GIOCATTOLI PER BAMBINI GIÀ MORTI di Barbara Spinelli

9 GIOCATTOLI PER BAMBINI GIÀ'MORTI jevo. Difficile credere ancora in qualche cosa, quando la civiltà europea ha lasciato che un genocidio si compisse senza impedimenti. E non solo ha lasciato che il genocidio si compisse: ne ha fatto un evento teatrale, un passatempo programmato nell'ora dei telegiornali «per un pubblico seduto nelle arene a contemplare quello che ci succede nella lotta contro le bestie selvagge {La Stampa, 11 novembre). Qualche mese fa, quando accorsero gli aerei britannici per salvare Irma la bambina agonizzante, i giornali inglesi citarono una frase del Primo ministro Major: «Mi raccomando, portate in Inghilterra soprattutto bambini. I bambini sono più telegenici degli adulti». Major non ha mai smentito la dichiarazione, riportata dai giornali incolleriti. Ha ragione Dizdarevic quando mette tra virgolette le parole: civiltà occidentale. La civiltà occidentale non è quel che pretende di essere. E' il prodotto di un'immaginazione ottimista. E' una realtà virtuale, prodotta da un gioco video che simula sugli schermi i personaggi di questo basso mondo. L'Occidente pagherà questa sua idiozia quotidiana, e sistematica. E non tanto gli americani che paracadutano in questi giorni giocattoli e viveri, ma soprattutto i governi europei, che da quattro anni, da quando è caduto il Muro di Berlino, non sanno più nominare i nemici che ci minacciano. Avevano detto, nell'89: questa è l'ora dell'Europa, della sua riunificazione, dei ritrovati comuni destini. Questo è il trionfo, la vittoria dei regimi democratici. Brindavano ancora e si felicitavano l'un l'altro quando i serbi cominciarono la loro guerra di sterminio, chiamata più asetticamente e igienicamente: guerra di pulizia etnica. L'hanno cominciata in Kossovo, contro gli albanesi, molto prima che Slovenia, Croazia e Bosnia, spaventate dalla ferocia panserba, scegliessero di staccarsi dalla Jugoslavia e di resistere all'aggressione. Questa è una regione dove i go¬ verni europei avrebbero dovuto intervenire. E' la loro, la nostra area d'influenza. Dico che [governi sono responsabili perché gli europei non volevano tutta questa paralisi, questa pusillanimità, questi macabri spettacoli. In tutte le nazioni d'Europa, gli intellettuali quando hanno parlato si sono mostrati d'accordo sulla necessità di fermare la mano degli assassini, e non pochi hanno chiesto che si permettesse almeno ai bosniaci di difendersi, perché questo è un inalienabile diritto dei popoli aggrediti. Quasi tutti i giornalisti inviati in ex Jugoslavia, quasi tutti i pensatori europei hanno denunciato o lamentato l'impotenza occidentale. E anche le opinioni pubbliche volevano che si facesse qualcosa di più: tutti i sondaggi lo mandavano a dire, a cominciare dall'Italia. Mai di fronte a una guerra ci fu consenso così vasto, all'indomani dell'ultimo conflitto, fra le genti d'Europa. I loro dirigenti non ne hanno tenuto conto, come se non avessero nulla a che vedere con i propri elettori. Neppure dell'opposizione in Serbia hanno tenuto conto. Hanno preferito guardarsi l'un l'altro in cagnesco - con i governanti francesi che diffidavano dei tedeschi, e gli inglesi che vedevano rinascere la potenza germanica - e non hanno esitato ad aiutare, esplicitamente, i dirigenti serbi. Hanno voluto che questi vincessero, hanno disarmato i bosniaci perché la vittoria di Karadzic e Milosevic fosse totale. Oggi stanno addirittura pensando a sospendere le sanzioni contro Belgrado. E ai residui brandelli di popolo bosniaco inviano non le armi che questi implorano, ma orsacchiotti di pezza per bambini già morti. La beffa, crudele, è voluta dai governi ma rende responsabili anche noi cittadini, che non volevamo macchiarci come ci stanno macchiando. Anche di fronte a noi i governi occidentali hanno perso la faccia in ex Jugoslavia, e il diritto a rappresentare la «civiltà europea». Barbara Spinelli

Persone citate: Dizdarevic, Karadzic, Milosevic