I piaceri e le grazie glia corte dei Savoia
I piaceri e le grazie glia corte dei Savoia Si presenta oggi la ricerca sulla «pittura di soggetto profano, scene di vita quotidiana e bambocciate» I piaceri e le grazie glia corte dei Savoia Due volumi della Fondazione Accorsi sull'arte del Sei-Settecento Se la Torino di oggi fosse vivace come lo era nel Sei, Settecento gli antiquari farebbero affari d'oro e non si lamenterebbero della crisi che rende timorosi i pochi collezionisti. Facile l'immediata riflessione sfogliando i due volumi freschi di stampa («I piaceri e le grazie») voluti dalla Fondazione Accorsi (presieduta da Giulio Ometto) che vengono presentati oggi al Salone del S. Paolo (via S. Teresa, ore 17) dagli autori Arabella Cifani e Franco Monetti e da Robert Oresko dell'Univeisità di Londra. Una ricerca approfondita delle fonti meno note ha portato alla luce il clima della corte dei Savoia e molte novità sul collezionismo, la pittura di genere e di paesaggio, l'attività dì pittori piemontesi ma soprattutto «esterni». Tanti interrogativi sono stati sciolti, nuovi ne propongono gli autori che si sono in particolare dilungati a raccontare vita e attività di una ri¬ stretta cerchia di pittori (Bolckman, Ollivero, Angela Maria Pittetti, Graneri, Cignaroli): attorno a loro si affina il gusto dei committenti, in una città che cresce di ruolo e di prestigio, che costruisce palazzi e svecchia, specialmente con lo Juvarra, l'urbanistica e gli stili ereditati. Già Vittorio Viale con la mostra del Barocco, negli Anni Sessanta, aveva dato un significativo contributo alla comprensione di un'epoca che è centrale nella storia del Piemonte. Si deve poi a Rudolf Wittkower la collocazione di Torino e del regno sabaudo, nonché del barocco, in un contesto di rilievo internazionale. Mentre Luigi Malie sottolinea, nel suo preziosissimo «Le arti figurative in Piemonte», l'attivismo di Juvarra che a Torino chiamava ad operare gli amici conosciuti nei suoi soggiorni italiani ed europei oppure ne richiedeva i di- pinti su commissione dei Savoia o della ricca borghesia. Tanto per citare è Juvarra che nel 1723 ordina sei tele sul castello di Rivoli: due a Giovanni Paolo Pannini ormai stabilitosi a Roma, due ad Andrea Locatelli pure romano, una al veneziano Marco Ricci e una al torinese Michela. Altri studiosi e ricercatori (determinanti i contributi di Andreina Griseri sullo Juvarra), storici della società e dell'arte hanno sondato con acutezza i secoli di cui ci occupiamo. I due volumi riccamente illustrati, della Fondazione Accorsi, si collocano in questo filone di ricerca e scandagliano in particolare, come dicono gli autori, «quella pittura di soggetto profano, scene di genere e vita quotidiana, bambocciate, eccetera, che trova cospicua fortuna a Torino e le cui vestigia testimoniano di una qualità degna di confronto con quanto di meglio hanno prodotto l'Italia e l'Europa del tempo». Significativo omaggio, inoltre, l'opera dei due studiosi, alla memoria di quel raffinatissimo cultore del Settecento nostrano che fu Pietro Accorsi, indimenticato antiquario a cui si deve tra l'altro l'acquisizione del «Ritratto» di Antonello da Messina, una delle gemme del nostro civico museo. Pier Paolo Benedetto La ricerca è anche un omaggio al raffinato antiquario che fu Pietro Accorsi
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