Burocratic Park verso la chiusura di Enzo Bacarani

Le dichiarazioni personali al posto dei documenti anagrafici: come, dove e quando Le dichiarazioni personali al posto dei documenti anagrafici: come, dove e quando Burocratic Park verso la chiusura Autocertificazione e carta del cittadino, i primi passi C'è, ma è come se non ci fosse. L'autocertificazione, regolata da una legge del '68 che per 20 anni non è mai stata applicata, resta per la maggioranza dei cittadini un «oggetto» sconosciuto. La legge è del 4 gennaio 1968 e si chiama «Norme sulla documentazione amministrativa e sulla legalizzazione e autenticazione delle firme». Il Comune di Torino dall'89 ha approvato il regolamento che consente l'attuazione pratica della legge, ma la situazione a quattro anni di distanza non è migliorata di molto: gli enti continuano a chiedere ai cittadini di esibire i certificati anagrafici e i cittadini si recano all'anagrafe. La richiesta di documenti agli uffici demografici del Comune è diminuita, ma di poco. Eppure l'autocertificazione è uno dei primi passi verso lo snellimento delle procedure burocratiche a cui sono costretti i cittadini. Che dice la legge Vediamo in che cosa consiste l'autocertificazione. La legge promulgata il 4 gennaio 1968 consente di sostituire alcuni certificati con una semplice dichiarazione. L'articolo 2 recita: «La data, il luogo di nascita, il godimento dei diritti politici, lo stato di celibe, coniugato o vedovo, lo stato di famiglia, l'esistenza in vita, la nascita del figlio, il decesso del coniuge, dell'ascendente o del discendente, la posizione agli effetti degli obblighi militari e l'iscrizione in albi o elenchi tenuti dalla pubblica amministrazione sono comprovati con dichiarazioni, anche contestuali all'istanza, sottoscritte dall'interessato e prodotte in sostituzione delle normali certificazioni». Ciò vuol dire che per cambiare la residenza sulla patente non è indispensabile un certificato del Comune, ma dovrebbe bastare una dichiarazione del titolare. Dalla data di promulgazione della legge, fatta seguire subito da una circolare per farne osservare l'applicazione, fino a pochi anni fa non è successo più nulla e quasi nessun cittadino se ne è avvalso. Se qualcuno ha tentato, l'ufficio a cui si è rivolto ha risposto che l'autocertificazione non è valida. Il Comune di Torino nell'89 ha approvato il regolamento per l'applicazione della legge estendendo le possibilità di autocertificazione (con validità temporanea) a: professione, condizione non professionale, titolo di studio, legami di parentela o affinità, iscrizione a albi privati, iscrizione e frequentazione a istituti scolastici e professionali, codice fiscale, redditi in godimento individuali o famigliari, appartenenza a categorie protette, stato di sfrattato o abitante in alloggio inagibile, stato di separazione dal coniuge, di convivenza, di erede, di tutore e curatore. Istruzioni per l'uso Per «autocertificarsi» occorre portare con sé la carta d'identità o altro documento valido e compilare i moduli predisposti dai vari uffici. Il modulo dovrà essere firmato. Fino all'89 il cittadino doveva recarsi all'anagrafe a farsi autenticare l'autocertificazione. Oggi l'autentica viene effettuata da chi riceve la documentazione o, per dirla con il regolamento, «da qualunque impiegato di qualsiasi carriera e qualifica che secondo le competenze riceve la pratica. Ad esempio, un funzionario della scuola se si tratta di iscrizioni, uno dell'assessorato al Personale se si tratta di un concorso. La falsa dichiarazione, che è abbastanza rapidamente accertabile, viene punita. Chi fornisce dati inesatti può essere accusato di «falso in atto pubblico» o «truffa ai dan¬ ni dello Stato» a seconda del tipo di autocertificazione. La condanna massima è di 5 anni. In quali uffici di solito è accettata Non tutti gli enti accettano volentieri l'autocertificazione. Non per una sorta di dispetto nei confronti del cittadino, quanto per l'aumento di lavoro che comporta. Ad esempio, un ente pubblico per accettare l'autocertifcazione deve strutturarsi, dare mansioni particolari al funzionario. Ma il cittadino ha il diritto di «autocertificarsi» tanto più che il governo negli anni scorsi ha inviato alcune circolari in cui ha chiesto l'osservanza della legge. «Il dipartimento - è scritto in una circolare dell'89 dell'allora ministro Cirino Pomicino - pubblicizzerà le inadempienze che potrebbero comportare precise responsabilità omissive». Ad ogni modo, a Torino ad esempio, l'autocertificazione viene accettata dalla Questura per il rilascio, il rinnovo o la sostituzione del passaporto. La Questura ha predisposto un modulo che viene autenticato dal funzionario di Polizia che lo riceve. L'autocertificazione è in carta libera, occorre però pagare il bollo acquistando la marca dal tabaccaio e portandola con sé negli uffici. Un altro ufficio che applica in parte la legge è la Prefettura dove l'autocertificazione è accettata per tutte le pratiche ad eccezione di quelle relative alla concessione della cittadinanza italiana, del permesso di soggiorno e delle procedure antimafia. Allo Iacp è accettata per lo stato di famiglia nel censimento biennale degli inquilini. Un discorso a parte sulle scuole. Al Comune di Torino sostengono che sono le più restie ad applicare la legge: per le iscri¬ zioni continuano a chiedere i certificati. Due milioni di certificati Sono a quota due milioni le richieste di certificati all'anagrafe di Torino e ai suoi quindici uffici decentrati. Un leggero calo rispetto a quattro anni fa, quando il Comune ha promulgato il regolamento per l'attuazione della legge sull'autocertificazione. «Abbiamo mandato lettere e circolari a tutti gli uffici pubblici - afferma Cesare Buzzi, caporipartizione del Comune - per stimolarli ad applicare la legge del '68. Però ci troviamo di fronte anche a problemi pratici. Prendiamo la Motorizzazione a cui si rivolgono soprattutto le agenzie di pratiche auto. In quel caso l'autocertificazione non è praticabile perché occorre che all'ufficio si presenti il diretto interessato. Un altro ostacolo alla legge viene dai concorsi: oggi tutto si manda per posta e quindi occorre il certificato». Il problema dei controlli «Quando e come controlliamo se il cittadino ha dichiarato il vero?» è la domanda che si pongono gli enti pubblici restii ad applicare la legge sull'autocertificazione. Buzzi: «Ma il legislatore l'ha scritto: il controllo avverrà in un secondo momento. E poi, non credo che sia interesse del cittadino dichiarare il falso per un documento che gli serve». Una pagella degli enti pubblici sull'autocertificazione? Nelle Prefetture non dovrebbero esserci problemi, mentre qualche ostacolo si può incontrare negli uffici dell'Inps. Enzo Bacarani LA STAGIONE DELLE TASSE

Persone citate: Burocratic Park, Buzzi, Cesare Buzzi, Cirino Pomicino, Fino

Luoghi citati: Comune Di Torino, Torino