accusa perché doveva giustificare dove erano finiti quei miliardi. Oppure potrebbe essere una sua vendetta, contro me e l'Ascom che, soprattutto negli ultimi tempi, ci eravamo schierati contro Le Gru». Le accuse di Milan sono molto precise: «Gli ho consegnato i soldi, in contanti, in un suo ufficio privato di corso Turati. Ricordo che mi disse che il denaro sarebbe andato anche ad altri due "amici", che potevano essermi utili». Gli «amici», secondo il racconto di Milan, sarebbero Dino Casalis, de, ex assessore al Commercio di Grugliasco, attuale addetto stampa Ascom, e Franco De Marco, ex assessore de, area di Bonsignore. E ieri i legali di Bonsignore, Dal Fiume e Giardini, hanno detto: «Il nostro cliente respinge la calunniosa affermazione di Milan secondo cui parte del denaro sarebbe servita alla sua campagna elettorale». Ma prima di quell'incontro ce n'era stato un altro, alla Vecchia Lanterna: qui, alla presenza del dirigente della Galileo srl, in rappresentanza delle coop, era stato definito l'accordo. «Mi chiese 700 milioni, ne pagai cinquecento. Poi ritornò alla carica: 2 miliardi, chiese. Gli dissi che i "francesi" non me li avrebbero mai dati. E non pagai». Ieri Guala ha detto: «Bicordo che una volta, a Parigi, i vertici della Trema mi dissero: Milan si lamenta perché gli chiedete troppi soldi. Io spiegai: non ci ha dato una lira, evidentemente sta coprendo i suoi ammanchi. E non è un caso che i francesi hanno iniziato un'azione di respon¬ sabilità civile, nei confronti del loro ex dipendente infedele». Subito dopo Guala, nell'ufficio del dottor Ferrando è entrato Domenico Bernardi, ex sindaco pds di Grugliasco, candidato al ballottaggio per guidare il comune. E' stato sentito come teste: «E ribadisco che sono stato io a chiedere di venire qui. Volevo capire che cosa sta succedendo. Qui c'è il rischio che la Lega Nord strumentalizzi la vicenda. Io soldi non ne ho presi». E Milan? «Lo conoscevo bene, uno dinamico, con le idee chiare». Milan non ha detto di aver dato soldi a Bernardi, ma ha raccon¬ tato: «Ho consegnato 330 milioni al cassiere del suo partito, e lui mi ha detto che una parte era destinata a Bernardi». Chi incassò? Milan avrebbe fatto, tra gli altri, il nome dell'ex sindaco pei di Grugliasco Angelo Ferrara, primo cittadino all'epoca in cui il progetto Le Gru partì. Sarebbe stato lui a trattare con «l'uomo con la valigia» una tangente di 330 milioni, che poi avrebbe spartito con i suoi. Ferrara sarà sentito al più presto dal magistrato. E davanti al pm nei prossimi giorni comparirà anche il «supervisore» per le cooperative rosse (di cui ha fatto parte a lungo), il dirigente della Galileo che, secondo il racconto di Milan, era sempre presente quando si dovevano trattare le grosse cifre. Cinquecento milioni a Guala, altri 500 ai socialisti (nei prossimi giorni sarà sentito come indagato Giusi La Ganga). Ma non sarebbero queste, le vere tangenti. Qualcuno ritiene che i grossi giochi siano avvenuti prima dell'arrivo di Milan, e che negli Anni Ottanta un altro «uomo con la valigia» abbia fatto il suo giro a Torino. Brunella Giovara Nino Pietropinto La Procura cerca un uomo coop e nuovi politici di pds e de Indagato anche l'on. La Ganga Ottavio Guala con l'aw. Lageard (a sinistra nella foto) all'uscita dalla Procura. Qui a fianco il pm Giuseppe Ferrando

Luoghi citati: Grugliasco, Italia, Parigi, Torino