Eao la nuova Torin poche cose ma buone

Idee per cambiare: musica rock, laser e ragazze pon-pon BASKET In una settimana il tecnico ha trasformato la Francorosso e l'ha guidata al successo di Forlì Eao la nuova Tonno, poche cose ma buone Guerrieri: cerchiamo di giocar bene, e se si vince tanto meglio TORINO. «Non so dire se la Francorosso che ha vinto a Forlì sia una meteora o una stella fissa, ma di certo in casa della Telemarket, così come nell'amichevole di giovedì a Pavia, la squadra mentalmente ha risposto bene. Forse prima c'era qualcosa che non quadrava, ma non posso ancora dire esattamente che cosa. E' presto, ne riparliamo fra qualche settimana». Così, con il suo consueto linguaggio colorito, il nuovo tecnico Dido Guerrieri archivia il suo rientro in grande stile alla guida dell'Auxilium Francorosso Torino. Poco meno di tre anni fa, a fine gennaio '91, Guerrieri pareva un miracolato dopo essere uscito senza gravi danni dall'ischemia cerebrale che l'aveva colpito mentre guidava l'Auxilium a Reggio Emilia. Domenica scorsa, invece, il prodigio sembra averlo fatto proprio il Professore, conducendo per mano alla vittoria la formazione torinese sul diffi¬ cile campo della Telemarket Forlì dell'ex pivot torinese Darryl Dawkins. Pochi avrebbero scommesso sul blitz della Francorosso, in casa di una delle pretendenti alla promozione in Al. La squadra torinese (mai particolarmente brillante nelle prime sette giornate in cui aveva colto solo tre vittorie) sembrava piena di problemi e, dopo l'esonero di Danna, pareva dover tagliare per scarso rendimento anche l'americano Brian Howard. Invece, improvvisamente, col ritorno di Re Mida Guerrieri tutto è cambiato ed è arrivato l'insperato quanto prezioso successo a Forlì, maturato attraverso una partita condotta sempre in testa e un grintoso finale, senza eccessivi timori quando i romagnoli si sono fatti sotto con un pressing disperato. E proprio questo sottolinea Guerrieri: «Una cosa mi è piaciuta: la calma con cui abbiamo gestito gli ultimi minuti della partita. Forlì è una buona squadra, con due americani come Dawkins e Rogers fa paura a chiunque. E poi il loro nono uomo è un certo Vecchiato, mica un ragazzino. Eppure siamo riusciti a fare con ordine e lucidità le due-tre cose che avevo potuto spiegare nei pochi allenamenti dopo il mio arrivo. Lo spirito della squadra è quello giusto. Se domenica avessimo giocato la prima giornata di campionato, direi che la Francorosso è da promozione». Purtroppo invece un avvio incerto condizionerà pesantemente il futuro, anche se la squadra torinese riuscirà a fugare i dubbi emersi fin qui. «Venendo a Torino ho accettato certi rischi - ammette consapevolmente Guerrieri -, ma questo è il mio lavoro. Poi in questa città sto bene e mi va anche di tentare la sorte. Domenica ho già avuto conferme dai miei gio¬ catori: Abbio ha grandissima classe, Mian è un buon giocatore, Bella lotta e salta alla morte, Valente è un duro, Silvestrin ha molta esperienza, Casalvieri gran tiro da distante». E Howard? «Anche di lui, per ora, non posso dire che bene. Sa difendere, ma ha anche una buona tecnica individuale che lo rende pericoloso in attacco. A Forlì ha anche preso un sacco di botte, senza lamentarsi. Forse pure in lui si è sbloccato qualcosa. Non è una stella, ma finora mi è piaciuto». Che cosa c'è dunque di nuovo nella vittoriosa Francorosso rispetto alla vecchia e deludente Auxilium? «Ce lo dirà la Teamsystem Fabriano, domenica. Per adesso posso soltanto garantire che riuscirò a far giocare bene questa squadra e a divertire il pubblico. Se poi riusciremo anche a vincere, tanto meglio». Giorgio Vìberti