Doccia gelida per Borsa e lira di Zeni

L'incertezza dei tassi e il voto-choc fanno salire la tensione sui mercati L'incertezza dei tassi e il voto-choc fanno salire la tensione sui mercati Doccia gelida per Borsa e lira Anche i futures a picco MILANO. Ondata di gelo sui mercati finanziari. Sull'Italia soffia il vento freddo dell'incertezza politica: cosa succederà dopo l'ultimo terremoto elettorale? Sul resto d'Europa soffia il vento, altrettanto gelido, dell'incertezza sui tassi: torneranno a scendere dopo l'altolà dei tedeschi della Bundesbank? Gran brutta bestia l'incertezza. E così, ecco spiegato un lunedì di ordinaria pazzia che ha travolto nel più preoccupante scivolone degli ultimi tempi le Borse di mezza Europa. Maglia nera per piazza Affari dove la caduta dei prezzi è stata pesante: un meno 3,25% dell'indice Mib che sale addirittura a un meno 4,9% se si considera il Mibtel, l'indice della Borsa telematica che esprime l'andamento delle quotazioni delle maggiori società. Ma anche alla Borsa di Parigi, partita in ritardo per problemi tecnici (ebbene sì: non succede solo in piazza Affari), lo scivolone è stato brutto: -2,9%. Idem a Francoforte: -2,28%. Idem a Madrid (1,53%), Zurigo (-1,13%), Amsterdam (-2,62%), Bruxelles (2,2%), Londra (-1,2%). Le ragioni di tanto freddo sui mercati sono note. La più importante è il venir meno della prospettiva di un ulteriore calo del costo del denaro. La crisi economica continua a mordere nel Vecchio Continente, per favorire una ripresina sono indispensabili altri sforzi da parte delle banche centrali per tagliare i tassi: così la pensa, la commissione europea che in un suo libro bianco ha sollecitato nuove riduzioni. Peccato che i tede¬ schi non si dimostrino entusiasti. Anzi. Venerdì era stato il presidente della Bundesbank, Hans Tietmeyer, a gettar acqua sul fuoco: «Abbiamo già fatto il possibile in materia di riduzione dei tassi, in futuro ci muoveremo con estrema cautela». Ieri è toccato a Jaohan Eefhoff, segretario di Stato per l'economia, ribadire il concetto: «La discesa dei tassi non può essere imposta da una politica economica europea». Quanto basta per innescare sui mercati una serie di previsioni non proprio ottimistiche. Con tanto di contraccolpi, psicologici, ma non solo psicologici. Basti per tutti la mossa che anche Bankitalia ieri è stata costretta a fare: l'aumento dal 9% al 9,12%, poca cosa ma pur sempre aumento, del pronti contro termine. Segnali subito interpretati con nervosismo dal mercato che già si attende prossimi aumenti dei tassi Usa, una previsione che concorre a rafforzare sua maestà il dollaro tornato alla grande ovunque. Ed è proprio sul fronte monetario che sono cominciati ieri, lunedì postelettorale, i guai tutti italiani. Dollaro a 1688 e marco a 988: si annuncia fin dalle prime battute la debolezza della liretta, prima avvisaglia delle preoccupazioni dei mercati sugli effetti che potrà avere il risultato di domenica. Poi, in giornata, la ripresina che riporta a quota 1683 il cambio col dollaro. Una boccata d'ossigeno forse dovuta all'ultimo dato sull'inflazione che rallenta (4,1% contro il precedente 4,3% su base annua) e che fa dire al ministro Piero Barucci: «Tenuto conto dell'importante consultazione che ha interessato 11 milioni di persone e dei cospicui spostamenti che ne sono derivati, mi pare che i mercati stiano reagendo in modo composto». Ma ahimè, se la lira scende ma tutto sommato tiene, va male per i titoli di Stato e per la Borsa. Sui futures, a Milano come a Londra, è giornata pesante. Vendite record e tonfo quasi record: due lire perse dai futures sui Btp, da 114,6 lire di venerdì a 112,52. Poi tocca a piazza Affari. E sono dolori per il termometro più sensibile al fattore I come incertezza: se l'av¬ vio vede scendere il Mibtel del 2,26%, il seguito è peggio. Dalle altre Borse filtrano le preoccupazioni sui tassi. Dopo mezzogiorno arrivano le vendite (soprattutto su Sip e Stet) degli stranieri. Nel pomeriggio i dubbi della mattina sulla tenuta del quadro politico diventano certezze o quasi. Un calderone dove c'è di tutto: dai timori per il pds che avanza alla paura sul futuro del governo Ciampi, dalle certezze sulle modifiche della finanziaria al possibile slittamento delle privatizzazioni. Un calderone che alla fine fa meno 3,25%. Solo emotivo? Armando Zeni IL MESE NERO DELLA LIRA 988 160822/11 23/10 A destra Carlo Azeglio Ciampi Accanto, da sinistra Umberto Bossi e Gianfranco Fini due protagonisti delle elezioni

Persone citate: Borsa, Carlo Azeglio Ciampi, Ciampi, Gianfranco Fini, Hans Tietmeyer, Piero Barucci, Umberto Bossi