Vende il figlio per i debiti

Le due donne, finite in carcere, sono tornate libere e il bimbo è adottabile Le due donne, finite in carcere, sono tornate libere e il bimbo è adottabile Vende il figlio per i debiti Avviso di garanzia a un ginecologo Quanto vale la vita di un bimbo? Un pugno di milioni, l'equivalente di un prestito che si fa fatica a restituire: per azzerare il debito Mariam Hailè Hirut, giovane etiope sposata ad un cittadino italiano, aveva acconsentito a consegnare - subito dopo il parto - il suo secondogenito a una conoscente, Vanda Carta. Ma dopo la nascita di Dawit cambiò idea. Gli assegni che aveva dato in garanzia furono posti all'incasso e cominciarono le minacce. Alcuni sconosciuti si presentarono a casa sua, in una zona isolata di Mazze, nel Canavese: avrebbe¬ ro fatto saltare l'abitazione se lei avesse insistito a tenersi il bimbo. E poco prima dell'arresto delle due donne, due settimane fa, Vanda Carta le urlò al telefono: «Io il bambino non me lo potrò godere, ma nemmeno tu ci riuscirai». Mariam Hailè Hirut e Vanda Carta sono tornate in libertà; per il piccolo di sei mesi - affidato ad una comunità - il tribunale dei minori ha aperto la procedura d'adottabilità. In questi giorni un avviso di garanzia è stato inviato anche ad Antonio Bruzzese, il convivente della Carta. L'accusa: concorso in alterazione di stato civile di un neonato e falsa attestazione ad un pubblico ufficiale. Le indagini del pm Bianconi e dei marescialli dei carabinieri Falcone e Palmiero hanno anche portato ad un medico, il ginecologo Mimmo Bartolomeo, che ha ricevuto un'informazione di garanzia per falso ideologico e ieri è stato interrogato, assistito dall'avvocato Loredana Gemelli. Nel marzo scorso, due mesi prima della nascita di Dawit, le due donne si recarono all'«Istituto medico di Torino», di via Valperga 32: si sottoposero entrambe ad ecografia; risultò incinta Vanda Carta. Un «disguido» che alla donna sarebbe servito per documentare la falsa maternità. L'etiope andò a partorire ad Addis Abeba e l'altra donna la raggiunse, tentando di far passare il neonato per figlio suo e di Bruzzese. All'ambasciata non abboccarono, la Carta dovette ritirarsi. Mariam Hirut era strozzata dai debiti; la sua ultima speranza, una lavanderia a Strambino, era naufragata nelle cambiali. I prestiti della Carta, titolare di un bar-ristorante a poche centinaia di metri dal locale, sembravano provvidenziali. A quale prezzo? C'è il sospetto che il tasso d'interesse imposto sfiorasse l'usura. In casa della Carta sono state ritrovate polizze del Monte dei pegni: il segno di quella attività? Ma lei sostiene di aver impegnato solo gioielli di sua proprietà. L'ultimo sospetto: perché in più referti è stata alterata la data di nascita di Dawit, posticipandola? Si intravede l'ombra di un altro bambino in vendita. Alberto Gaino Scambio di nomi per documentare la falsa maternità Vanda Carta e il suo convivente Antonio Bruzzese

Luoghi citati: Addis Abeba, Strambino, Torino