Picconate su Piazza Affari di Ugo Bertone

Picconate su Piazza Affari Picconate su Piazza Affari Tra urne e listini, 50 anni di fuoco INVESTIMENTI E POLITICA D MILANO E Mita, De Mita, con te ora è finita!». Eccola, la filastrocca preferita di Piazza Affari nell'82, l'ora del libretto verde del leader di Nusco. La Borsa era calata del 3,9% al momento dell'insediamento del nuovo capo della de. E l'anno dopo? De Mita affronta l'esame delle urne, elezioni politiche dell'83, trionfa Spadolini, la de va giù e la Borsa è sotto dell'3,6%. Anche De Mita, in soli dodici mssi, era diventato un beniamino del mercato, attento, tutto sommato, a una sola regola: no alle novità, sì alle vecchie conoscenze. Robe da bambini di fronte al copione di queste settimane: qualche voce da Londra, e fioccano le vendite: contro la lira, contro i Btp, contro tutte le azioni. No alle novità, ma tai.^a voglia di assorbire, di capire prima degli altri, per per far fortuna. Come sempre. E come sempre è confermata una delle regole non scritte di Piazza Affari: nulla cambia sotto il sole e il listino. Lo si vede, eccome, in questi giorni. Tutto agli oc- chi dei vecchi marpioni della Borsa fa notizia, tutto fa anticipazione, magari finta sorpresa. Non a caso, il 9 settembre del '43, Piazza Affari fa un piccolo balzo in avanti: c'è chi scommette sulla novità dell'armistizio, la prospettiva della futura pace. Troppo presto? Anche di questo è fatto il mercato, cinquantanni fa o oggi. Quante picconate cadono sulla Borsa, in queste settimane del crepuscolo della prima Repubblica. L'unica novità? L'efficienza della telematica: le voci, «le grida», adesso arrivano da Londra, dai ragazzi della City che hanno ormai potere di vita e di morte sull'andamento delle varie società, e in particolare sulle pagelle finanziarie dei vari Occhetto, Martinazzoli o Bossi. Chissà, alla luce di questi risultati, anche Achille Occhetto può sperare in una pronta cooptazione nel futuro prossimo di questa Repubblica di Piazza Affari. L'importante, tutto sommato, è farci il callo. Difficile, però, a giudicare dai precedenti. 18 maggio '85, ad esempio: pentapartito alle stelle e pei sconfitto alle elezioni. Il risultato? Un bel rialzo, alla faccia delle difficoltà della sinistra. E le fortune della «falce e martello» oltre che della Quercia, hanno sempre coinciso con momenti di malumore per il mercato borsistico. Non piace, agli operatori, la prospettiva di un'ascesa della sinistra ex comunista. Ottusità? Forse. In realtà è dura credere che il pds possa favorire i profitti. Poi, sotto la spinta di una bocciatura dei listini, magari la sinistra sarà più sensibile degli altri... Ma alla Borsa piace innanzitutto la stabilità: guai ai cambiamenti. I mercati amano la tradizione, ripetono in coro gli operatori italiani e stranieri. Inutile, come fa il segretario missino Fini, inventarsi una particolare idiosincrasia per Occhetto. Quasi inutile, in realtà, farsi amare dagli operatori del mercato. Ne sa qualcosa Bettino Craxi. Lui, il 4 dicembre dell'85, varcò il portone della Borsa con grandi ambizioni. Per l'ex segretario psi, caso eccezionale, gli operatori si fermarono per più di un'ora dopo un grande applauso. Tanto amore non si è tradotto in passione: la caduta del leader del psi, nel dicembre del '92, si è tradotta in una discesa del 2,2% il martedì successivo. Ma, due giorni dopo, il bollettino della Borsa già segnava un +3,36%. Piazza Affari dimentica presto. Non piace, in questi giorni, l'avanzata del pds. E c'è chi, ancora senza sapere della dichiarazione prò Fini di Berlusconi, scommette su un possibile successo del msi. «Quasi che - sghignazza un trentenne di una grande Sim - agli stranieri possa piacere di più un'Italia in mano alla Mussolini che non a un ex comunista...». «Mordi e fuggi» dicono alla Merrill and Lynch per descrivere il mercato italiano. «Così come non credo che lei andrebbe in vacanza in Croazia - rispondono tranquilli da Londra -, noi evitiamo di investire in Italia». Semplice, quindi. Almeno in apparenza. Perché, nel primo semestre del '93, i fondi angloamericani hanno investito più di 80 mila miliardi in titoli di Stato italiani. Solo in parte, va sottolineato, questa è una prova di fiducia. In realtà, gli stranieri si muovono con rapidità sempre maggiore. E senza pietà. Con la stessa velocità, infatti, possono uscire. Ugo Bertone Il 9 settembre 1943 l'armistizio fece salire l'indice del mercato Bettino Craxi

Luoghi citati: Croazia, Italia, Londra, Milano, Mita, Nusco