Produzione la Confindustria vede meno nero
A novembre si attenua il calo. Fazio avverte le grandi banche: guai a mollare le redini del rigore A novembre si attenua il calo. Fazio avverte le grandi banche: guai a mollare le redini del rigore Produzione, la Confindustria vede meno nero Anche i banchieri credono in una timida ripresa ROMA. Qualcosa si muove: la Confindustria annuncia che novembre si chiuderà con una flessione dello 0,6 per cento rispetto allo stesso mese dell'anno precedente, ancora in negativo, dunque, ma estremamente meglio del drammatico -5,7% di ottobre (che contava una giornata lavorativa in meno) e anche più positivo del calo di settembre, che era stato pari allo 0,8%. A conforto di questo segnale ci sono i volumi delle vendite di prodotti industriali in novembre. Qui i segni di ripresa, seppur modesti, sono più netti: +1% in termini tendenziali, che è il risultato di un aumento del 5,4% degli ordini dall'estero e della frenata del calo di domanda interna, attestatasi a -2,7%. Inoltre i nuovi ordini ricevuti dalie industrie che lavorano su commessa sono aumentati del 3,3% sul novembre 1992; e questo accade in tutti i comparti produttivi, ad eccezione di quelli della gomma e della lavorazione dei minerali non legati alla metallurgia. Intendiamoci, siamo ben lontani dal poter gridare vittoria, ma, nella situazione in cui si trova l'economia nazionale, ogni minimo segnale di miglioramento viene accolto con speranza. Comunque resta il fatto che, nella media dei primi dieci mesi dell'anno l'attività industriale ha segnato una flessione tendenziale del 3,7%, dato solo in parte temperato da quello calcolato sulla produzione media giornaliera, il cui calo risulta inferiore: -3,1%. A condividere la speranza che il '94 possa portare l'inizio di una, seppur timida, fase di miglioramento delle condizioni economiche del Paese sono gli istituti di credito. Ma Bankitalia, di fronte alle incertezze sui tempi e sulla reale entità della ripresa, è fermamente decisa a non allentare i freni della poli¬ tica monetaria. In una riunione che il direttorio di via Nazionale ha avuto con gli amministratori delegati di Comit, Credit, San Paolo, Monte dei Paschi, Banco di Napoli, Banco di Sicilia, Bnl, Banca di Roma, Caripio, Ambroveneto, Popolare di Milano, Popolare di Novara, Bna e Imi si è fatto il punto della situazione economica e produttiva del Paese e, nello stesso tempo, è stata analizzata la dinamica delle attivtà degli istituti di credito. Il quadro generale che è emerso è quollo di un Paese a macchia di leopardo: accanto a settori che tirano, generalmente quelli rivolti all'export, ce ne sono altri in profonda crisi e aree geografiche con prospettive di peggioramento sul fronte del mercato del lavoro. Di fronte a questo scenario, come si spiega in ambienti vicini all'istituto centrale, per la Banca d'Italia «in un contesto di espansione moderata degli impieghi e di calo dell'inflazione, al di là delle turbolenze di breve periodo, resta valida l'impostazione della politica monetaria che mira a mantenere una sostanziale stabilità dei tassi e ordinate condizioni sui mercati finanziari». Per quel che riguarda più direttamente la loro attività le banche confermano il buon momento della raccolta e la moderata espansione degli impieghi. I responsabili degli istituti di credito, però, hanno sottolineato l'esigenza di procedere a una ristrutturazione del proprio passivo, con l'obiettivo di ridurre il costo medio della raccolta che appare piuttosto elevato. C'è quindi bisogno, dicono i banchieri, di agire sui tassi passivi e non solo su quelli attivi che stanno gradualmente flettendo, frenati però dalla accresciuta rischiosità degli impieghi, ìv. cor.] A sinistra il presidente di Confindustria Luigi Abete e, a destra, il presidente della Cee Jacques Delors
Persone citate: Jacques Delors, Luigi Abete
Luoghi citati: Bna, Imi, Milano, Napoli, Novara, Roma, San Paolo, Sicilia
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