Tra debiti e dimissioni

Tra debiti e dimissioni RAFFICHE DI CRISI Tra debiti e dimissioni ROMA. I teatri lirici italiani non hanno mai conosciuto una simile crisi. Aida apre martedì l'Opera di Roma, diretta da Oren, con vecchie scene scaligere. L'altro giorno né il regista Zeffirelli né il direttore artistico Menotti erano alla conferenza stampa: teatro allo sfascio, 57 miliardi di debiti, precaria la posizione del sovrintendente Giampaolo Cresci (de). In pericolo pure il sovrintendente della Fenice, Gianfranco Pontel, di nomina socialista. Saltata la «prima» del Mose, tre consiglieri d'amministrazione ne reclamano le dimissioni. A Firenze il sindaco Morales chiede al sovrintendente Bogianckino di ridurre i programmi del Comunale e del Maggio. Tra le eccezioni, il Comunale di Bologna, il Massimo di Palermo che con coraggio allestisce anche opere nuove, e la Scala, serenamente avviata al suo Sant'Ambrogio con La vestale diretta da Muti, regista la Cavani. Secondo Pierre Boulez, i teatri lirici italiani «non sono né museo né galleria». Qual è dunque la loro utilità sociale per la quale ricevono dallo Stato 450 miliardi l'anno?

Persone citate: Bogianckino, Cavani, Giampaolo Cresci, Gianfranco Pontel, Morales, Pierre Boulez, Scala, Zeffirelli

Luoghi citati: Bologna, Firenze, Palermo, Roma